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Patologia

Toxoplasmosi

di Ilaria Campagna

La Toxoplasmosi è una malattia infettiva causata dal parassita Toxoplasma Gondii e di solito si contrae mangiando carne cruda o poco cotta, mediante esposizione a feci di gatto o per trasmissione verticale (dalla madre al feto) durante la gravidanza. La maggior parte delle persone che la contraggono non sviluppa sintomi, ma in alcuni casi l’infezione può presentarsi con una sintomatologia simil-influenzale. Negli adulti sani la terapia non è quasi mai necessaria; al contrario, nei soggetti immunodepressi, nelle donne in gravidanza e nei neonati con infezione congenita, il trattamento antibiotico è fondamentale, pena gravi complicanze o addirittura la morte. La migliore arma rimane comunque la prevenzione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la metà della popolazione mondiale ha un’infezione da Toxoplasma gondii; di questi la quasi totalità dei casi (95%) non manifesta sintomi e di conseguenza non sa di averla contratta. A livello europeo sono circa 2 milioni le persone che contraggono l’infezione ogni anno, mentre negli Stati Uniti, secondo il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC), sono oltre 60 milioni.

Che cos’è la Toxoplasmosi e come si manifesta

La Toxoplasmosi è un'infezione causata dal Toxoplasma Gondii, un parassita che si trova nelle feci dei gatti, nella carne - soprattutto di maiale, agnello, cervo e pollo - cruda o poco cotta, o in acque contaminate. La malattia è presente in tutto il mondo e rientra nelle cosiddette zoonosi, cioè le malattie infettive proprie degli animali trasmissibili all’uomo.

La Toxoplasmosi può manifestarsi in diversi modi:

  • Toxoplasmosi acuta: è la forma più comune, può durare alcune settimane e in genere si risolve senza particolari conseguenze
  • Toxoplasmosi del sistema nervoso centrale: è sviluppata dalla maggior parte delle persone con HIV/AIDS o altri soggetti immunodepressi
  • Toxoplasmosi oculare: deriva in genere da un'infezione congenita che si riattiva, spesso durante l'adolescenza
  • Toxoplasmosi disseminata: è la meno comune e si manifesta principalmente in soggetti gravemente immunodepressi

Sintomi di Toxoplasmosi

La Toxoplasmosi nei soggetti sani è spesso asintomatica, tuttavia in alcuni casi può manifestarsi con sintomi simili a quelli dell’influenza:

  • Febbre
  • Mal di testa
  • Debolezza
  • Mal di gola
  • Dolori muscolari
  • Eruzioni cutanee
  • Linfonodi ingrossati a livello del collo e occasionalmente anche di ascelle o inguine

In questa prima fase della Toxoplasmosi (fase sintomatica), il parassita rimane nel sangue e nei linfonodi in forma infettante per settimane.

Nel 60% dei casi i sintomi che caratterizzano questa fase regrediscono poi entro 1-2 mesi e molto raramente diventano ingravescenti. In alcuni casi invece, come ad esempio nelle persone con un sistema immunitario compromesso, si possono sviluppare complicanze anche molto gravi:

  • Convulsioni
  • Confusione
  • Encefalite
  • Disturbi di coordinamento
  • Cambiamenti d’umore
  • Malattie che interessano i polmoni
  • Formazione di cisti nel cervello e nei muscoli, incluso il cuore
  • Infiammazione della retina (toxoplasmosi oculare)

Il modo in cui il soggetto risponde all’infezione influenza poi il passaggio alla fase secondaria della Toxoplasmosi, caratterizzata (a differenza della fase acuta) da assenza di segni clinici e di laboratorio; in questa fase il parassita continua a essere presente nell’organismo in forma cistica, con la possibilità di riattivarsi in qualsiasi momento se le difese immunitarie diminuiscono.

Diagnosi di Toxoplasmosi

La diagnosi di Toxoplasmosi viene posta sulla base dell’anamnesi e dell’esame obiettivo ed è confermata dal dosaggio di anticorpi diretti contro il Toxoplasma gondii.

Infatti, se si è stati esposti al parassita della Toxoplasmosi almeno una volta nella vita, sono stati sviluppati degli anticorpi (IgG e IgM) riscontrabili nel sangue.

Le IgM specifiche compaiono nelle prime 2 settimane di malattia e raggiungono il picco entro 4-8 settimane e sono rintracciabili fino a 18 mesi dall’infezione acuta. Le IgG invece, compaiono più lentamente, raggiungono il picco entro 1-3 mesi dall’infezione e possono rimanere elevate per mesi o anni.

La negatività al test, infine, potrebbe non essere indicativa dell’assenza di infezione, ma del fatto che il corpo non ha ancora avuto il tempo di sviluppare gli anticorpi poiché il contagio è recente; in questo caso è necessario ripetere il test a distanza di settimane.

Altri esami utili per la diagnosi sono quelli molecolari basati sulla Reazione a Catena della Polimerasi o PCR (diversa dalla proteina C reattiva che è un indice infiammatorio), cioè una tecnica di amplificazione genetica utile per la caratterizzazione del Toxoplasma Gondii. Questi esami sono eseguiti su sangue, liquido cerebrospinale, tessuti o liquido amniotico durante la gravidanza.

Infine, in presenza di Toxoplasmosi del sistema nervoso centrale sono necessari ulteriori esami orientati a valutare l’eventuale presenza di lesioni o cisti nel cervello:

Come si tratta la Toxoplasmosi

I soggetti sani che contraggono la Toxoplasmosi non hanno bisogno di nessun trattamento, mentre per i soggetti immunodepressi, per i neonati con Toxoplasmosi congenita e per le donne in gravidanza è necessaria la terapia antibiotica:

  • Pirimetamina: questo antibiotico, usato di solito anche per il trattamento della malaria, è un antagonista dell’acido folico; per questo motivo viene somministrato in combinazione con supplementi di acido folico, fondamentale soprattutto in gravidanza per il corretto sviluppo del feto. Questo antibiotico è un potente teratogeno, di conseguenza non deve essere assolutamente usato durante il primo e il secondo trimestre di gravidanza
  • Sulfadiazina: è utilizzata in combinazione con la Pirimetamina in donne in gravidanza, soggetti con HIV/AIDS o Toxoplasmosi del sistema nervoso centrale. In questi può essere talvolta associata anche alla Clindamicina
  • Azitromicina
  • Claritromicina
  • Spiramicina: è utilizzato generalmente per la cura della Toxoplasmosi nelle donne in gravidanza, specie se si trovano nel primo trimestre
  • Sulfametoxazolo + Trimetoprim: è utilizzato per trattare la toxoplasmosi con interessamento oculare (corioretinite toxoplasmica)

Ulteriori terapie sono:

  • Corticosteroidi: utilizzati per ridurre l’infiammazione
  • Terapia antiretrovirale: da ottimizzare nei soggetti con HIV/AIDS che hanno contratto la Toxoplasmosi, fino alla scomparsa dei sintomi.

Trattamento delle superfici

Le oocisti del Toxoplasma Gondii sono resistenti alla maggior parte dei disinfettanti.

Sono però sensibili allo iodio e alla formalina e possono anche essere inattivate in breve tempo a temperature > 66 °.

Toxoplasmosi: complicanze e prevenzione

Nei soggetti sani con un sistema immunitario normalmente funzionante, nella maggior parte dei casi non si sviluppano complicanze; i soggetti immunodepressi possono invece presentare complicanze come convulsioni e/o encefalite e arrivare addirittura alla morte.

Ad oggi non esiste un vaccino in grado di prevenire la Toxoplasmosi, di conseguenza la prevenzione consiste nell’adozione di buone pratiche igieniche:

  • Indossare i guanti quando si fa giardinaggio e quando si pulisce la lettiera del gatto
  • Congelare la carne per alcuni giorni prima di cuocerla
  • Non mangiare carne cruda o poco cotta
  • Lavare accuratamente le mani dopo aver maneggiato carne cruda
  • Proteggere i cibi da mosche e altri insetti;
  • Lavare accuratamente frutta e verdura fresca, specie quella da mangiare cruda e rimuovere la buccia (quando presente) solo dopo il lavaggio
  • Evitare di mangiare/bere prodotti caseari che non hanno subito un processo di pastorizzazione
  • Non bere acqua non trattata e imbottigliata, specialmente in paesi in via di sviluppo
  • Igienizzare accuratamente gli utensili da cucina dopo aver preparato carne cruda
  • Coprire (quando non utilizzate) eventuali aree gioco per bambini contenenti sabbia, così da evitare che i gatti la utilizzino come lettiera
  • Lavare accuratamente le mani dopo aver maneggiato il terreno o lavorato/giocato all’aperto
  • Alimentare il proprio gatto con cibi cotti e inscatolati e impedire che mangi carne cruda o roditori selvatici, poiché potenzialmente contaminati
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