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Nuovi determinanti della Salute: com’è cambiata la Sanità

di Rosario Scotto di Vetta

Com’è cambiata la Sanità in risposta ai nuovi determinati della Salute” il titolo dell’evento che si è svolto a Pescara il 25 ottobre 2019 presso il Museo delle Genti d’Abruzzo all’Auditorium Petruzzi. Una giornata organizzata dal consiglio direttivo dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Pescara per discutere sui cambiamenti innescati in Sanità e presentare le istanze - tra gli altri - all’assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì. Il convegno, moderato da Elisa Di Tullio e Giuseppe di Maggio, ha visto la partecipazione di un nutrito parterre di relatori: Irene Rosini, presidente Opi Pescara, Alessio Sichetti, vicepresidente Opi Pescara, Barbara Mangiacavalli, presidente Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (Fnopi) e Tonino Aceti, portavoce Fnopi).

Com’è cambiata la Sanità in risposta ai nuovi determinanti della Salute

Oltre alla carenza ordinaria e straordinaria di 2.482 infermieri, pensionamenti previsti e raggiungimento di quota 100, la mancanza dei dipartimenti delle professioni sanitarie in Abruzzo implica di conseguenza la mancata attività, da parte dei decisori della politica, per restituire modelli organizzativi che prevedono gli ambulatori infermieristici, la presa in carico dei pazienti fragili e la continuità assistenziale e integrazione ospedale-territorio.

Ogni giorno riceviamo tante segnalazioni da parte di utenti che lamentano la difficoltà all’accesso alle cure, la difficoltà a districarsi sulle attività di assistenza domiciliare integrata, sulla la carenza di assistenza infermieristica per chi ha bisogno di cure qualificate e specializzate - ha sottolineato Irene Rosini, a margine dell'evento Com’è cambiata la Sanità in risposta ai nuovi determinati della Salute - Senza il dipartimento delle professioni sanitarie, senza attività di decisioni proprie che riguardano l’assistenza infermieristica, col rilievo del bisogno assistenziale da parte degli infermieri noi non riusciamo ad apportare quella risposta che attualmente i cittadini ci chiedono.

L’aumento delle cronicità in pazienti complessi dovuto al progressivo invecchiamento della popolazione porta all’insorgenza di nuovi bisogni assistenziali e alla crescita degli accessi al Pronto soccorso. Solo a Pescara ogni anno si verificano 95mila ingressi - ha esordito Alessio Sichetti - Da coordinatore del Pronto soccorso dell'ospedale di Pescara, abbiamo analizzato quale la possibile quota di persone che possono essere aiutate sul territorio. C’è necessità di potenziare l’assistenza prima e dopo l’accesso in PS. Un territorio che deve dare delle risposte adeguate al cittadino, che deve prendersi in carico il cittadino e seguirlo nel tempo anche dopo la prestazione in fase acuta e garantire una presa in carico totale, dando un aiuto al caregiver.

Un tavolo tecnico permanente tra le istituzioni e gli Ordini degli infermieri per realizzare l'integrazione fra i servizi ospedalieri e territoriali; è stata la proposta dell’Assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì. Già negli anni precedenti in qualità di presidente della V commissione tutela della salute avevo attivato tutte le linee guida per andare a definire i dipartimenti delle professioni sanitarie. Oggi andiamo a riprendere quella precedente normativa per poter avviare un percorso esatto e attivo per la salvaguardia delle professioni sanitarie. Senz’altro andremo a valorizzare questo ruolo.

In Italia, chi si occupa di analisi demografica, istituti di Stato e ragioneria generale, il ministero della Salute con tutti i flussi concomitanti, evidenziano come si siano modificati e come si stiano modificando i bisogni di salute dei cittadini. Le risposte ci sono, si sa quali devono essere, ma si fa fatica ad implementarle - ha ricordato Barbara Mangiacavalli.

Lì dove sono state implementate sono esperienze circoscritte ad un ambito territoriale o regione, difficilmente diventano memoria collettiva e messi a sistema. Lo sforzo principale è quello di provare a mettere a sistema quelle risposte organizzative, culturali, assistenziali e cliniche che sappiamo esserci.

Gli infermieri intendono cogliere i cambiamenti ed essere sempre in linea con i nuovi dei bisogni di salute, pertanto si stanno qualificando sempre di più, sempre più colleghi che non si fermano al percorso triennale abilitante, ma proseguono con la formazione specialistica, dottorati di ricerca, con i master. Questo è un elemento che il nostro paese deve assolutamente cogliere

Chiediamo un'interlocuzione istituzionale appropriata, costante e costruttiva per mettere a sistema équipe territoriali, medico di famiglia, infermiere di famiglia e comunità, il raccordo tra la parte ospedaliera per acuti e la lungo-degenza in una regione molto particolare come l’Abruzzo - ha concluso la presidente Fnopi.

Secondo la Fnopi è proprio l’infermiere di famiglia la risposta pratica che la comunità infermieristica potrà dare ai nuovi bisogni della popolazione, alle cronicità e al paziente fragile. Come Fnopi stiamo lavorando sulla politica professionale, ossia innovare la politica della professione con l’istituzione dell’infermiere di famiglia, riconosciuto in letteratura internazionale come modello infermieristico di famiglia e di comunità - ha sottolineato Tonino Aceti, portavoce Fnopi.

Lo sforzo è quello di passare da sperimentazione in alcune regioni e in alcune parti d’Italia e metterle a sistema facendolo diventare una realtà strutturata su tutto il territorio nazionale, la vera innovazione che il sistema nazionale pubblico potrà garantire ai cittadini, cioè l’infermiere di famiglia e di comunità. Col patto della Salute da sperimentazione lo si mette a sistema: questo è il grande obiettivo che noi abbiamo davanti come Fnopi - ha concluso.

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