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Carlo Urbani di Jesi: si lotta per garantire dignità, ma ora non basta più

di Fabrizio Patera

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Sono ormai stremati i professionisti sanitari dell'ospedale Carlo Urbani di Jesi; dopo l'allarme lanciato più volte ai vertici aziendali alla fine dei giochi un paziente è deceduto.

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JESI. Mancano ormai le parole e la dignità per definire quello che succede nell'Ospedale "modello" Carlo Urbani di Jesi. Dopo svariate richieste di collaborazione e di aiuto rivolte ai vertici del nosocomio marchigiano da parte degli infermieri e del personale medico del pronto soccorso, alla fine c'è scappato il morto.

Il personale ormai stremato e sotto organico da svariati anni non riesce a fare miracoli o almeno per quelli si starebbero attrezzando. Succede che a metterci la faccia, sbattuti in trincee senza regole e senza eroi è tutto il personale del pronto soccorso  di Jesi.

Una bella realtà italiana quella del Carlo Urbani, ma ormai sembrerebbe arrivata al capolinea.

Sono senza timone, senza remi e purtroppo a rimetterci cuore e faccia sono proprio gli infermieri, gli operatori socio sanitari e i medici che continuano il loro lavoro a ritmi da rivoluzione industriale, senza pensare che lì al pronto soccorso non ci sono oggetti, ma bensì persone, pazienti.

Perché rischiare di bypassare l'etica, la professionalità, la professione, la deontologia e la dignità? 

Forse per un fatto di budget?

O magari per una questione di obiettivi aziendali da raggiungere?

Staremo a vedere come si evolverà la situazione del nosocomio marchigiano.

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