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lettere al direttore

L'infermiere è sempre in prima pagina, anche quando non c'entra

di Gianluca Auriemma

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RIMINI. Ci è giunta una segnalazione da parte di un nostro lettore/collega molto contrariato dopo aver letto un'articolo di un noto quotidiano nazionale italiano. Il motivo del disappunto lo condividiamo al cento per cento. Come sempre la parola infermiere viene scritta in prima pagina anche quando la nostra categoria non ne è coinvolta in modo diretto. Nell'articolo in questione si parla degli operatori sanitari stranieri che non conoscono bene la nostra lingua. 

 

Si parte dall'inserviente del carrello dei pasti caldi. Sembra che questi facciano fatica a distinguere il significato dei diversi pasti che vengono somministrati ai pazienti. Nelle mie esperienze lavorative, non so se accade invece in altri Ospedali, non ho mai visto inservienti servire i pasti. Di solito lo fanno gli Operatori Socio Sanitari, e se sono loro gli inservienti in questione, credo che si debba fare agli OSS delle belle scuse.

 

E' bello chiamare i vari operatori sanitari in base alla loro qualifica. Se davvero viene fatta confusione sui pasti, è un episodio grave che deve essere risolto. Non sappiamo quale sia l'Ospedale in questione quindi di conseguenza non sappiamo se il problema, si spera, verrà risolto.

 

Si fa poi un breve ma gravissimo accenno ad equivoci sui farmaci prescritti. Faccio davvero fatica a credere che succeda davvero. I casi sono tre. O sono tutti pazienti fortunati perché non hanno avuto conseguenze a causa della somministrazione sbagliata dei farmaci. O manca un adeguato controllo da parte dei dirigenti infermieristici e medici. O forse non è poi così vero che ci sia confusione sui farmaci da somministrare. E si continua a parlare in modo generico di operatori, senza specificare le qualifiche.

 

Continuando nella lettura trovo questa agghiacciante frase rilasciata da un medico. «Arrivano nei parcheggi degli ospedali con i pullman, vengono scaricati lì e non sanno nemmeno dove si trovano». Vorrei ben capire cosa intende il medico, ovviamente senza un nome e cognome, che ha fatto queste affermazioni. Sbarcano dai pullman arrivando direttamente dal loro paese? Che cosa avviene in Lombardia, la tratta degli operatori sanitari clandestini? Siamo seri per favore.

 

Fin qui non si fanno grandi riferimenti sugli infermieri. Poi d'improvviso ci imbattiamo in una dichiarazione del Presidente dell'IPASVI Lombardia, Beatrice Mazzoleni.  "In percentuale gli operatori non iscritti al nostro ordine sono molto pochi, ma capita che ce ne siano. Tuttavia di solito le aziende ospedaliere fanno accordi con noi e assumono gli infermieri con il certificato dell'ordine". "Avere il certificato dell'ordine significa aver superato una prova scritta e orale di italiano. La normativa, fa notare la Mazzoleni, non richiede un livello di conoscenza della lingua paragonabile a quello richiesto negli altri paesi europei. Ma in ogni caso c'è un esame con una commissione".

 

C'è un ulteriore chiarimento da parte del nostro collegio."il primo controllo viene effettuato dal ministero della Salute, spiegano all'Ipasvi, che accoglie le richieste dei colleghi stranieri di riconoscimento del titolo di studio. Dopo aver appurato che il percorso formativo è equiparabile a quello italiano, viene rilasciato il decreto di riconoscimento del titolo con i quale il collega dovrà recarsi al collegio Ipasvi".

 

Dopo tutte queste dichiarazioni continuo a non comprendere il titolo. Così come spero sia fatta una bella ramanzina da parte dell'Ipasvi al giornale in questione. Di seguito c'è il link dell'articolo, giudicate voi.

 

http://www.ilgiornale.it/news/milano/ospedale-scatta-lallarme-linfermiere-non-sa-litaliano-901839.html

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