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Infermiere. Professione sanitaria, non una condanna per chi commette un reato

di Carlo Leardi

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REDAZIONE. Questa volta è un articolo apparso sull’edizione odierna del quotidiano a tiratura nazionale “La Nazione” a scatenare l’indignazione della categoria infermieristica.

L’autore, in questo articolo, fa riferimento all’ attuale situazione che vede protagonista l’ on. Silvio Berlusconi, il quale, citando testualmente il titolo dell’articolo in questione, avrebbe tre possibilità relativamente al suo eventuale futuro: “Berlusconi: resta, fugge, o fa l’infermiere”.

Non ci interessa minimamente commentare la notizia in se, né tantomeno spendere parole a favore o contro un eventuale condanna dell’ on. Berlusconi, poiché come risaputo, la nostra testata si occupa esclusivamente della professione infermieristica a 360 gradi in maniera totalmente svincolata da qualunque influenza politica.

La cosa che più ci interessa, e che ci fa indignare, è l’utilizzo del termine infermiere, usato in questo contesto per indicare una attività “socialmente utile”, al pari dei cosiddetti lavori socialmente utili a cui chi ha commesso un reato, dopo essere stato riconosciuto colpevole, potrebbe/dovrebbe essere condannato.

Stupisce ancora una volta, che l’utilizzo errato, ed a nostro avviso offensivo nonché lesivo dell’immagine della categoria tutta, venga da un giornale.
E’ risaputo (o almeno dovrebbe esserlo) che il professionista infermiere è un dottore, quindi un laureato con un titolo ed una dignità professionale pari a quella di un ingegnere, un avvocato, un medico ecc…

Sarebbe alquanto inconveniente paragonare la professione di avvocato ad un lavoro socialmente utile cui condannare qualcuno, ed ovviamente non è mai accaduto che un giornale si sia spinto in dichiarazioni del genere.
Non capiamo come mai invece ciò sia possibile con la nostra professione, quasi si stesse parlando di una categoria “di serie B” (come se ne esistessero).
E’ triste notare come tali “errori” commessi (guarda caso) sempre in buona fede, interessino sistematicamente gli infermieri, quasi fosse un’abitudine mutuata da qualche scena di film della commedia sexy italiana degli anni 80.

Verrebbe a tal punto spontaneo pensare che molto probabilmente, gli infermieri italiani non godano di quel rispetto professionale che dovrebbe essere garantito e tributato a qualunque categoria.
Ribadiamo, per l’ennesima volta, che la nostra è una professione, non una missione, e soprattutto che la tutela della salute dei cittadini, non si esprime nel dispensare cibo agli ammalati o effettuare cure igieniche o qualunque altra pratica che potrebbe essere facilmente accostabile all’operato di un badante (senza offesa a questi ultimi).

Soprattutto, la nostra professione non può e non deve assolutamente essere paragonata ad una condanna da infliggere a qualcuno, poiché ciò è davvero denigrante.
L’unica condanna, è quella a cui la nostra categoria è sottoposta quando viene offesa come nel caso in questione o come quando una sessuologa in cerca di notorietà arriva a paragonare una dottoressa in infermieristica ad una prostituta.
La misura è colma, e riteniamo sia giunto il momento di porre fine a tali “errori” giornalistici o alle offese gratuite spesso e volentieri diffuse a mezzo stampa.

Le scuse e le rettifiche servono davvero a poco, poiché una volta influenzata l’opinione pubblica, risulta difficilmente attuabile un processo inverso volto ad eliminare lo stereotipo (volontariamente o involontariamente) creato.

La speranza è che i nostri rappresentanti istituzionali, sia al livello di Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi, sia a livello politico, prendano ancora una volta posizione in merito, ricorrendo magari anche alle vie legali, poiché vi è una intera categoria da tutelare da diffamazioni ed offese, una categoria che nonostante le difficoltà dovute ai tagli alla sanità, alla carenza cronica di personale, agli stereotipi a cui sovente viene accostata, continua a svolgere con professionalità e diligenza il proprio lavoro, facendosi carico della salute di tutti coloro i quali si trovano in situazioni di bisogno, compresi coloro che spesso, ignari delle conseguenze di certe affermazioni, sono soliti ignorare il ruolo fondamentale che gli infermieri rivestono nel contesto della sanità Italiana.

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