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Lavoro Infermieri

Le posizioni non cliniche ricoperte dagli infermieri

di Tiziano Garbin

Al giorno d’oggi avere una laurea scientifica, come quella in Infermieristica, è un titolo molto versatile. A prescindere dal contenuto oggetto di studio è utile per avere una certa forma mentale, flessibilità, capacità di risolvere problemi e di trovare le informazioni mancanti consultando fonti.

Essere infermiere e opportunità di ricoprire anche posizioni non cliniche

docente

Tra le possibilità c'è anche la docenza

Naturalmente la laurea in Infermieristica abilita ad esercitare la professione in tutta Europa, senza particolari formalità, e in praticamente tutto il mondo (con integrazioni vari o esami di stato specifici). Per questa ragione è una professione spendibile che permette di trovare facilmente lavoro (tralasciando il paradosso italiano della fortissima carenza di personale contrapposta al blocco delle assunzioni pubbliche). In Italia ci sono circa 440mila infermieri, che di fatto portano avanti il sistema sanitario pubblico e privato (essendo la professione sanitaria più numerosa e più a contatto con la persona da assistere).

Secondo il ministero della Salute i laureati in Infermieristica svolgono la loro attività professionale presso il servizio sanitario nazionale, le università, agenzie per la formazione ed altri enti regionali e ministeriali e nel settore privato negli ambiti di competenza. Essendo professionisti iscritti all’ordine nulla vieta di poter esercitare la libera professione, anche con ambulatori privati o associati.

Ambiti dell’infermieristica sono quindi nella maggior parte dei casi la clinica, ma anche la ricerca, la didattica/docenza e il management. Questi ultimi tre spesso richiedono una formazione avanzata garantita dai master universitari o dalla laurea magistrale (per arrivare alla laurea di cinque anni).

Ma che possibilità ci sono per un infermiere che volesse seguire una strada diversa da quella clinica?

Le possibilità attualmente sono diverse e varie. In primo luogo è necessario considerare che con la laurea triennale (180 cfu, chiamata internazionalmente in inglese Bachelor) di solito si ricoprono funzioni cliniche come il lavoro in ospedale, strutture private, libera professione o territorio. Per ottenere posizioni diverse è opportuno invece proseguire gli studi, ad esempio continuando con i due anni della laurea magistrale (120 cfu, chiamata internazionalmente in inglese Master). In Italia il Bachelor (laurea triennale) dà diritto al titolo di dottore (dott.), il master (laurea magistrale) dà diritto al titolo di dottore magistrale (dr. mag.).

Esistono altre possibilità di studiare dopo la triennale e sono garantite dai master universitari di primo livello (i master universitari di secondo livello richiedono il possesso della laurea magistrale). Questi master possono essere clinici (quindi area critica, pediatria, psichiatria, infermieristica di famiglia, cronicità, vulnologia, ecc…); manageriali (quindi coordinamento delle professioni sanitarie o management) oppure specifici come infermieristica legale e forense, tutoraggio, ecc... Bisogna prestare attenzione a non confondere il termine master universitario di primo o secondo livello (che è riferito ad una specializzazione) con il termine inglese master (che è riferito alla laurea magistrale).

Questa premessa è necessaria per comprendere che le strade per potersi specializzare sono molto diverse e la scelta è varia ed esiste la possibilità di ricoprire posizioni non cliniche che possono ugualmente portare a grande soddisfazione personale ed esiti positivi sui pazienti/utenti. Naturalmente esiste il dibattito su quanto sia opportuno che un infermiere abbandoni la clinica per dedicarsi ad altre attività, snaturando – in un certo senso - la propria identità professionale. È però vero che con la istituzione dei corsi di laurea universitari, con il passaggio ad ordine professionale e con le maggiori responsabilità di cui siamo investiti come professionisti non deve sconvolgere che ci si possa dedicare anche ad aspetti non propriamente clinici, ma ugualmente importanti.

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Commenti (1)

Marco Briganti

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1 commenti

Ne manca uno....

#1

..hai dimenticato il ruolo di Clinical Risk Manager, ruolo quanto mai stretegico per un azienda sanitaria/ospedaliera.