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area chirurgica

Terapia compressiva per le lesioni agli arti inferiori

di Klarida Hoxha

TerapiaCompressiva

ecco alcuni accorgimenti per non sbagliare. Dall'esperienza del Centro Cure Lesioni Difficili del Centro Iperbarico di Ravenna la soluzione a molti dei problemi irrisolti in altre strutture.

RAVENNA. Riproponiamo un servizio sempre attuale sulla gestione e cura delle lesioni agli arti inferiori. La terapia compressiva per alcune di esse è considerata tra i migliori interventi medico-infermieristici al mondo e se fatta bene può dare dei risultati apprezzabili nel breve-medio periodo e portare alla guarigione del paziente.

In questa pagina riportiamo un servizio apparso sul portale "Esperti di vulnologia", che da anni si occupa di lesioni difficili.

Obiettivi

  • Esercitare una pressione dosata sui tessuti e sulle vene, in rapporto alla capacità che l’individuo ha di deambulare.
  • Controllare l’edema.
  • Contrastare gli effetti negativi dell’ipertensione venosa persistente.
  • Migliorare l’ossigenazione e l’apporto nutrizionale dei tessuti.


Modalità d’azione dei bendaggi

Il bendaggio flebologico sfrutta situazioni diverse a seconda che si desideri giovarsi di una “pressione di riposo” (statica) o di una “pressione di lavoro” (dinamica).

La pressione di riposo (PdR) dipende essenzialmente dall’elasticità strutturale della benda che, in virtù degli elastomeri contesti, tende rapidamente a recuperare la lunghezza di base, una volta distesa per l’avvolgimento spirale. Notevole è l’elasticità residua. Si genera un effetto compressivo di superficie che tuttavia non riesce a contrastare l’espansione dei ventri muscolari sottostanti.

La pressione di lavoro (PdL) dipende invece dalla validità dell’espansione di contrazione dei muscoli delle gambe. Infatti i muscoli surali sono strutture capaci di accorciarsi durante la loro attività. I ventri muscolari si gonfiano in senso latero-laterale, esercitando un’utile azione di compressione e spremitura sui vasi venosi profondi.

Tipi di bende e indicazioni all’uso

Bende anaelastiche o a ridotta estensibilità (estensibili sino al 40% del valore basale). Possono essere adesive o meno ed esercitano una pressione di lavoro molto elevata e a bassa pressione di riposo. La benda a corta estensibilità, cioè con estensibilità inferiore al 70% in tensione del 50% circa, esercita una compressione di circa 8-12 mm Hg. È un bendaggio inefficace per persone non deambulanti.

Bende a media elasticità (estensibili fra il 70-140% del valore basale). Esercitano una pressione di lavoro meno elevata e una discreta pressione di riposo. La compressione in tensione è di circa 18 mm Hg e vanno rimosse la sera. Si possono usare in pazienti con edema poco deambulanti, ma con necessità di rimozione del bendaggio per medicazioni frequenti.

Bende a lunga elasticità (estensibili più del 140%).
Esercitano una pressione bassa di lavoro e molto alta a riposo. La pressione esercitata è molto alta: 38-42 mmHg di conseguenza il bendaggio confezionato con questa benda è sempre mobile e va rimosso alla sera. Sono usate per il mantenimento dopo la riduzione dell’edema, su arti distrofici dove le calze sono controindicate.

Confezionamento di un bendaggio elastico

Primo strato: È sempre lo strato protettivo in cotone di germania o in materiale sintetico con analoghe caratteristiche che ha lo scopo di proteggere le prominenze ossee (cresta tibiale, malleoli) e determinare una compressione concentrica (creando un valore costante di compressione in qualsiasi punto di una circonferenza). Modificando invece il raggio di curvatura applicando l’imbottitura all’interfaccia cute-bendaggio si determinerà una compressione eccentrica negativa (fossette retromalleolari) se la pressione sotto il bendaggio sarà ridotta, oppure una compressione eccentrica positiva se la pressione sarà aumentata (es. perforanti).

Secondo strato: Può essere eseguito con benda corta, media o lunga elasticità; deve essere mobile quando vi è necessità di medicare frequentemente (infezione o presenza di tessuto da rimuovere), fisso quando le caratteristiche della lesione consentono medicazioni meno frequenti. La tecnica utilizzata può essere a spirale o a “8” (o spina di pesce). È indispensabile tenere presente che maggiore è la sovrapposizione delle bende, maggiore sarà la compressione. È importante ricordare che il piede deve essere flesso dorsalmente (posizione a martello) per evitare pieghe alla caviglia.

Il bendaggio elastico dell’arto deve essere applicato con compressione graduale e decrescente dalla caviglia al ginocchio. Si ottiene così un arto eumorfico mantenendo la stessa tensione della benda per la legge di Laplace (secondo la quale la pressione (p) è direttamente proporzionale alla tensione (t) della benda e inversamente proporzionale al raggio (r) della gamba). Per questo motivo, il primo strato serve per regolarizzare il raggio dell’arto “cilindrico” o viceversa a “fiasco”.

Confezionamento del bendaggio multistrato

Il bendaggio multistrato mediante bende a corto o medio allungamento si può alla fine modificare la qualità finale del bendaggio; con un bendaggio in più strati utilizzando una benda a corto allungamento si otterrà alla fine un bendaggio quasi in estensibile, mentre con una benda a media estensibilità otterremo un bendaggio a corto allungamento.

Esistono kit adeguati alla circonferenza della caviglia, consigliati in fase di infezione risolta e nelle fasi di detersione avanzata, in quanto possono rimanere in sede fino a sette giorni senza alterare di molto la pressione iniziale.

Controindicazioni all’ elastocompressione

Scompenso cardiaco.
Arteriopatia cronica obliterante (ABI < 55% prudenza tra 55- 70%).
Paziente non autosufficiente (con gravi patologie concomitanti)
Malattie dermatologiche che controindicano sistemi occlusivi.
Controindicazioni relative all’ elastocompressione.

Esistono patologie (es.allergie ai materiali elastici, neuropatie sensitive,cisti di Baker) dove è necessario di volta in volta valutare se evitare la terapia compressiva oppure attuarla con una serie di accorgimenti.

Avvertenze importanti per l’uso di bende ad elevata elasticità e multistrato

Se il paziente dovesse avvertire una sensazione di dolore o parestesia in posizione distale rispetto al bendaggio, questo deve essere subito rimosso.

Il bendaggio fisso può rimanere in sede fino ad un massimo di sette giorni.

Le fasciature devono essere eseguite da personale sanitario esperto. È quindi necessaria un’adeguata formazione e addestramento nella tecnica di bendaggio.

È fondamentale verificare sempre che il bendaggio a gambaletto termini a un centimetro sotto la testa del perone.

In ogni caso dopo aver eseguito un bendaggio è sempre consigliabile far deambulare il paziente per venti minuti prima di congedarlo.

Per saperne di più e approfondire l'argomento: http://www.espertidivulnologia.it

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