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Politiche 2022, le proposte dei partiti sul tema salute

di Sara Di Santo

La Sanità italiana è in sofferenza. Da tempo. Il suo capitale umano è fatto soprattutto di infermieri e medici ogni giorno più stanchi e demotivati, al punto di fuggire dagli ospedali, quando non decidono di abbandonare la professione. La campagna elettorale lampo per le prossime elezioni politiche apre qualche spiraglio (piccolo, piccolissimo a ben guardare), ma senza investimenti economici sul Fondo Sanitario Nazionale dedicati alle risorse umane il sistema è destinato al collasso. Vero è che – ultimo, ma non ultimo - per proporre una sanità migliore la risposta non va cercata solo nel settore salute, ma deve essere di concerto e plurilaterale: scuola, università e lavoro. Non possiamo più aspettare.

Nei programmi elettorali si legge troppo poco sugli infermieri

I leader dei principali partiti/coalizioni candidati alle elezioni politiche 2022. Da sinistra: Enrico Letta (PD), Giuseppe Conte (M5S), Carlo Calenda (Azione-Italia Viva), Silvio Berlusconi (Forza Italia), Matteo Salvini (Lega), Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia)

La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente. È abbastanza evidente che i candidati alle elezioni politiche 2022 non siano partiti da questo assunto di schopenhaueriana memoria nella stesura dei loro programmi elettorali.

E dire che di segnali, ultimamente, ne abbiamo avuti parecchi.

Di riforme promesse, annunciate e poi rimaste al palo se ne sono succedute tante nel corso dei decenni passati; l'ultima - forse la più concreta, di sicuro la più consistente - è quella che si accompagna al pacchetto di fondi previsto dal Pnrr, con il quale il nuovo Parlamento dovrà per forza di cose trovarsi a fare i conti.

E la riforma della sanità territoriale è il punto cardine nel quale sembrano convergere tutti i programmi messi a punto dai quattro principali partiti/coalizioni: Centro Destra, Centro Sinistra, Cinque Stelle e Azione-Italia Viva. Altre convergenze si ravvisano anche su temi come il potenziamento degli organici degli operatori sanitari e il superamento delle liste di attesa, il che dovrebbe far ben sperare: a prescindere da chi la spunterà, questi obiettivi (in agenda da tempo) sembrano più vicini ad una soluzione. Quale – e quanto efficace - è tutto da vedere.

Senza infermieri non c’è salute, ha scritto ai politici Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), mettendo nero su bianco le richieste inderogabili degli infermieri: stipendi più alti (gli infermieri italiani sono tra i meno pagati d’Europa), esclusività di rapporto, nuovo percorso universitario e riconoscimento delle competenze specialistiche.

Ma alle problematiche degli infermieri la politica del prossimo futuro - almeno da quanto emerge da questa campagna elettorale e se si dribblano le decine di post social e gli slogan di rito che i TikToker liquiderebbero con un laconico “cringe” – non sembra voler attribuire un posto così in cima all’agenda. Sì, perché il problema della carenza di infermieri – al pari di quella dei medici – è decisamente più serio di quello che sembra aver capito chi siede nella stanza dei bottoni. Un risvolto su tutti? Riformare la sanità del territorio senza infermieri è un progetto insostenibile, un po’ come costruire cattedrali nel deserto.

Se è quella della sostenibilità la strada che si intende battere, non basteranno i "valuteremo", le promesse di "incentivi" e di "valorizzazione". Non basteranno se lasceranno, ancora una volta, gli infermieri (e gli altri professionisti della salute) con un pugno di mosche in mano e lo stesso amaro in bocca che ancora rievocano gli applausi dai balconi di un paio d'anni fa.

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