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Ok a indennità di confine per frenare la fuga di infermieri

di Redazione

È stata discussa e approvata lo scorso 27 giugno nell’aula del consiglio regionale della Lombardia la mozione bipartisan sulla possibilità di “indennità di confine” per infermieri, medici e altri professionisti sanitari nata dalla crescente preoccupazione per il fenomeno migratorio di queste professionalità verso la Svizzera, meta molto accattivante soprattutto per il capitolo stipendio.

Frontalieri Lombardia, ok a mozione per arginare la fuga di infermieri

corridoio ospedale

La mozione nasce dal dato preoccupante della crescente emigrazione del personale sanitario, specie tra medici e infermieri, verso la Svizzera ha commentato Silvana Snider consigliere regionale della Lega.

Frenare la fuga degli infermieri in Svizzera, figure professionali che, come molte altre, scelgono di lasciare Valtellina e Valchiavenna per andare a lavorare nella vicina e più "conveniente" confederazione elvetica.

Con questo obiettivo è nata la mozione bipartisan (Forza Italia e Pd) che ha avuto via libera in Consiglio regionale. Il documento chiede che il presidente Attilio Fontana e la giunta intervengano direttamente sul governo di Roma per aumentare il riparto del fondo nazionale sanitario destinato alle Regioni di confine, affinché siano previste maggiori indennità per il personale impiegato nelle aree di confine, logisticamente difficilmente raggiungibili e nelle quali vi sia carenza di personale. Nella mozione viene anche chiesto che si giunga rapidamente al rinnovo contrattuale per il comparto sanità.

All’origine del documento, i dati diffusi dall’Ordine delle professioni infermieristiche di Como e Varese secondo cui il 90% delle persone impiegate nella sanità passate oltre confine tra il 2020 e il 2022 (in Svizzera lo stipendio è circa il triplo) sono infermieri, e circa la metà proviene dalla provincia di Como. Un dato, che corrisponde a più del doppio rispetto alla media degli anni precedenti.

La mozione nasce dal dato preoccupante della crescente emigrazione del personale sanitario, specie tra medici e infermieri, verso la Svizzera. Fenomeno che mette in grave difficoltà tutto il comparto della sanità nelle zone di confine. il testo impegna la giunta regionale a intervenire, presso il Governo, affinché venga prevista una indennità per i medici, infermieri e tutte le professioni sanitarie ma anche per aumentare il riparto del fondo nazionale sanitario destinando maggiori indennità al personale impiegato nelle aree di confine - ha commentato Silvana Snider, consigliere regionale della Lega e tra i firmatari della mozione stessa -. Questo anche sulla base dell’accordo ideato, nei mesi scorsi, dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per la creazione di una forma di defiscalizzazione per i lavoratori dipendenti delle imprese di confine, così da renderle più attrattive dal punto di vista salariale e scongiurare la desertificazione dei territori. Si pongono, inoltre, le basi per un serio riequilibrio e, in prospettiva, sviluppo dei territori lombardi confinanti con la Svizzera.

La speranza è che sia solo l’inizio di una reale presa di coscienza, da parte della politica, regionale e nazionale, delle difficoltà che i nostri professionisti vivono ogni giorno, in un contesto che da Nord a Sud, lo evidenzia il rapporto Crea Sanità-Regioni 2023, laddove mancano maggiormente all’appello infermieri, la qualità della prestazioni sanitarie offerte ai cittadini si abbassa pericolosamente, commenta la notizia dell'approvazione della mozione Antonio De Palma, presidente del sindacato di categoria Nursing Up.

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