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Patologia

Carcinoma squamocellulare

di Monica Vaccaretti

Secondo tumore maligno della pelle più diffuso dopo il carcinoma basocellulare (basalioma), il carcinoma squamocellulare origina nei cheratociti, le cellule che producono cheratina, ed invade il derma, il tessuto sottostante e circostante la lesione, che si ulcera. Può svilupparsi su tessuto sano, colpendo soprattutto le zone maggiormente esposte al sole, su una cheratosi attinica preesistente, su una placca di leucopenia orale oppure su una cicatrice da ustione. Può comparire ovunque nel corpo, anche in bocca, nei genitali e nell'ano. Tuttavia, le zone maggiormente interessate sono quelle maggiormente esposte alla luce solare e non protette da indumenti: viso, dorso delle mani, cuoio capelluto, collo ed orecchie.

Classificato tra i tumori cutanei non melanomatosi

Diversi dal melanoma, sono forme tumorali comuni e molto diffuse tra la popolazione generale che coinvolgono gli strati più superficiali della cute.

Mentre il basalioma rappresenta il 75% dei casi, il carcinoma squamoso rappresenta circa il 20% dei tumori diversi dal melanoma, colpisce con maggior frequenza persone oltre i 50 anni d'età ed è più comunemente diffuso tra gli uomini.

Secondo i dati epidemiologici, l'incidenza è legata all'area geografica. Sono segnalati più casi nelle zone prossime all'equatore e alle alte altitudini dove il soleggiamento è più elevato. In Italia si registrano circa 22-23 casi ogni 100000 individui. L'incidenza annua del carcinoma squamocellulare a morfologia invasiva è di circa 11000 casi annui.

Trattamento del carcinoma squamocellulare

Esistono diverse opzioni efficaci per il carcinoma squamocellulare sia allo stadio iniziale che avanzato. L'approccio terapeutico dipende dalla sede, dalla grandezza e dall'aspetto del segno cutaneo. Il trattamento è soprattutto chirurgico. Curettage e diatermocoagulazione, escissione chirurgica, criochirurgia, chemioterapia topica (Fluorouracile e imiquimod), terapia fotodinamica, radioterapia, laserterapia sono le tecniche localmente distruttive adottate.

La curettage, seguita dalla diatermocoagulazione ossia dall'elettrocauterizzazione, è un raschiamento della cute che permette di eliminare l'area interessata dal carcinoma le cui cellule residue vengono poi distrutte dal calore che permette anche di fermare l'emorragia e chiudere la ferita. Resta una cicatrice biancastra circolare. È considerata la tecnica gold standard, poiché causa danni minimi al tessuto sano e consente di ottenere il più alto tasso di guarigione possibile fino al 97%. Utilizzato anche per tumori di grandi dimensioni o con recidive o con bordi indistinti, è spesso consigliato per SCC attorno agli occhi, naso, labbra, orecchie, cuoio capelluto, dita delle mani e genitali.

Nell'intervento di escissione di carcinomi piccoli e allo stadio iniziale non ancora diffusi, si rimuove l'intero tumore insieme ad un margine di sicurezza del tessuto circostante che viene poi analizzato biopticamente. Il margine di pelle escisso dipende dallo spessore e dalla posizione del tumore. Fino a quando i margini cutanei non sono liberi completamente dal carcinoma è possibile eseguire successive exeresi.

Il carcinoma squamocellulare che si presenta sulle labbra o in altre giunzioni cutaneo-mucose, con una guarigione spesso difficile, deve essere sempre asportato chirurgicamente. Recidive e tumori estesi devono essere trattati in maniera più aggressiva mediante una chirurgia particolare detta microscopicamente controllata di Mohs: consiste in una progressiva resezione dei margini tissutali, controllati al microscopio, fino a raggiungere il tessuto sano ed indenne sottostante.

Nella criochirurgia o terapia del freddo – efficace per carcinomi superficiali e per pazienti con disturbi emorragici, dispositivi cardiaci impiantabili e allergie all'anestesia - il tumore viene congelato e distrutto con azoto liquido. I raggi X a bassa energia della radioterapia, con trattamenti giornalieri ripetuti per qualche settimana, permettono di distruggere il tumore senza bisogno di incisioni o anestesia.

La terapia fotodinamica consiste nell'applicare un agente topico, un farmaco fotosensibilizzante, per rendere la lesione sensibile alla luce e distruggerla: una fonte di radiazioni luminose consente di uccidere le cellule neoplastiche rese iperfotosensibili dal farmaco. Il farmaco chemioterapico fluorouracile viene applicato direttamente sulla pelle e colpisce cellule cancerose e precancerose.

L'imiquimod attiva invece il sistema immunitario per attaccare le cellule tumorali. La laserterapia consiste nell'esposizione del segno cutaneo ad un intenso fascio di luce luminosa, il quale riesce a vaporizzare il tumore senza danneggiare eccessivamente le zone sane adiacenti e senza provocare eccessive perdite di sangue

Talvolta si rende necessario associare la terapia chirurgica alla radioterapia. Il trattamento radiante inoltre è efficace in caso di metastasi identificabili ed isolate. Le metastasi diffuse invece non rispondono ai protocolli chemioterapici. In caso di malattia avanzata non operabile o di malattia metastatica sono attualmente disponibili trattamenti con cemiplimab e pembrolizumab, inibitori della PD-1, la proteina 1 di morte cellulare programmata.

Il cemiplimab, la prima immunoterapia specifica per il carcinoma cutaneo a cellule squamose avanzato, è un farmaco che si lega al recettore del checkpoint immunitario PD-1 bloccandone la via di segnalazione, consentendo così di ripristinare il corretto funzionamento del sistema immunitario, aiutandolo a riconoscere e a distruggere il tumore e a bloccarne la proliferazione.

A prescindere dalla tecnica terapeutica adottata, è necessario un continuo follow up con controlli periodici per individuare precocemente l'insorgere di metastasi, poiché il rischio è maggiore rispetto ad un carcinoma a cellule basali, il primo tumore della pelle per incidenza.

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