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Ode ad una caposala che cambia strada: Da tutti noi, grazie

di Redazione

Penso che anche se non finiranno mai in prima pagina di un giornale, sarebbero queste le notizie a cui bisognerebbe dare risalto. Scrive così Giulio Palazzi, infermiere, in un post su Facebook al quale affida tutta la riconoscenza che lui e i suoi colleghi provano per Francesca, che ha saputo essere caposala senza essere una superiore. Sono questi i Professionisti di cui la sanità pubblica, vessata da tagli e polemiche, ha disperatamente bisogno.

Quando una caposala, La Caposala, lascia il segno. Auguri, Francesca

"Auguri per tutto , Francesca. I tuoi infermieri"

Ieri pioveva, pioveva forte. Il cielo cupo era il miglior specchio del nostro umore. Nostro di chi? Di noi infermieri, attuali ed ex, vecchi e nuovi, della Medicina d’Urgenza e Terapia Intensiva Medica dell’Ospedale di Baggiovara, Modena.

Ieri era l’ultimo giorno di lavoro della nostra caposala. LA Caposala, con la C maiuscola. Francesca Maioli (con i suoi standard tecnologici un po’ retrò non ha mai aperto un profilo Facebook, ma confido leggerà ugualmente queste poche righe di ringraziamento) ha declinato le proposte che le sono state fatte nell’ambito del processo di riorganizzazione che sta interessando gli ospedali modenesi per passare a fare altro, lontano dalla clinica.

In questo momento credo che abbia poco senso pensare se le cose sarebbero potute andare in modo diverso e se lei sarebbe potuta ancora essere al suo posto: tant’è che, al di là delle personali simpatie e valutazioni, credo sia innegabile dire che abbiamo perso tutti qualcosa: i pazienti, che erano il centro del suo mondo e del suo lavoro e verso cui ogni sua attenzione si rivolgeva e noi, i suoi infermieri, che grazie a lei siamo stati spronati negli anni a tirare fuori il meglio che avevamo da offrire, ognuno in base alle proprie attitudini e potenzialità.

Francesca ha saputo essere Caposala senza mai essere un superiore: le cose venivano fatte come voleva lei, perché era impossibile non riconoscerle che era la sua prospettiva quella giusta.

Francesca ha saputo essere una madre senza essere assillante: le nostre ore di vita privata fuori dall’ospedale per lei valevano tanto quanto le ore passate al lavoro e sapeva che mettendoci in condizione di vivere bene le prime avremmo dato il nostro meglio nelle seconde.

Francesca ha saputo essere una Professionista senza mai smettere di essere un paziente: la centralità della persona assistita e il suo benessere sono state per lei il cuore del suo lavoro quotidiano, a costo a volte di "uscire dagli schemi” come solo lei sapeva fare.

Penso che, anche se non finiranno mai in prima pagina di un giornale, sarebbero queste le notizie a cui bisognerebbe dare risalto: sono queste le persone che sanno lasciare il segno, instillando in ognuno di noi ciò che ci serviva e che ci mancava per essere professionisti e, ancor più, persone migliori

Sono questi i Professionisti di cui la Sanità Pubblica, vessata da tagli e polemiche, ha disperatamente bisogno.

Oggi splende il sole e, a dispetto di ottobre che avanza, le temperature sono miti e sembra una bella giornata primaverile. Forse è una metafora, ed è il segno che tutto rinasce e ricomincia.

Per noi ci verrà un poco più tempo.

Auguri per tutto Francesca,

i tuoi infermieri

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