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Procedura

Manovra di Valsalva

di Domenica Servidio

Procedure

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La manovra di Valsalva (MV) consiste in un’inspirazione relativamente profonda seguita da un’espirazione forzata a glottide chiusa della durata di circa 10 secondi. Tale operazione può essere utilizzata per scopi diversi, ad esempio per diminuire la frequenza cardiaca in caso di tachicardia o calmare un singhiozzo fastidioso.

Che cos'è la manovra di Valsalva e a cosa serve

La manovra di Valsalva aumenta notevolmente la pressione intratoracica e la pressione intraddominale, favorendo tra l'altro lo svuotamento dei visceri. Questa operazione diviene quindi spontanea sia durante la defecazione sia durante il sollevamento di un carico pesante.

Durante la manovra di Valsalva la contrazione dei muscoli dell'addome e degli altri muscoli espiratori trasforma la cavità addominale in una vera e propria camera gonfiabile, racchiusa da pareti molto rigide e resistenti.

Alcuni studi hanno dimostrato che questa azione permette di ridurre fino al 50% la pressione che agisce a livello del disco intervertebrale T12-L1 e del 30% a livello del disco L5-S1.

I primi ad utilizzarla furono medici arabi nel XI secolo d.C. e solo molto tempo dopo fu introdotta nella pratica clinica da medici italiani. Infatti, l’utilizzo diagnostico di questa manovra è attribuibile ad Antonio Maria Valsalva, un medico italiano vissuto tra il XVI e XVII secolo.

Inizialmente tale manovra veniva adoperata per rimuovere suppurazione e corpi estranei dall’orecchio. Successivamente, l’attenzione si è spostata sulle variazioni emodinamiche prodotte dalla sua esecuzione che si sono rivelate utili nell’iter diagnostico di numerose condizioni patologiche.

Quando si usa la manovra di Valsalva

La MV è stata largamente utilizzata nella semeiotica “classica” per la valutazione dei pazienti con scompenso cardiaco e per una più approfondita valutazione dei soffi cardiaci. L’avvento di metodiche di imaging più moderne quale è l’ecocardiografia, ha ridotto l’utilizzo di tale manovra nella pratica clinica.

Tuttavia, essa rappresenta ancora un valido aiuto nel laboratorio di ecocardiografia nella valutazione della funzione diastolica del ventricolo sinistro, nella valutazione dell’entità dell’ostruzione all’efflusso del ventricolo sinistro nella cardiomiopatia ipertrofica e nella diagnosi di pervietà del forame ovale (PFO) per la valutazione dello shunt destro-sinistro ad esso associato.

Inoltre, la MV conserva una discreta utilità nella valutazione semeiotica classica di numerose condizioni cliniche cardiovascolari come la diagnostica dei soffi cardiaci sistolici, le aritmie e lo scompenso cardiaco.

Valsalva, gli effetti della manovra

La Manovra di Valsalva determina aumento del tono vagale e rallenta la conduzione e la refrattarietà del nodo atrioventricolare. In tal modo questa manovra consente di:

  • ridurre transitoriamente la frequenza cardiaca in casi di tachicardia sinusale agendo sulla frequenza di scarica del nodo seno-atriale;
  • interrompere episodi di tachicardia da rientro a livello del nodo atrioventricolare e rientro atrioventricolare;
  • slatentizzare (senza interrompere) casi di tachicardia parossistica sopraventricolare, flutter e fibrillazione atriale.

Nella valutazione del paziente con scompenso cardiaco l’esecuzione della MV a letto del paziente risulta di grande aiuto permettendo di documentare l’eventuale presenza di disfunzione ventricolare.

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