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Vorrei averlo fatto: I più grandi rimpianti di sempre

di Rosario Scotto di Vetta

Vorrei averlo fatto

Bronnie Ware è un’infermiera australiana che giorno dopo giorno annotava sul suo blog chiamato “Inspiration and Chai” le rivelazioni e quindi i rimpianti delle persone morenti. Ancora pochi granelli di sabbia cadono dalla clessidra prima che tutto si spenga. E allora si tirano le somme di una vita mai vissuta come si voleva. Tempo scaduto.

La Ware, dopo tanti anni di lavoro frustante, iniziò a cercare un impiego che desse un senso alla sua vita. Sebbene non avesse alcuna formazione specifica e né particolare esperienza, si ritrovò a lavorare nell’ambito delle cure palliative e ad assistere i malati terminali. I pazienti le raccontavano la storia della loro vita e quasi sempre finivano col dire “Vorrei averlo fatto…”. Fu così che Bronnie ebbe l’illuminazione di scrivere questo libro “The Top Fire Regrets of the Dying(I maggiori cinque rimpianti delle persone che muoiono) dove raccoglie le lezioni attinte da chi si avvicina alla morte, per vivere la propria esistenza in modo consapevole e non aver rimpianti. La vita è fatta di piccole scelte ogni giorno.

Le scelte dipendono da ognuno di noi e sono scelte quanto mai soggettive. Bronnie, che ha avuto una vita molto movimentata, ha capito che tutti possono morire in pace, basta solo fare scelte consapevoli nel corso della vita. In questo libro, l’infermiera australiana ha deciso di raccontare la sua esperienza e la sua storia di trasformazione personale, ma soprattutto ha riportato i rimpianti più comuni.

“In vita mia ho lavorato troppo. Avrei preferito lavorare di meno e dedicarmi di più alla vita privata”. È questo uno dei rimpianti principali delle persone in punto di morte. “Ci si chiude in ufficio e si perdono di vista i figli che crescono, si dimentica il rapporto con il proprio compagno e la propria compagna. In effetti ci si dimentica di sé”. È la società di oggi che ci lancia addosso quella gabbia di regole del vivere insieme spacciandola per inevitabile. Infatti il più grande rimpianto di chi se ne sta andando è quello di non aver voluto vivere secondo le sue inclinazioni, ma secondo le aspettative degl’altri. Sono sempre pochi i desideri che si riescono a realizzare nella vita. Tante domande ma un’unica risposta: “Di chi è la colpa? La risposta è sempre quella: mia. Avrei potuto, ho voluto, mi sono lasciato condizionare”.

“Molti mi dicono: mi sono tenuto dentro ogni istinto di ribellione, mi sono vergognato di dire la verità al mio capo, di dire a mia moglie quanto l’amavo, ai miei figli quanto ero orgoglioso di loro. Così mi sono perso, mi sono rinchiuso. E la mia frustrazione ha finito per schiacciarmi, per rendermi infelice”. Forse per orgoglio, per pudore o per forte imbarazzo. È questo il terzo rimpianto più grande di sempre.

E ancora, altri due rimpianti. Da un mondo frenetico che riesce solo a portarci lontano dagl’affetti di persone o meglio amici che tanto amiamo, ma che non riusciamo più a coltivare, emerge il quarto rimpianto. “Non ho curato il rapporto con chi mi ha voluto bene. Ho sempre pensato: tanto sono lì. Mi aspettano. Poi i miei momenti di solitudine si sono moltiplicati, proprio perché avevo rinunciato a loro. Cioè a me. Cioè al mio mondo”. Parlava così un anziano che era sul punto di morire. E poi il quinto rimpianto: “Avrei voluto consentirmi di essere più felice”. Quella voglia matta di assecondare il proprio cuore, il proprio sogno, tutto quello che è già lì, facile, solo da raccogliere. Bonnie adesso è sicura di sé: “E allora sarà anche banale, ma io non ho più dubbi: la vita è una scelta. Scegli la felicità”.

Non molto tempo fa, il Guardian di Londra ha fatto un esperimento con i propri lettori. La domanda fu chiara: che cosa rimpiangete di più della vostra vita? A rispondere sono state persone prigioniere dell’attuale società che ci trascina a nostra insaputa verso desideri sbagliati: sesso, denaro, viaggi. Tutti rimpianti fuorvianti.

Quali sono, ad oggi, i rimpianti che gl’infermieri italiani sentono di più? Nurse24.it, tramite la pagina di Facebook l’ha chiesto agli infermieri che saldamente seguono le proprie vicende in prima persona.

Il più grande rimpianto, quello più comune: non aver creduto in se stessi, non aver avuto la forza e il carattere di dar sfogo ai sentimenti più sinceri e felici e a quei desideri che bastava un niente per realizzarli. “Non ho fatto pace con un’amica per orgoglio e ora lei non c’è più”. Lo scrive Paola C. in una delle tante risposte. Il secondo rimpianto più grande riguarda la professione infermieristica. È diffuso il rammarico di svolgere una professione che nonostante gli sforzi non è adeguatamente riconosciuta e retribuita. Giuseppe L. riflette ad alta voce: “Tra i professionisti sanitari, l’infermiere è quello più sfruttato e pagato meno”. Il terzo e ultimo è quello di essersi fatti scappare delle opportunità lavorative che non ritorneranno più. Si legge in un commento di Daniela M.: “Non ho accettato all’epoca una mobilità che oggi imploro”.

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