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Venipuntura e tecnici di radiologia, Giurdanella (Ipasvi) dice la sua

di Redazione

Pietro Giurdanella, presidente del Collegio Ipasvi di Bologna, esprime la propria opinione in merito al comunicato stampa emanato dal Collegio Professionale Tecnici Sanitari di Radiologia Medica di Bologna arrivato dopo la richiesta di delucidazioni circa il "Corso teorico-pratico di venipuntura: reperimento accessi venosi periferici in diagnostica per immagini e radioterapia" dedicato ai TSRM.

La posizione del presidente Ipasvi Bologna

È evidente che non si può dare per acquisita e diffusa la riflessione che da tempo accompagna il dibattito tra numerosi componenti delle diverse professioni sanitarie - medici compresi - sulle competenze.

All'interno di questo dibattito si stanno evidenziando numerose zone “grigie” su "chi può o deve" ovvero su chi ha la capacità per effettuare prestazioni o atti che non sono ancora o non sono più ritenuti propri di una specifica professione sanitaria. E soprattutto è evidente che non si può dare per scontata la riflessione sulla possibilità di attribuire e verificare tutto ciò che compone la cosiddetta "area grigia".

Proprio per questo credo sia bene che il corso sulla venipuntura sia accompagnato e completato da una ulteriore disamina di quelle che sono, allo stato attuale, le competenze definite proprie o in evoluzione degli infermieri e dei tecnici di radiologia.

Una disamina effettuata in logica multiprofessionale - e per la quale come Collegio Ipasvi ci rendiamo disponibili ad una riflessione. Riflessione che non può prescindere dal quadro giuridico, normativo, dalle consuetudini, dall'innovazione e dai cambiamenti organizzativi delle strutture e delle unità operative in cui entrambe le figure operano.

Credo anche che sia opportuno riflettere sulla differenza sostanziale tra un atto semplice (ad esempio la venipuntura), piuttosto che di atti complessi o di competenze specialiste o dei ben più ampi e complessi processi che coinvolgono con ruoli e responsabilità proprie e riconosciute le diverse figure professionali.

Questo evento con tutte le sue problematicità ci permette di aprire un necessario e, credo, proficuo dibattito su come rendere davvero operativo il concetto del lavoro in team multiprofessionali nei processi di cura e assistenza; l'idea è quella di costruire ponti e non di costruire o mantenere anacronistici muri.

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