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Fials: bene obbligo vaccinazione sanitari e scudo penale

di Redazione Roma

L’obbligo di vaccinarsi per tutto il personale sanitario e lo scudo penale per i sanitari che vaccinano sono confermati nel nuovo decreto Covid approvato dal Consiglio dei ministri. Il segretario generale della Fials, Carbone: Resta però basilare non far passare gli eroi di ieri, per “mostri” che diffondono il contagio.

Carbone, Fials: si estenda scudo penale a trattamenti

Accogliamo con favore la presa di posizione del Governo in merito all’obbligo dei vaccini per i sanitari, che sono tra le categorie maggiormente colpite non per disattenzione ma poiché inviati nelle corsie senza adeguati Dpi né percorsi consoni. E ancora, privi di un piano pandemico per la formazione.

Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, in riferimento al nuovo decreto Covid in vigore dal 7 aprile. Per quanto concerne l’obbligo di vaccinazione per i sanitari, il provvedimento esplicita che avranno l’obbligo di vaccinarsi gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali.

La vaccinazione sarà requisito essenziale per l’esercizio della professione. Per chi rifiuta? È previsto lo spostamento a mansioni, anche inferiori con il trattamento corrispondente alle mansioni esercitate. Se ciò non è possibile, per il periodo di sospensione non è dovuta retribuzione. In merito ai tempi, la sospensione dei sanitari no vax durerà fino al 31 dicembre del 2021.

Almeno adesso le singole aziende non prenderanno decisioni arbitrarie assegnando ferie d’ufficio oppure attivando procedimenti disciplinari al personale non vaccinato senza aver fatto alcun tentativo di moral suasion, spiega Carbone. Al contempo, però, il segretario generale della Federazione italiana autonomie locali e sanità evidenzia l’importanza di garantire il giusto equilibrio: Non va trascurato il dato che probabilmente nella percentuale di operatori non vaccinati, tantissimi hanno già contratto il virus e – di conseguenza – sviluppato una loro immunità. Avvertiamo la responsabilità di non far passare gli eroi di ieri, per “mostri” che diffondono il contagio. Senza dimenticare ciò che dai primi mesi di pandemia i lavoratori della sanità hanno fatto, combattendo un virus sconosciuto.

E ancora, in merito all’obbligo di informare il paziente, il segretario generale della Fials non manca di evidenziare possibili incoerenze. Una, su tutte. L’aspetto che ci sorprende di più – ammette – è come sia possibile pretendere adesso il consenso informato quando viene definito l’obbligo della vaccinazione attraverso minaccia di sanzioni e senza che vi sia l’obbligo per le aziende di assumersi le responsabilità in merito ad eventuali effetti collaterali che possano creare impedimento alla funzione del singolo operatore. Una contraddizione che, a tutela degli operatori sanitari, deve essere superata nella conversione in legge del decreto.

Ma non è tutto, poiché il decreto Covid prevede anche lo scudo penale per i somministratori che seguono le regole, limitando la punibilità ai soli casi di colpa grave. Per omicidio colposo e lesioni personali colpose verificatisi a causa della somministrazione di un vaccino per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2, effettuata nel corso della campagna vaccinale straordinaria in attuazione del Piano nazionale, la punibilità è esclusa quando l'uso del vaccino è conforme alle indicazioni contenute nel provvedimento di autorizzazione all’immissione in commercio emesso dalle competenti autorità e alle circolari pubblicate sul sito istituzionale del Ministero della Salute relative alle attività di vaccinazione, riporta il provvedimento.

E anche su quest’ultimo aspetto, Carbone – pur con qualche riserva “a monte” – esprime il parere favorevole della Fials. Sullo scudo penale non possiamo che essere d’accordo, ma pare essere maggiormente dettato dal fatto che tutti ad un tratto possono sostituirsi agli infermieri e vaccinare, piuttosto che dall’esigenza di tutelare chi da più di un anno è impegnato a fronteggiare l’emergenza Covid-19.

Il rischio, dall’esterno, potrebbe apparire che si intende ricorrere allo scudo penale per celare qualche, eventuale, colpa. Ma qui Carbone è categorico: Non si tratta di nascondere misfatti, quanto di un diritto sacrosanto per i professionisti che ogni giorno prestano il proprio servizio per salvaguardare la salute della collettività, con risorse sempre più scarse e dovendo assicurare in emergenza prestazioni sempre più specialistiche. Sarebbe l’ora di riconoscere loro condizioni di lavoro più serene.

Giornalista
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