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Procedura

Decontaminazione, detersione e disinfezione degli endoscopi

di Redazione

Procedure

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Le procedure di endoscopia sono in crescente aumento in tutto il mondo, perché consentono di effettuare la sorveglianza, la diagnosi e il trattamento di molte patologie. Oltre alla corretta esecuzione della tecnica in sé è necessario porre molta attenzione a tutti i processi di preparazione e di successiva gestione di endoscopi e degli accessori, definito reprocessing. Per reprocessing si intende il trattamento di decontaminazione, detersione e disinfezione di alto livello degli strumenti endoscopici e dei loro accessori in modo da garantire una prestazione sanitaria sicura dal punto di vista infettivo per l’utilizzatore successivo.

Reprocessing degli endoscopi

Reprocessing: trattamento di decontaminazione, detersione e disinfezione di alto livello degli strumenti endoscopici

Gli endoscopi – rigidi o flessibili - differiscono per caratteristiche in base alla sede corporea nella quale dovranno essere utilizzati (es., laringoscopi, fibroscopi, laparoscopi, duodenoscopi, cistoscopi).

Gli endoscopi rigidi sono per lo più utilizzati durante le procedure chirurgiche, costituiti da un dispositivo rigido per l’illuminazione, un sistema ottico diretto e un canale attraverso cui possono passare specifici strumenti fino alla mucosa. Danno un’ottima visione diretta, ma a causa della loro brevità hanno un impiego limitato, arrecando anche molto fastidio ai pazienti.

Gli endoscopi flessibili hanno un calibro minore e una lunghezza maggiore che permette di estende il loro campo di utilizzo; presentano all’estremità una luce che illumina il campo, dei canali di uscita per aria, acqua, medicinali e strumenti insieme ad una telecamera collegata ad un monitor che trasmette le immagini.

L’endoscopia può essere svolta su diversi apparati; quella digestiva, ad esempio, può essere suddivisa in due macro-aree: gastroscopia e colonscopia, al fine di definire una procedura che va ad analizzare o il tratto gastrointestinale superiore o quello inferiore.

Oltre alla corretta esecuzione della tecnica in sé è necessario porre molta attenzione a tutti i processi di preparazione e di successiva gestione - definiti reprocessing - che garantiscono grande qualità alla procedura stessa, preservano la sicurezza e l’efficacia degli strumenti e minimizzano le complicanze.

Le complicanze, tra cui le infezioni trasmesse al paziente in seguito ad un esame endoscopico, spesso provengono da un difetto delle procedure di pulizia e disinfezione.

L’infermiere è il professionista responsabile del reprocessing

Che sia per azione diretta o su attribuzione agli operatori di supporto con supervisione, il ruolo infermieristico è cruciale soprattutto nella fase di preparazione dello strumento al ciclo con lava-strumenti, poiché si possono riscontrare problematiche non adeguatamente risolvibili durante i successivi passaggi. Fondamentale ricordare come gli operatori delle unità operative di endoscopia siano esposti a rischio biologico - a causa dai microrganismi con cui vengono a contatto - e a rischio chimico per la disinfezione di alto livello necessaria per gli strumenti.

Definizione di reprocessing

Per reprocessing si intende il trattamento di decontaminazione, detersione e disinfezione di alto livello degli strumenti endoscopici e dei loro accessori in modo da garantire una prestazione sanitaria sicura dal punto di vista infettivo per l’utilizzatore successivo.

Per classificare lo strumentario endoscopico si ci avvale della Classificazione di Spaulding:

  • I fibroscopi rientrano tra gli strumenti semi-critici e critici, in quanto vengono a contatto con mucose o cute non integre
  • Quelli flessibili vengono classificati come strumenti semi-critici e necessitano di disinfezione di alto livello (in grado di distruggere tutti i microrganismi ad eccezione di una quantità di spore)

Soffermandosi sulle procedure di gestione dello strumentario va ricordato che le possibili complicanze infettive possono essere di doppia natura:

  • Endogene, ovvero che insorgono a partire da microorganismi presenti nell’ospite, solitamente per diffusione
  • Esogene, solitamente causate da dispositivi non correttamente processati o dalla contaminazione di acque e soluzioni con cui tali strumenti vengono a contatto

Poiché lo stato di portatore di talune infezioni può essere sconosciuto allo stesso paziente, qualsiasi soggetto che si sottopone ad un esame endoscopico deve essere trattato come potenzialmente infettivo. I patogeni coinvolti sono diversi, comprendono virus come quelli dell’epatite, funghi, parassiti e forme batteriche vegetative come Pseudomonas, Salmonella e Stafilococchi.

Strumenti del reprocessing

Un efficace protocollo di pulizia e disinfezione riduce il rischio d’infezione per i pazienti, assicura la qualità della performance procedurale e prolunga anche la vita del dispositivo, che se trattato in modo inadeguato potrebbe danneggiarsi in maniera irreparabile.

È fondamentale partire da un’adeguata formazione del personale con percorso dedicato, momenti di approfondimento e riqualifica se necessari e aggiornamento continuo individuale e sul campo.

Durante tutte le fasi del processo il personale deve fare un uso adeguato dei DPI, avendo sempre una protezione del corpo con camici puliti, guanti e una protezione del volto con mascherina chirurgica, schermo facciale o occhiali dedicati. La protezione del volto si intensifica se si trattano strumenti utilizzati per una procedura sulle vie aree dei pazienti, utilizzando appositi filtranti facciali FFP3.

Sala di lavaggio e disinfezione

La sala di lavaggio e disinfezione è un locale specifico, deve essere dotata di un percorso dedicato e separato tra sporco e pulito in più ad un’area di stoccaggio per l’idonea conservazione della strumentazione. La sala dovrebbe essere inoltre dotata di ricambi di aria adeguati (pari a 10/12 per ora) e fornita di aria compressa filtrata o meglio ancora di aria medicale per l’asciugatura completa della strumentazione.

Sono necessari almeno due lavandini in materiale non poroso, con capacità di immersione totale degli strumenti, per la detersione ed il risciacquo degli strumenti; sul piano di appoggio deve essere installato un bagno ad ultrasuoni per gli accessori riprocessabili.

La sala dovrebbe inoltre avere i requisiti impiantistici per l’installazione di lava-endoscopi. Possibile presenza di cappe di aspirazione se si usano materiali chimici in recipienti aperti.

Detergenti

I detergenti utilizzati in endoscopia possono essere divisi in due gruppi principali:

  • Con enzimi (proteine con attività biologica)
  • Con sostanze antimicrobiche (i più utilizzati)

Si sconsigliano quelli con alcalini, poiché interferiscono potenzialmente con il materiale degli endoscopi. I detergenti che si usano devono essere poco schiumogeni in modo tale da sollevare i microrganismi ma non disperderli. In più l’assenza di schiuma permette di visualizzare con maggior precisione lo strumento per evidenziare alterazioni.

Le soluzioni detergenti che non contengono sostanze antimicrobiche dovrebbero essere rinnovate ad ogni utilizzo mentre quelle che le contengono dovrebbero essere rinnovate su base giornaliera.

In ogni caso in presenza di contaminazione da sporco visibile ad occhio nudo la soluzione detergente va eliminata e nuovamente preparata.

Disinfettanti

La disinfezione è una manovra effettuata allo scopo di eliminare il numero di organismi vitali su un dispositivo ad eccezione delle spore, garantendo un utilizzo sicuro sul paziente di tali apparecchiature.

Va garantita sempre una procedura di alta disinfezione agli endoscopi tra un utilizzo e l’altro. I principali disinfettanti utilizzati sono:

  • Glutaraldeide: efficace, compatibile con il materiale degli endoscopi. Tuttavia aumenta i rischi per gli operatori, va dunque usata con molta attenzione in ambienti ventilati e protetti
  • Ortoftalaldeide: essa risulta efficace, con tempi di contatto prolungati, su micobatteri resistenti alla glutaraldeide. A differenza di quest’ultima è meno volatile e pertanto si riduce il rischio di vapori nocivi. Analogamente alla glutaraldeide, è raccomandabile l’utilizzo in ambienti dotati di adeguata ventilazione ed in sistemi chiusi
  • Acido peracetico: la sua efficacia dipende dal ph della soluzione disinfettante in cui viene utilizzato. Rapida azione con meno tossicità ambientale, può danneggiare esteticamente i fibroscopi senza danno funzionale
  • Acqua acida elettrolizzata: tali soluzioni hanno un profilo di sicurezza eccellente sia per l’operatore che per il paziente. Per assicurare un effetto microbicida completo è essenziale che i dispositivi da riprocessare siano interamente puliti
  • Biossido di cloro: sia per la disinfezione automatica che manuale degli endoscopi. In base alla loro composizione, i disinfettanti a base di biossido di cloro possono danneggiare in misura diversa gli endoscopi flessibili
  • Articolo a cura di Massimiliano Volo, Infermiere

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Commenti (1)

mauro70

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15 commenti

OSS

#1

Ditelo pure che è compito degli oss.....non siate timidi quando fa comodo a voi