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Carenza infermieri allarmante: i numeri Regione per Regione

di Redazione

Gli infermieri impiegati nel Ssn sono carenti in tutta Italia e a dimostrarlo non è solo il rapporto infermieri-medici, ma anche l’analisi sui dati della Rilevazione forza lavoro dell’ISTAT. Così la Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi) ha chiesto un incontro urgente con il ministro della Salute Giulia Grillo e con le Regioni, impegnati finora sul versante della carenza di medici e intanto rende noti i dati sulla carenza di infermieri Regione per Regione. Anche perché il sistema sanitario non è fatto di soli medici.

Infermieri, quanti ne mancano in Italia Regione per Regione

Gli infermieri impiegati nel Ssn sono carenti in tutta Italia, dove il rapporto con i medici invece di essere di uno a tre come indicato a livello internazionale, crolla a volte fino a sfiorare la parità (1:1), non garantendo un adeguato impegno assistenziale: in questo senso ne mancano oltre 53mila.

Anche l’Oms nel documento sull’Italia predisposto per la sua 68esima Assemblea generale in svolgimento in questi giorni a Roma sottolinea che percentualmente ci sono molti medici (rispetto al numero di abitanti), ma pochi infermieri (rispetto al numero di medici).

Così in un comunicato la Fnopi, che evidenzia come in Italia il rapporto medici infermieri sia costante nel tempo, ma perché segue le carenze progressive delle due professioni. Il rapporto infermieri medici in ospedale è passato ad esempio da 2,48 del 2010 a 2,52 del 2016.

E a dimostrarlo non è solo il rapporto infermieri-medici, ma anche l’analisi sui dati della Rilevazione forza lavoro dell’ISTAT. Circa il 40% degli infermieri occupati nel Ssn - continua il comunicato della Fnopi - svolge straordinario. Si tratta quindi su circa 270mila dipendenti di 108mila unità di personale.

Di questo straordinario circa il 4,5-5% è in eccesso rispetto ai normali parametri, il che significa che su 180mila unità di personale, per ridurre di questa percentuale lo straordinario, sarebbero necessarie 49.000 – 54.000 unità aggiuntive di personale, in linea quindi con il personale mancante in base al rapporto infermieri-medici.

La carenza di infermieri per Regioni in base al rapporto con il numero di medici (standard 1:3)*
Regioni/Aziende Medici Infermieri Rappprto medici/infermieri Infermieri mancanti rispetto al rapporto 1:3 con i medici
Abruzzo 2.706 6.049 2,2 2.069
Calabria 3.762 7.262 1,9 4.024
Campania 9.156 18.531 2,0 8.937
Emilia-Romagna 7.987 24.228 3,0
Friuli Venezia Giulia 2.545 7.878 3,1
Lazio 7.704 20.099 2,6 3.013
Liguria 3.652 9.910 2,7 1.046
Lombardia 14.263 38.065 2,7 4.724
Marche 2.961 8.267 2,8 616
Piemonte 8.394 21.387 2,5 3.795
Provincia autonoma Bolzano 949 3.178 3,3
Provincia autonoma Trento 1.036 2.855 2,8 253
Puglia 6.380 15.209 2,4 3.931
Sardegna 4.470 8.870 2,0 4.540
Sicilia 9.073 17.464 1,9 9.755
Toscana 8.057 21.216 2,6 2.955
Umbria 1.968 4.591 2,3 1.313
Valle d'Aosta 328 718 2,2 266
Veneto 8.044 24.519 3,0
Media nazionale 105.056 264.604 2,5 51.237
*Fonte: elaborazione Centro studi FNOPI su dati Conto annuale - ragionarie dello Stato - Ministero dell'Economia

Le uniche Regioni che hanno raggiunto la media del rapporto 1:3 tra medici e infermieri - secondo l’analisi condotta dal Centro studi della Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri (FNOPI) sui dati del Conto annuale 2016 del ministero dell’Economia - sono:

  • Emilia Romagna
  • Friuli Venezia Giulia
  • Veneto
  • Molise e Bolzano (queste ultime due hanno una sola azienda sanitaria)

Il resto d’Italia presenta carenze regionali per raggiungere il rapporto ottimale di cura tra medici e infermieri che vanno dai 9.755 infermieri in meno della Sicilia ai 616 infermieri in meno nelle Marche.

A preoccupare, poi, c'è il risvolto di tutto questo in termini di aumento di rischi per i pazienti e per gli stessi operatori: ogni infermiere dovrebbe assistere al massimo 6 pazienti per ridurre del 20% la mortalità, ma attualmente ne assiste in media 11 e nelle Regioni dove la carenza è maggiore si arriva anche a 17.

Le soluzioni messe in campo quotidianamente sono toppe che risultano peggio dei buchi e non dovrebbero essere considerate lecite - scrive la Fnopi - come quella di non assumere personale, ma di utilizzare, per risparmiare, quello messo a disposizione da cooperative o col lavoro interinale, cosa che non aiuta né la professionalità del singolo, stressato e sottopagato né il professionista numericamente insufficiente a erogare un’assistenza di qualità né un’assistenza specializzata che i professionisti potrebbero erogare ma che le organizzazioni con scarso organico non riescono a riconoscere e valorizzare adeguatamente.

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