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Ordine Infermieri

Opi Roma sul caso Ciontoli: Stop a processi mediatici

di Redazione

Sul caso di Martina Ciontoli garantiamo che all’esito del giudizio penale l’Ordine esaminerà la vicenda adottando i provvedimenti che riterrà opportuni, ma fino ad allora – scrive Opi Roma in un comunicato - è il caso di interrompere i processi mediatici che si stanno conducendo sui social, perché minano dall’interno la nostra professione.

Caso Ciontoli, Opi Roma: Non possiamo agire in base a processi mediatici

Marco Vannini, morto a 20 anni nel maggio 2015

I capi di accusa – Martina Ciontoli è sottoposta a procedimento penale insieme ai propri genitori e al fratello per l’omicidio dell’allora fidanzato, a cui non avrebbe prestato soccorso - non sono stati ancora confermati con sentenza definitiva passata in giudicato.

Il caso è quello della morte di Marco Vannini, 20enne di Cerveteri, raggiunto da un colpo di pistola la sera del 17 maggio del 2015 nella villa dei genitori della sua fidanzata, ai tempi dell’accaduto studentessa di Infermieristica.

Solamente in caso di condanna definitiva – specifica l’Ordine degli infermieri di Roma - sarà possibile esaminare i fatti e prendere in considerazione le sanzioni, anche accessorie, che verranno adottate dall’autorità giudiziaria.

Così il comunicato Opi Roma, che interviene anche su quello che è diventato un vero e proprio caso mediatico per gli infermieri.

Sui social, infatti, sono partiti dei processi mediatici con tanto di commenti pesantissimi nei confronti di colei che “non è degna di essere considerata una collega”.

L’Opi Roma non può certo agire in base ai processi mediatici che si stanno conducendo sui social e che sarebbe il caso di interrompere immediatamente perché non hanno alcun fondamento, né nella legge, né nell’etica professionale

Memore del posizionamento ufficiale della Fnopi sull’uso improprio dei social, l’Ordine di Roma vede in tutto questo un’unica finalità: quella di istigare altri colleghi infermieri a mettere alla gogna una persona che, fino alla conclusione del giudizio penale con sentenza definitiva, non può essere legalmente perseguita.

Si tratta di atteggiamenti che, se da un lato possono trovare una giustificazione come reazione emotiva a fatti di cronaca, dall’altro sono negativi e deteriori perché minano dall’interno la nostra professione e OPI Roma invita tutti a rientrare nei confini della normalità, rispettando, in primis, i diritti costituzionalmente garantiti a tutti i cittadini, nonché le norme di legge e deontologiche.

L’Ordine ci tiene comunque a ribadire che esaminerà la vicenda adottando i provvedimenti che riterrà opportuni sulla base delle norme regolamentari e deontologiche all’esito del giudizio penale e in considerazione delle sanzioni, anche accessorie, che saranno applicate dalla Magistratura.

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