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oncologia

Il valore del tempo

di Lucia Teresa Benetti

Quando la Vita ci presenta dei “conti”, conti di qualsiasi genere, naturalmente ci fermiamo e proviamo delle sensazioni che fino ad un momento prima erano a noi sconosciute. Se questo “conto” è relativo, poi, alla nostra salute fisica, la sensazione che proviamo è una specie di apnea che ci impedisce quasi di respirare.

Cancro, il tempo prima della diagnosi con la paura di guardare indietro

Questo mi è capitato nel momento in cui mi è stata diagnosticata la diagnosi di cancro. Il mondo si è fermato, il respiro si è fermato, la mente si è fermata e tutto è diventato un turbinio di notizie che si accavallavano e mi davano poco tempo per essere lucida.

Bisognava decidere velocemente, perché di tempo non ce n’era molto.

Tempo. È quel valore che ognuno di noi quando si trova in situazioni particolarmente difficili comincia a prendere in considerazione.

C’è un tempo “prima di “ e un tempo “dopo di”. C’è una frattura biografica che fa da spartiacque.

E quel tempo viene automaticamente misurato con un orologio particolare: l’orologio della nostra vita interiore. L’orologio che ha sentimenti, sensazioni, emozioni al posto di bilancieri, rotelline e lancette.

Il nostro tempo “prima di” è un tempo lungo. I minuti e le ore diventano settimane e mesi. È un tempo di sofferenza interiore molto forte, di paura, di speranze che ancora non hanno la forza per invadere il nostro cuore.

È un tempo che ha paura di guardare indietro, quando la nostra Vita era scandita da tempi felici, pieni, gioiosi, normali. Erano tempi pieni di persone che amavamo o detestavamo, ma era un tempo comunque nostro.

Solo noi si decideva come e in che maniera spenderlo. Magari anche oziando, ma senza avere la paura che non bastasse.

Ora quel tempo “prima di” è un tempo solo di attesa. Si aspetta la diagnosi, si aspetta l’intervento, si aspetta il tempo delle terapie, ma soprattutto si aspetta il tempo in cui qualcuno ci possa venire a dire che le cose stanno andando bene.

Che forse avremo ancora del tempo. Intanto ci culliamo le nostre paure mischiate alle nostre ancor deboli speranze. Ci convinciamo a non demordere e ad attendere.

Tempo.

Il tempo dell’intervento che arriva

Tempo di dolore assoluto. La Vita che si deve adeguare a camminare in una maniera completamente diversa.

È un tempo lungo, profondo, che non passa mai. Le ferite del corpo si confondono con le ferite dell’anima e il tempo… beh, quel tempo ci prende lui nuovamente per mano e ci mostra un nuovo orizzonte.

Non ci dice più quante ore o quanti giorni ci vorranno per arrivare, non ci dice più di avere fretta. Ci mostra tutta la sua lentezza, spesso esasperata, spesso fastidiosa, per darci la forza di riprendere in mano le nostre convinzioni e ribaltarle se necessario.

Ci dice di dare a noi stessi del nuovo tempo. Un tempo regalato e forse per questo ancora più prezioso. S’incomincia a ricamminare lungo i binari della Vita. È il tempo del “dopo di”.

Avremo nuove fermate fatte di controlli, di visite, di richiesta d’esami mai sentiti prima, di sale d’aspetto dove una nuova, impensabile ed incredibile umanità ci farà compagnia.

Ci sentiremo stanchi e avremo, perciò, un tempo stanco o eccitati ed arrabbiati, perché ci sembrerà di perdere il nostro nuovo tempo.

E sarà, allora, un tempo che vorrà avere ancora minuti, ancora ore, ancora tempo. Sarà un tempo nuovo, sconosciuto, che ci insegnerà la pazienza, che darà una risposta ai tanti perché, che ci mostrerà e ci farà toccare con mano i veri valori della Vita.

Quelli che consideravamo ovvi. Quelli che spesso sembravano solo parole banali messe dentro a discorsi altrettanto banali. Di colpo prenderanno la nostra testa, il nostro cuore, i nostri occhi e, finalmente, avremo il tempo per vedere (e non solo guardare) tutto il fiume di Vita che ci passa accanto. E di cui noi facciamo parte.

Editorialista
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