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Il briefing e l'infermiere di oggi

di Marco Alaimo

Sempre più spesso si parla di integrazione oppure di collaborazione tra le varie figure. Uno strumento ritenuto valido e sempre più utilizzato nelle realtà ospedaliere è il Briefing.

Briefing infermieristico e delle professioni sanitarie

159f7f3b6a3b2311ab075fe0b7d976adNella realtà sanitaria Anglossassone sono ormai diversi anni che questa modalità viene utilizzata ed è posta alla base per una buona pianificazione infermieristica. Sia i medici che gli infermieri svolgono dei corsi appropriati prima di dedicarsi alla clinica e fanno dei training proprio sull’utilizzo del briefing. Ecco allora descritte in breve le principali caratteristiche e le modalità per una buona esecuzione.

Il briefing è un incontro tra professionisti effettuato prima o dopo una sessione di lavoro finalizzato a trasmettere informazioni, passare consegne affrontare problemi e conflitti cercandone la soluzione. 

Briefing chi lo fa?

In campo sanitario i protagonisti sono gli operatori che sono impegnati nel lavoro di equipe attorno al paziente. Al brefing devono quindi partecipare attivamente medici, infermieri ed altri professionisti coinvolti in particolari unita’ operative in modo continuativo (fisioterapisti, ostetriche).

Briefing come si fa?

In piccoli gruppi di professionisti: il medico di riferimento, l’infermiere di riferimento, l’infermiere coordinatore, l’OSS, il direttore della UO. Deve avere la caratteristica di essere “snello” (20-30 min), finalizzato allo scopo prefissato, non deve perdersi in altre direzioni. Viene fatto tutti i giorni preferibilmente dopo il turno della visita. Questo è uno strumento che consente la condivisione del processo di cura.  Quindi viene ribadita l’importanza della presenza infermieristica come fulcro di tutta l’attività assistenziale.

Come ben sappiamo il processo di cura viene attuato “Quando operatori di diverse professioni comunicano e prendono decisioni in merito alla cura di un paziente, basandosi su conoscenze e capacità condivise” (Barrh 2005). Il processo di cura  deve porre al centro il paziente per mezzo di una stretta collaborazione interprofessionale, è stato più volte dimostrato come una ridotta collaborazione è associata a peggiori esiti e a minore efficienza.

Questa collaborazione deve essere riconosciuta da tutte le professioni sanitarie e si basa su una corretta comunicazione. Ci sono quattro dimensioni della comunicazione che risultano maggiormente utili nell’intraprendere un briefing ovvero: la frequenza, la tempestività, l’accuratezza, il problem-solving. Nel briefing  possiamo poi evidenziare almeno tre dimensioni della relazione:

    • condivisione degli obiettivi;
    • condivisione delle conoscenze;
    • rispetto reciproco.

Articolata in tre dimensioni:

    • partecipazione ai processi decisionali: Infermieri e medici cercano di condividere gli elementi su cui basare la decisione di dimissione;
    • condivisione delle informazioni: Infermieri e medici condividono le informazioni per valutare l’efficacia del trattamento;
    • collaborazione: Infermieri e medici tengono conto dei programmi di lavoro reciproci nel pianificare gli interventi per ogni specifico paziente;
    • L’efficacia della collaborazione inter-professionale nel migliorare gli esiti, il buon uso delle risorse e la soddisfazione del personale è stata dimostrata da molti studi;
    • il miglioramento della comunicazione, scritta, orale, relazionale e con l’ausilio di strumenti informatici e telematici è un elemento essenziale per migliorare la collaborazione interprofessionale;
    • per garantire una collaborazione interprofessionale efficace sono necessarie competenze specifiche relative alla capacità di lavorare in gruppo.

Un esempio di efficacia  è data dallo studio di Mudge nel 2006 che portò i seguenti risultati utilizzando come metodi alcuni -Interventi organizzativi e sulla comunicazione e la creazione di un team multidisciplinare con incontri quotidiani in reparti di medicina interna. I risultati furono di una riduzione della durata della degenza del 6,5%e la riduzione della mortalità del 39%.

Ci sembrano dati veramente buoni, che ci danno la speranza di poter utilizzare sempre più questi strumenti nell’ottica di un miglioramento dell’assistenza infermieristica e nel processo di autonomia e garanzia di un buon processo di cura.

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