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Infermieri

Orario di lavoro. Pro e contro

di Paolo Vaccarello

Non è tutto oro quello che luccica ed è proprio il caso di dirlo riguardo al D.Lgs 66/2003 che rappresenta il recepimento dell'Italia della direttiva Europea che stabilisce dei paletti per la tutela della salute psico-fisica di talune categorie di lavoratori e più in particolare dei lavoratori a turni.

La direttiva Europea nata per tutelare l'integrità psico-fisica dei lavoratori ma che per certi aspetti potrebbe rivoltarsi contro

Orario lavoro infermieri

Una norma attesa si direbbe, indispensabile. Ma se da un lato introduce finalmente delle regole comunitarie uniformi dall'altro non tiene conto delle situazioni in essere, compresa quella delle centinaia di migliaia di lavoratori della sanità pubblica Italiana. È opportuno ricordare che tutti i governi succedutisi dal 2003 ad oggi dovrebbero fare un mea culpa, ma in pochi si meravigliano che dopo più di 10 anni di deroghe si corra ai ripari gli ultimi giorni.

Se però sindacati medici e del comparto, neo laureati in medicina ed infermieristica si srifinano le mani, questa norma che arriva all'improvviso nonostante improvvisa non sia, crea molti problemi a chi già lavora e fa tornare a galla vecchi problemi non ancora risolti. Sia chiaro, chi scrive è un infermiere, un sindacalista e un padre e per questo gioisco al solo pensiero che si aprano le porte a nuove assunzioni in particolare dopo i trascorsi pesantissimi blocchi del turnover.

Orario di lavoro Infermieri

È proprio questo aspetto che genera già un primo problema. Le categorie Medici e Infermieri vengono da anni di riduzione dell'organico attraverso i blocchi o le riduzioni dei turnover. L'applicazione della 66/03 inevitabilmente mette in crisi quegli ospedali, servizi o singole Unità Operative dove per ovviare alla penuria di organici i turni non rispettano le indicazioni della direttiva. Non parliamo dei medici e in particolare di quelli impegnati delle sale operatorie a vario titolo cui ai turni si sommano reperibilità ed attività aggiuntive. Quindi occorrerebbe integrare gli organici per modulare i turni nel rispetto delle regole. Ma il tempo è scaduto, quindi?

Altro aspetto tutto infermieristico è quello della coesistenza di più fattori che hanno spinto nel tempo, con il benestare di aziende ed enti interessati, all'istituzione di una serie di attività extra-lavorative in "convenzione". In base alla latitudine si può trovare, attività in carcere, servizi in manifestazioni sportive, fiere, eventi di massa, servizio a gettone in ambulanza, formazione ecc.. I fattori sopracitati sono la mancanza dei rinnovi di contratto dopo una serie di rinnovi che dal 2000 hanno progressivamente indebolito il potere d'acquisto e il blocco di anni delle progressioni orizzontali in una situazione di partenza che vedeva già gli infermieri italiani in fondo alla classifica Europea dei salari di categoria. In questo contesto, imbrigliati da un contratto di esclusività, alcuni si sono faticosamente guadagnati attività collaterali autorizzate che gli hanno permesso di sopperire ad una mancanza dello stato, ma lo scenario che si sta delineando porterà in molti casi ad abbandonare queste attività ed accontentarsi dello stipendio ormai fermo al palo da troppo tempo.

Ultimo – solo in ordine di analisi – è la flessibilità dei cambi turno che, come dicono spesso i colleghi con i capelli bianchi, hanno permesso di tirare su famiglia. Tanti  – ed io in prima persona – si trovano nella condizione di avere figli piccoli e coniuge nelle stesse condizioni di lavoro a turni sovente nella stessa azienda. Il "passarsi i figli al cambio" ma soprattutto "incastrare i turni con il coniuge" per gestire i figli sono scene che tutti nei reparti hanno vissuto o alle quali hanno assistito. Frutto di un welfare aziendale pressoché inesistente da sempre.

Tutte queste mancanze si sono presentate il 25 novembre come una serie di nodi che si sa, prima o poi vengono al pettine. Ci aspettano quindi mesi, se non anni, pesantissimi che solo un'inversione di tendenza nella cura dei dipendenti a 360 gradi da parte delle aziende e un nuovo contratto che affronti queste problematiche ma che non appare neanche pronto potranno (forse) risolvere. Speriamo al più presto.

P.S. il 28 novembre a Roma manifestazione per il rinnovo dei contratti.

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