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Salari infermieristici: Italia e Slovacchia a confronto

di Domenica Servidio

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PESARO. Sei infermiere? Allora sei sicuramente uno spirito buono, un angelo di corsia! Dalla spiccata vocazione e voglia di fare, anche se il tuo stipendio non ti soddisfa! Non è solo sarcasmo, ma puro malcontento verso una realtà che purtroppo sminuisce il valore dell’assistenza. Ma si può svolgere questa professione solo per passione? Ci sentiamo abbastanza gratificati e remunerati per tutto quello che facciamo ogni giorno? Se l’impegno e la dedizione che sono ingredienti base di questa professione fossero quantificati in euro, probabilmente molti infermieri deciderebbero di cambiare scelta di vita perché gli stipendi a fine mese spesso non soddisfano e compensano entusiasmo, concentrazione e impegno con il quale molti infermieri approcciano alla propria professione.

Se in Italia ci si lamenta, ancora più accesa è l’attuale protesta dei colleghi infermieri slovacchi, i quali da giorni presso gli uffici del Governo esprimono il loro disagio riguardo il salario medio mensile che sembra non superare le 500 euro al mese. 

 

Gli infermieri e le ostetriche slovacche si sono uniti il 10 Ottobre in un raduno di protesta davanti alla Corte Costituzionale a Kosice con l’obiettivo di «puntare al continuo degrado dello stato del personale infermieristico e la negazione dei loro diritti civili», ha detto Ivana Kvetkova della Camera slovacca degli infermieri e ostetriche.

 

Davvero sconcertante la risposta del Ministro della salute, Zuzana Zvolenska, la quale ha espresso il suo giudizio affermando che più della metà degli infermieri hanno già buste paga adeguate. La Zvolenska ha detto che dei circa 35.000 infermieri, un terzo lavorano presso strutture gestite dal ministero e ricevono buste paga che si aggirano oltre i 1.000 euro lordi mensili, mentre gli ospedali di proprietà di regioni e comuni pagano salari di circa 800 euro lordi. Il tutto nei termini previsti dalla legge.

 

La condizione italiana non differisce moltissimo da quella slovacca. Se infatti pensiamo ai nostri stipendi, non sono affatto proporzionali alla crescita dell’autonomia e delle responsabilità professionali ottenute negli ultimi decenni.

 

Sono sufficienti 1300 euro mensili per ripagare una professione che prevede il conseguimento di una laurea, il superamento obbligatorio di test d’ingresso selettivi, la necessaria formazione continua ECM e l’obbligatorietà di una polizza assicurativa verso terzi? La triste e scontata risposta a questa provocazione dovrebbe animarci a lottare di più e soprattutto ad essere più coesi, affinché l’infermieristica italiana possa uniformarsi all’Europa e ai tanti stati che fanno tesoro del valore dell’assistenza, fatta di appropriatezza, sicurezza e risultati.

 

“Lo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore” sottolinea nella dichiarazione di Bologna del 19 Giugno del 1999, un‘impostazione Euro-centrica, ovvero la formazione di una generazione che cresca con la consapevolezza di un’Europa unita e competitiva a livello mondiale.

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