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testimonianze

Sospeso dalla Asl perché infermiere e giornalista

di Leila Ben Salah

Lavora da trent’anni come giornalista pubblicista per alcuni giornali locali, dove segue la cronaca nera e giudiziaria. Ed è infermiere alla Asl di Taranto dal 1984. Ma da quattro giorni Nazareno Dinoi è stato sospeso dal servizio. È accusato di omissione contrattuale, ma i più la leggono come una limitazione alla libertà di stampa.

Infermiere e giornalista pubblicista sospeso dal servizio

Nazareno Dinoi

Nazareno Dinoi, infermiere e giornalista pubblicista

La mia azienda – racconta Nazareno – mi ha sospeso per 30 giorni, cautelativamente, dal lavoro di infermiere. Il problema, secondo la Asl, è che Nazareno non aveva l’autorizzazione per svolgere l’incarico extra-istituzionale come giornalista pubblicista. E gli contestano anche il fatto che avesse una partita Iva per svolgere tale attività. In realtà – racconta ancora l’infermiere che lavora al 118 e collabora con diversi giornali tra cui il Quotidiano di Puglia ed è direttore della Voce di Manduria – la partita Iva l’ho chiusa il 20 febbraio, proprio per evitare problemi. E avrei portato la documentazione in commissione disciplinare il prossimo 10 marzo, quando sono stato chiamato. Peccato che non ho fatto in tempo. L’altra mattina, dopo aver fatto il mio turno, mi chiamano dalla centrale operativa, dove erano alle prese con le sostituzioni dei turni, e mi chiedono: Ma lo sai che sei stato sospeso da ieri? Ecco, io non ne sapevo niente. Sono rimasto di stucco. E ho pure regalato alla mia Asl una giornata di lavoro.

Forse Nazareno non aveva l’autorizzazione della Asl per collaborare con i giornali, ma solo perché l’azienda non ha mai risposto alla sua richiesta. Scrivo sui giornali da 30 anni – dice l’infermiere – e non mi hanno mai detto nulla. Anzi il direttore generale si è fatto più volte intervistare da me. E addirittura un dg precedente mi chiese di occuparmi dell’ufficio stampa della Asl. Però, proprio per non avere grane, sette anni fa feci la richiesta per l’autorizzazione. Non mi è stato mai risposto. In questo caso, vige il silenzio assenso della pubblica amministrazione, che se non risponde entro 30 giorni, la sua non risposta deve essere considerata una risposta positiva. Sono passati sette anni.

Ma allora cosa è successo adesso? Adesso – spiega Nazareno – è successo che ho toccato qualche potente di turno. Di sicuro, non è piaciuta la mia inchiesta sul depuratore che stanno realizzando. Ed ecco che è scattata la sospensione. Sospensione che tra l’altro sembra alquanto esagerata: visto che la pena massima di 30 giorni di norma è applicata per reati come il peculato o comunque che cadono nel penale. Inoltre, non si spiega perché mi debbano allontanare dal mio posto di lavoro in modo cautelativo – dice ancora Nazareno -, come se il presunto reato io l’avessi commesso in ospedale. Ma non parliamo mica di peculato!. Mai è stata comminata una pena così pesante nei confronti di nessuno – dice l’infermiere -, anzi per l’accusa di omissione contrattuale la pena prevista è una sospensione di dieci giorni massimo. Venerdì Nazareno Dinoi si presenterà in commissione disciplinare e vedremo come andrà a finire questa storia. Ma lui non ha dubbi: Si tratta chiaramente di una ritorsione nei miei confronti.

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