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editoriale

Turni di lavoro: tutta la verità sulle Direttive UE, cosa cambia in realtà?

di Mimma Sternativo

BurnOut

Ecco le prescrizioni minime di sicurezza e di salute che non piacciono agli infermieri. La direttiva europea dà fondamenta giuridiche alla evidenza che turni di lavoro prolungati producono effetti negativi sulla salute dei lavoratori e dei pazienti stessi che potrebbero essere vittime d’errore.

MILANO. E' il 4 novembre 2003: IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA, adottano la Direttiva 2003/88/CE concernente taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro. E' il 20 Febbraio 2014 la Commissione europea denuncia l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per non aver applicato correttamente la Direttiva sull'orario di lavoro al personale operante nel servizio sanitario pubblico.

La direttiva europea dà fondamenta giuridiche alla evidenza che turni di lavoro prolungati producono effetti negativi sulla salute dei lavoratori e dei pazienti stessi che potrebbero essere vittime d’errore. 

In sostanza, la direttiva stabilisce prescrizioni minime di sicurezza e di salute in materia di organizzazione dell'orario di lavoro:

CAPO 2 ART 3 "Gli Stati membri prendono le misure necessarie affinché ogni lavoratore benefici, nel corso di ogni periodo di 24 ore, di un periodo minimo di riposo di 11 ore consecutive."

CAPO 2 ART 5 "Gli Stati membri prendono le misure necessarie affinché ogni lavoratore benefici, per ogni periodo di 7 giorni, di un periodo minimo di riposo ininterrotto di 24 ore a cui si sommano le 11 ore di riposo giornaliero previste all'articolo 3."

Capo 2 ART 6 " (...) in funzione degli imperativi di protezione della sicurezza e della salute dei lavoratori: la durata media dell'orario di lavoro per ogni periodo di 7 giorni non deve superare le 48 ore, comprese le ore di lavoro straordinario."

CAPO 2 Art.8 "Gli Stati membri prendono le misure necessarie affinché (...)  i lavoratori notturni il cui lavoro comporta rischi particolari o rilevanti tensioni fisiche o mentali non lavorino più di 8 ore nel corso di un periodo di 24 ore "

Turni di lavoro, dopo ben dodici anni dalla sottoscrizione della Direttiva, l'Italia ci pensa e si dispera.
Già, perchè questi enunciati fanno paura ai politici, ai dirigenti sanitari, ai coordinatori infermieristici e paradossalmente al personale, inclusi gli infermieri.

I diritti tanto declamati pare non abbiano grande successo tra gli infermieri, abituati a lavorare a ritmo di turni di lavoro massacranti, ma che davano comunque il diritto a due giorni di riposo consecutivi (oltre lo smonto dalla notte s'intende).

Il turno maggiormente proposto nelle varie aziende ospedaliere prevede il mattino seguito dal pomeriggio e l'indomani la notte seguita poi dal giorno di smonto e uno di vero riposo.


turni di lavoroTanti i nemici di questo turno
. Di certo non piace ai coordinatori infermieristici: come coprire le varie assenze a diverso titolo? il personale dirà ancora si a straordinari, rinunciando all'unico giorno di riposo? forse no, qualcuno paventa i tanto temuti ordini di servizio.

La salvaguardia della salute dei lavoratori diventa quasi un flagello per chi si occupa di sanità. Non c'è abbastanza personale per rispettare questi turni di lavoro e invece di assumerne, con un fenomeno tutto all'italiana cerchiamo subito un escamotage. Perchè lottare affinchè i 30.000 infermieri disoccupati abbiano finalmente un posto di lavoro?
Molto meglio trovare l'escamotage: turni di 12 ore per garantire poi i due giorni di riposo tanto osannati e ovviamente per coprire le assenze.

Il decreto legislativo 66/2003 ha abolito il precedente limite giornaliero dell'orario di lavoro. Dal momento che la legge stabilisce che il lavoratore ha diritto a 11 ore di riposo consecutivo ogni 24 ore, si ricava che la differenza tra le 24 ore e le 11 di riposo rappresenta il limite giornaliero pari a 13 ore, ferme restando le pause.

E' importante però, ricordare le Linee‐guida SIMLII (Società Italiana di Medicina del lavoro ed Igiene Industriale)  "Come criterio generale, è consigliabile regolare la durata del turno in base all’impegno fisico e mentale della mansione eseguita, consentendo turni prolungati solo se l’impegno fisico non è elevato (lavori di tipo amministrativo, lavoro fisico leggero con pause adeguate) e se non vi sia esposizione a sostanze tossiche, facendo in modo che i turni di maggior durata siano compensati da pause più lunghe, prima della ripresa del turno successivo. In ogni caso minimizzare sempre le occasioni in cui i turni superino le 8 ore. In alcune realtà produttive sono stati istituiti turni di 12 ore che possono rappresentare un serio rischio per la salute.

Di certo, allettante la prospettiva di lavorare tre giorni a settimana, e se proprio la salvaguardia della nostra salute non ci dissuade da questa illusione, bisogna forse ricordare che il passaggio al turno di 12 ore porta a tagli sulle indennità di turno, sui festivi e sui notturni. Dai 2 ai 5 mila euro l’anno.

Diversi i ricorsi già in atto.

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