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COVID-19

Domani sarò in campo, ancora, non solo contro covid-19

di Giordano Cotichelli

Domani inizio il turno presso il nuovo reparto di degenza per pazienti post-acuti, positivi al Covid-19. Sono giorni che ci stiamo preparando per l’occasione, siamo un po' in ritardo. Domani sarò in campo ulteriormente non solo contro il covid-19, ma per la salute pubblica. Come ho sempre fatto e come hanno sempre fatto i colleghi infermieri, medici, oss, tecnici, ausiliari, impiegati. Ma oggi, da infermiere, ho un pensiero anche per i janitors, quelli che quasi non vedi la mattina quando inizi il turno. Quelli che - come nel film “Bread and roses” di Ken Loach - lavorano e vivono con dignità pulita portando via lo sporco della società, e per questo non chiedono solo il rispetto e l’allargamento dei loro diritti, il pane, ma anche un futuro migliore, una speranza ulteriore: le rose. Bene domani inizio il turno e lo farò per il pane, ma anche per le rose.

Covid-19, siamo in ritardo ma siamo pronti

Domani inizio il turno presso il nuovo reparto di degenza per pazienti post-acuti, positivi al Covid-19. La struttura, i servizi, i reparti esistenti sono stati tutti spazzati via per creare d’urgenza questa unità e permettere di decongestionare altri servizi, ormai allo stremo.

Uno scenario che, come un domino inarrestabile, ha travolto tutto il paese ed ora coinvolge tutti i continenti.

Sono giorni che ci stiamo preparando per l’occasione: turni rivisti, mobili spostati, materiali riordinati e spazi ridefiniti. Colleghe e colleghi nuovi cui presentarsi, che magari da anni incrociavi al marcatempo senza nemmeno salutarli.

Ci sarà tempo per conoscersi meglio, obbligatoriamente nell’immediato, e più in termini relazionali poi, lavorando gomito a gomito, condividendo giornate, sviluppando stima ed affetto.

Altro non possiamo fare ed è giusto, in questa situazione, che sia così. Necessariamente ci si dovrà disintossicare dalla cattiva cultura che ha pervaso questa società e che di sicuro ha accompagnato il crescere dell’infezione, alimentata da odi e personalismi, competitività e rivalità.

Poi chi vorrà, potrà tornare alle meschinerie e agli egoismi del passato, ma non troverà più spazi e seguaci come prima, perché oggi la solidarietà è una scelta di sopravvivenza, una risorsa dell’intelligenza e un investimento collettivo per il futuro.

Domani sarò quindi in servizio. Un po’ in ritardo rispetto a tanti che hanno iniziato da settimane e che già sanno cosa significa lavorare quattro ore incarcerati nella tuta impermeabile, oppure otto ore comunque bardati da capo a piedi senza indicazioni teoriche e pratiche sulla possibilità di andare in bagno, bere un bicchiere d’acqua, cambiarsi l’assorbente.

In merito, il nostro corso aziendale ha ricordato il divieto dell’uso del cellulare. Fatto che non facilita certo l’adattamento in questa fase, ma può essere un’occasione per liberarsi un po’ dall’uso spasmodico dello strumento, diventato ormai un feticcio della nostra esistenza, vero e proprio prolungamento sensoriale del nostro corpo.

Certo, si sarebbe preferita occasione diversa rispetto ad un corso aziendale che non è riuscito a chiarire le molte questioni in relazione ad una gestione sicura dei DPI: sulla necessità di idratarsi, mangiare e fare pipì, come scritto, o come comportarsi con alcuni accessori personali quali, ad esempio, gli occhiali: Come faccio se li devo togliere perché, essendo miope, non ne ho bisogno per leggere? o Come faccio se li devo mettere perché, essendo presbite, ne ho bisogno per leggere? “Ah! Debbo usare il cordino tenendoli penzoloni sul camice?” Queste, come tante altre questioni, banali ma stringenti, sono rimaste sospese. E molte altre lo saranno.

L’impressione è quella di trovarsi in una situazione in cui quadri dirigenti, staff aziendali ed addetti ai lavori non siano riusciti a far tesoro, nell’immediato, delle esperienze vissute nelle scorse settimane nelle aree del paese che per prime hanno affrontato le emergenze sanitarie evidenziatesi nelle prime fasi dell’epidemia

Un dato di cui si dovrà tenere conto quando presto (ma sì, presto, dai!) si tornerà alla normalità, per fare in modo che saperi e pratiche vengano davvero condivise e studiate, con modalità e partecipazione diverse dalla didattica anaffettiva, gerarchica e fine a sé stessa utilizzata fino ad oggi.

NurseReporter

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