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operatori Socio Sanitari

OSS lavoro gravoso, interrogazione parlamentare Guidolin

di Redazione

Ad oggi gli OSA sono compresi nell’alveo dei lavori gravosi, mentre gli OSS no. Per colmare questa ingiustificata disparità di trattamento tra professioni molto simili la senatrice Barbara Guidolin (M5S) ha interrogato il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, sulla figura dell'operatore socio-sanitario.

Interrogazione parlamentare su riconoscimento lavoro gravoso dell'OSS

Continua la battaglia dei rappresentanti della categoria degli operatori socio sanitari per il riconoscimento del loro lavoro come lavoro gravoso. Sulla scia dell'approvazione al Senato della legge di conversione del Decreto “sostegni bis”, che riconosce il ruolo socio-sanitario per gli operatori sociosanitari, assistenti sociali e sociologi, la senatrice Barbara Guidolin (M5S) continua a tenere accesi i riflettori sulla figura degli OSS.

Ad oggi il lavoro dell'operatore socio-sanitario non è riconosciuto come gravoso e, di conseguenza, gli OSS non possono accedere al prepensionamento in presenza degli opportuni requisiti di legge. Cosa che invece accade per gli OSA; una disparità di trattamento tra professioni molto simili della quale Guidolin ha chiesto conto al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando in un'interrogazione parlamentare ad hoc.

Il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 5 febbraio 2018, che ha provveduto alla specificazione delle professioni individuate alla lettera f) dell'allegato B della legge 205 del 2017, e, cioè, degli "addetti all'assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza" - le parole di Guidolin durante l'interrogazione - ha inserito esclusivamente il codice Istat 5.4.4.3. Questo ricomprende al suo interno la professione di operatore socio-assistenziale, c.d. OSA, ma non quella affine, in quanto a funzioni e a gravosità delle mansioni, dell'operatore socio-sanitario, indicata, invece, con il codice ISTAT 5.3.1.1.0. Conseguenza naturale di questo è che agli OSS è preclusa la possibilità, nonostante il possesso dei requisiti idonei, di accedere al prepensionamento.

Le due professioni differiscono esclusivamente per la maggiore formazione e responsabilità che caratterizza la figura dell'operatore socio-sanitario - sottolinea Guidolin - ma quest'ultima attività è comunque contraddistinta da un elevato grado di fatica fisica e psichica. Senza dimenticare che alcuni datori di lavoro per superare il problema hanno squalificato i dipendenti da OSS ad OSA, strada sicuramente pericolosa (potrebbe infatti avere conseguenze sul loro salario oltre a non essere in linea con le competenze acquisite) che non rende di certo giustizia degli anni già trascorsi nello svolgimento del lavoro di OSS.

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