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editoriale

Infermieri e Medici: Eroi del 2014 contro una malattia crudele

di Domenica Servidio

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Sierra Leone, Liberia, Guinea…terre segnate da un’epidemia che ha già fatto più di seimila vittime. Tante, troppe le persone coinvolte in questa guerra senza armi con cui difendersi. Sono tanti i professionisti che continuano a lavorare senza sosta e sono infatti loro: Medici e Infermieri contro l’Ebola, gli eroi di quest’anno scelti dal Megazine statunitense Time. Tra i protagonisti di questa drammatica strage vi sono medici colpiti dall’ebola, il cui sangue ricco di anticorpi è stato utilizzato per salvare tanti altri malati. Molti gli infermieri che mettono la propria vita a rischio per salvare quella degli altri. Ci sono medici che nelle zone colpite dal virus hanno allestito i propri pseudo-ambulatori in centri per la cura di Ebola. Tra questi eroi ci sono anche autisti di ambulanza che si sono ammalati per restare accanto a bambini in fin di vita colpiti dalla malattia. Professionisti di Emergency e Medici senza Frontiere in Africa Occidentale da mesi, tra questi anche un medico italiano attualmente ricoverato all’ospedale Spallanzani di Roma, che finalmente respira da solo.

L’Ebola è una Guerra, un pericolo dice Time. Il resto del mondo può dormire tranquillo perché ci sono medici e infermieri in prima linea, che restano svegli giorno e notte salvaguardando e tutelando la vita degli altri e meritano - dice la Casa Bianca - un riconoscimento internazionale.

Il personale di medici senza frontiere aggiunge: «I nostri operatori combattono l’ebola ogni giorno, affrontando la malattia e il dolore. Il coraggio non basta a vincere la sfida: servono farmaci, attrezzature e risorse.»

Ad oggi non esistono medicine per curare i malati, né vaccini che proteggano le popolazioni ad alto rischio. L’equipaggiamento protettivo si compone di diversi elementi: tuta, maschera, stivali, cappuccio, occhiali e due paia di guanti. Le procedure che vengono applicate da questi colleghi durante la vestizione sono rigorosissime. Neanche un centimetro di pelle deve restare scoperto.

“A volta mi viene voglia di sedere a fianco di un paziente, togliere la tuta e stringerlo tra le mie braccia”, parole di Carlotta, infermiera italiana. “Vogliamo trasmettere un po’ di calore ai nostri pazienti, perché potrebbero morire presto e noi siamo le ultime persone che vedranno”

È una sfida contro il tempo! È fondamentale infatti intervenire in fretta e ciò che dà forza agli operatori che lavorano laggiù è sapere che c’è chi ce l’ha fatta a vincere la malattia! Più di mille guarigioni sono state documentate e a riguardo, sono confortanti e ricche di emozione le parole di Carlotta: “Il momento più bello per me è stato la guarigione di una bambina di sette anni. Sono questi gli avvenimenti che danno un senso a tutti i nostri sforzi”

"[testimonial name=" Cookie" title="Logista"]Se Dante avesse immaginato un Decimo girone dell’inferno…sarebbe stato questoesto[/testimonial]

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