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Editoriale

L’infermiere imprenditore, prospettive e nuove opportunità nel terzo settore

di Catello Raffone

InfermieriImprenditori

La disastrosa situazione occupazionale della categoria, può rappresentare paradossalmente una spinta propulsiva verso la ricerca di nuovi ambiti lavorativi ed una diversa spendibilità della professione.

NAPOLI. La professione dell’infermiere è ormai piuttosto matura e pronta per abbandonare lo stereotipo rassicurante del dipendente ospedaliero ed assumere le coraggiose vesti imprenditoriali, sia in ragione delle molteplici competenze acquisite, sia in considerazione delle nuove prospettive d’ investimento nel settore assistenziale.

La disastrosa situazione occupazionale della categoria, può rappresentare paradossalmente una spinta propulsiva verso la ricerca di nuovi ambiti lavorativi ed una diversa spendibilità della professione.

L’attività d’impresa svolta in forma individuale o collettiva da un lato richiede uno spirito audace e dall’altro delle serie competenze di pianificazione e marketing che se non fanno parte del proprio know how debbono essere apportate da consulenti esperti nel settore.

Oggi una buona opportunità d’investimento in termini di capitali e professionalità è rappresentata dal terzo settore (non profit), un ambito dell’economia nazionale in netta espansione.

In Italia, il settore incide per il 3,4 % nel prodotto interno lordo e coinvolge oltre 300 mila realtà, circa un milione di addetti e quasi 5 milioni di volontari.

Il 90% circa del personale opera principalmente in tre aree: Assistenza Sociale (33,1%), Sanità (23,3%), Istruzione e Ricerca (17.8%).

Le nostre imprese sociali sono circa 13.000, con un capitale investito che sfiora gli 8,5 miliardi di euro.


Le linee guida della riforma del settore, attualmente in discussione alla Camera, prospettano una diversa vision delle imprese sociali, si prevede il riconoscimento civilistico a tutto quello che sta fra il pubblico e il privato creando un sistema tripolare e non più bipolare (Pubblico/Privato).

In questo modo molti soggetti saranno privati sotto il profilo giuridico ma pubblici dal punto di vista delle finalità che perseguono, si riconoscerà loro, con molta probabilità, il carattere lucrativo, con la previsione della possibilità di reinvestire e ripartire gli utili.

Saranno inoltre, potenziati gli strumenti di finanziamento con incentivi per la libera scelta dell’utente attraverso detrazioni/deduzioni fiscali e l’introduzione di voucher per i servizi alla persona e alla famiglia.

La normativa quadro contemplerà anche la stabilizzazione del 5 per mille, la promozione dei titoli di solidarietà e l’allargamento della platea dei beneficiari dell’equità crowdfunding.

Le start up pertanto non dovranno disporre necessariamente di ingenti capitali e la possibilità di nascere sotto forma di impresa collettiva offre l’opportunità di ripartire il rischio iniziale.

Quando si parla di Terzo Settore, solitamente si fa riferimento all’ assistenza socio-sanitaria e chi meglio della figura infermieristica può essere capace di intercettare i reali bisogni assistenziali e le corrette modalità di erogazione dei servizi ?

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