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Studenti Infermieri

Quel crack del mio primo massaggio cardiaco

di Redazione

Diventare infermieri è una sfida che passa anche per ostacoli emotivi. Lo sa bene Stella, studentessa di infermieristica al secondo anno, che ha vissuto un’esperienza per lei destabilizzante.

C’è sempre una prima volta e quasi mai ci si sente pronti

Io non so se fra qualche mese ci riderò su o se addirittura mi sarò dimenticata tutto. Adesso però so che le mie mani formicolano in maniera strana e io mi sento strana. Molto strana.

Era dal primo giorno di lezione che non vedevo l’ora di andare in tirocinio in pronto soccorso, avevo un sacco voglia di sentire l’adrenalina a palla e di vedere nell’immediato il frutto del lavoro dell’infermiere.

Durante il primo anno guardavo con un pizzico di invidia gli studenti infermieri del secondo e del terzo che erano già in tirocinio nei reparti dell’emergenza e mi chiedevo continuamente quando sarebbe arrivato il mio momento.

Poi il mio momento è arrivato. Se ripenso alla sera prima del mio primo giorno di tirocinio in pronto soccorso ricordo benissimo una cosa: l’ansia. Sì, l’ansia. È assurdo: desideravo tanto una cosa e una volta che l’avevo lì a portata di mano, iniziavo a vacillare.

Supponendo fosse una cosa tutto sommato normale, l’indomani mi sono presentata in tirocinio con tutta la voglia d’imparare possibile. Ed è andata bene, i primi giorni sono andati molto bene.

Che la mia infermiera tutor fosse eccezionale, preparatissima e molto disponibile con me, probabilmente ha voluto dire molto, se non tutto.

Un giorno però è successa una cosa che ancora, a distanza di qualche settimana, mi disturba. Ero al triage, ad osservare il lavoro dell’infermiere in quell’ambito, mentre la mia tutor aveva dovuto raggiungere altri membri della squadra in sala emergenze.

Io non avevo ben capito cosa stesse succedendo o chi fosse il paziente che stavano curando; so solo che ad un certo punto, quando stranamente al triage la situazione era tutto sommato tranquilla, Paola, una oss, viene a prendermi dicendo vieni, vieni con me.

Io la seguo, con un pelo di titubanza, perché non capivo dove dovessi andare. Poi l’ho scoperto: mi ha praticamente gettata dentro la sala emergenze, dove la mia tutor, entusiasta, si sbracciava verso di me tutta soddisfatta:

Vieni, massaggia tu, finalmente posso dire di averlo fatto fare ad un mio studente!

Ora, a parte questa uscita che forse non è stata proprio felicissima, ma che comunque non ho voglia di giudicare, è quello che è successo dopo che ancora mi disturba.

Non me l’aspettavo, ma è normale in un pronto soccorso. Devi aspettarti di tutto ed era proprio questo che volevi provare, mi sono detta. Ecco, forse lì ho iniziato a dubitare di quello che volevo.

Comunque, non so bene come, mi sono trovata in piedi su uno sgabello, con le braccia tese, le mani sovrapposte al centro del torace di una signora che avrà avuto poco meno di 70 anni, tanta tensione e un tifo quasi da stadio alle spalle: massaggia, massaggia, massaggia!

La luce della lampada scialitica rendeva tutto surreale, sentivo un ronzio nelle orecchie che non ho ancora capito se fosse nella mia immaginazione o se effettivamente era cosa reale.

Ho sudato non poco mentre massaggiavo, ma il sudore si è fatto di ghiaccio quando ho sentito un “crack” sotto la pressione delle mie mani. Avevo rotto qualcosa. Non ho mai capito nemmeno se fossero costole o addirittura lo sterno. Ma è stato impressionante. Non pensavo di essere così impressionabile, ma mi sono sentita terribilmente in colpa.

È sciocco, me lo hanno detto tutti. La signora l’abbiamo ripresa, quindi le fratture sono il male minore

Vero, razionalmente non fa una piega. Ma io mi sento dannatamente in colpa e sento di nuovo il ronzio nelle orecchie quando ripenso a quella mattinata. E a quel “crack”. È una sensazione diversa da tutte le altre quella di sentirsi rompere qualcosa a cui è “attaccata” una persona sotto le tue mani.

Io non so se sia normale, ma credo di poter dire che per me è stato un mezzo trauma. Facciamo tre quarti di trauma.

Mi sono anche partite tutte le paranoie di questo mondo sulla mia predisposizione a fare l’infermiera, perché – penso – se mi blocco in questa maniera per aver rotto delle ossa, cosa mi succederà quando un paziente morirà sotto i miei tentativi di curarlo?

Ora sono solo una studentessa e sono “protetta”, ma quando sarò io l’infermiera? Con chi farò i conti?

Sarà una cosa passeggera, una cosa del momento. Son cose che si superano, si devono superare, mi dicono.

Sì, vero. Però io vivo adesso e adesso non sto bene. Quel “crack”, forse, è avvenuto dentro di me

Stella, studentessa infermiera

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Commenti (1)

27beppe72

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1 commenti

Non ti fermare!!!

#1

Grande Stella! Sono più di 20 anni che faccio l'infermiere in emodinamica, e ti assicuro che di massaggi cardiaci ne ho fatti a centinaia... non ti preoccupare, anche io ricordo ancora il primo "crack" ....lo ricordo ancora, ma è normale, ormai dopo tanti anni lo ritengo un fatto naturale, alcuni dicono una conseguenza forse, di un massaggio cardiaco fatto bene... non ti fermare, NON TI FERMARE!!! ...sei sulla strada giusta! vedrai che col passare del tempo ti renderai conto che il tuo lavoro è ORO!!! ....che salvare una vita ti fa sentire meglio di qualsiasi altra cosa.... in bocca al lupo!! ;-)