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Editoriale

Infermieri e migranti, il mare tra Montreal e Roma

di Monica Vaccaretti

La questione delle migrazioni è diventata una sfida globale continua e, interessando tutta la società civile, dovrebbe scuotere le coscienze delle persone che abitano la regione mediterranea, particolarmente investita dal fenomeno. Le associazioni italiane del terzo settore sono nuovamente coinvolte nella gestione dei migranti che, dopo il soggiorno a Lampedusa – scoglio di primo approdo o di salvataggio dopo naufragio - vengono distribuiti, secondo il principio della solidarietà diffusa, nei vari comuni per ordine dei prefetti su indicazione del ministero. Piccoli gruppi di uomini e donne provenienti dall'Africa, alcuni anglofoni molti francofoni, sono spartiti tra le varie comunità italiane. Alcuni sindaci si rifiutano di accoglierli, dicono di non avere posto per loro. La solidarietà maggiore arriva dalla Croce Rossa e dalle organizzazioni religiose come la Caritas. Altrove si respira insofferenza o indifferenza.

La questione migranti

migranti nel mediterraneo

I migranti, che siano legali o illegali, sono persone in condizioni di fragilità estrema che richiedono la massima attenzione.

L'Europa si trincera ancora una volta nelle retrovie di fronte all'assalto di disperati e difende i propri confini, stipulando recentemente anche trattati con governi non democratici che chiama ora, per interesse, amici. Combatte così la sua decennale battaglia contro l'immigrazione illegale, senza riuscire mai a gestire il fenomeno con giustizia, lungimiranza e saggezza.

I flussi continuano ad essere inarrestabili, ad ogni nuovo approdo l'hub di Lampedusa esplode di miseria umana e di sdegno. Nonostante le tragedie in mare e in terra, le persone continuano a lasciare i paesi d'origine e a salire su imbarcazioni marce e riempite pericolosamente, dirette verso i flutti e l'ignoto.

Gli sbarchi nelle isole italiane e greche, le più vicine al continente africano ed asiatico, avvengono con il bello ed il cattivo tempo. Alla disperazione non importano le condizioni del cielo. Salpare o mettersi in cammino nel deserto è l'unica cosa che conta per milioni di persone, quelle che ancora non si sono mosse certamente lo faranno.

Ci provano, anche se le avversità rendono il viaggio un'odissea e la meta diventa un miraggio. L'immigrazione legale invocata dai governi europei, che sarebbe la più equa ed umana, richiede tuttavia un numero preciso e limitato di persone. Le altre restano fuori, senza se e senza ma. È una legge spietata, che non accoglie tutti ma soltanto uomini e donne selezionate secondo alcuni parametri dettati dalla capacità di accoglienza e dagli interessi economici. I paesi ricchi hanno bisogno di nuova manodopera e sono drammaticamente in declino demografico, tuttavia, si guarda ancora al colore della pelle.

Il Processo di Roma

L'incontro è stato significativamente definito dagli organizzatori il Processo di Roma, una piattaforma strategica, globale, inclusiva e pluriennale per l'azione collettiva. L'obiettivo è quello di rinnovare l'impegno comune ad affrontare i fattori politici, socioeconomici e climatici della migrazione e degli sfollamenti internazionali forzati e promuovere percorsi legali e sicuri per la migrazione e contrastare più efficacemente la tratta di esseri umani e il traffico dei migranti.

Si processa un fenomeno, in un dibattito processuale si indagano le cause, si ricerca il movente che ha condotto all'atto riprovevole o delittuoso contro la legge. E si finisce con il condannare qualcuno.

Che colpa hanno le persone che migrano?

La colpa di partire verso simili che stanno meglio. Se la rotta fosse contraria e diretta verso il sud del pianeta, all'Europa importerebbe davvero qualcosa? Agli Stati europei è mai davvero importato delle sorti dei suoi ex cittadini coloniali, anche dopo aver lasciato a quei popoli il diritto di governarsi da sé?

Non hanno forse continuato a sfruttare poveri uomini ed inestimabili ricchezze del sottosuolo in altre forme? Le miniere del Congo in cui migliaia di miserabili, anche minori, estraggono il prezioso cobalto, necessario per la transizione green del mondo, ne sono il più attuale esempio. Se davvero si fosse voluto risolvere il problema alla radice, i lavori sarebbero dovuti partire già cinquant’anni fa, con le prime avvisaglie. Ora è tardi e non c'è più tempo, complice l'aggravarsi delle condizioni climatiche diventate proibitive anche per persone abituate a tribolare, a non avere niente e a sopportare il peggio.

Persino i miserabili alla fine si ribellano, cercando di avere salva almeno la vita

Come può pretendere il governo italiano, che si sente più minacciato di altri in quanto frontiera estrema della sponda mediterranea, di farsi autore e risolutore di uno dei maggiori problemi esplosivi del mondo?

Non certamente escludendo dal partenariato altri autorevoli coautori, come la Francia, tessendo false ed inopportune lodi verso i ricchi governi arabi e pagando sostanzialmente i paesi magrebini in modo che facciano il loro dovere, quello di ricacciare indietro tutta questa orda al posto e per conto dell'Unione Europea che non può o non vuole fare altrimenti.

C'è stato tempo per gli investimenti e gli aiuti nelle terre di partenza, non sono stati mai fatti in maniera decisiva. Ora che la situazione sta esplodendo, c'è solo il tempo del lamento. Quello di chi si sente invaso urla di più ma solo quello di chi muore in simili condizioni è degno di avere voce.

Gli infermieri sono in prima linea anche sul fronte migranti

Di migranti si è discusso, ma in altri termini e sotto altri punti di vista, anche al Congresso 2023 dell'International Council of Nurses (ICN) che si è svolto a Montreal, in Canada, lo scorso 4 luglio. Gli infermieri sono in prima linea anche su questo fronte, sia per la politica sanitaria sia per la presa di posizione umana nei confronti dei soggetti più vulnerabili.

infermiera con migranti

I migranti, che siano legali o illegali, sono persone in condizioni di fragilità estrema che richiedono la massima attenzione, anche se minano i nostri sistemi sociali e sanitari per la consistenza del fenomeno.

Alla luce del drammatico aumento delle migrazioni dai paesi più poveri a quelli più ricchi del mondo, che mettono sempre più in evidenza le grandi ed inaccettabili disparità nelle condizioni di vita delle popolazioni umane nelle diverse parti del mondo, gli infermieri dell'ICN riconoscono che purtroppo alcuni paesi non forniscono cure e protezione umana a persone che spesso fuggono da situazioni disperate.

Pertanto, durante i lavori congressuali è stata approvata una risoluzione di emergenza, proposta dall'Organizzazione delle infermiere norvegesi, che richiede con forza un trattamento umano dei migranti.

Gli infermieri non possono tacere ed ignorare quanto sta accadendo

E ciascuno dovrebbe essere coerente con il proprio mandato, nel rispetto del principio di universalità ed uguaglianza. Mi capita talvolta di sentire parole piene di risentimento e discriminazione verso i migranti, anche tra gli infermieri, sanno di rifiuto e di paura verso il diverso. Sono in netto contrasto con l'essenza del nursing.

Anche gli infermieri sono cittadini con un loro orientamento politico, anche gli infermieri sono persone che percepiscono minaccia di fronte a questa nuova, continua e massiccia presenza che rischia - si racconta - di cambiare la cultura e l'identità del Paese che accoglie.

Sono paure ancestrali tipiche dell'essere umano, che teme di essere predato e di perdere la propria ricchezza e sicurezza. Tuttavia, sarebbe più bello se l'azione di ciascun infermiere nel mondo fosse orientata come il suo pensiero. E che il pensiero fosse limpido, libero da qualsiasi pregiudizio e da ogni timore.

Il tema del congresso canadese era “Infermieri insieme: una forza per la salute globale”. Gli infermieri, in quanto operatori sanitari, sono soltanto una delle varie componenti della forza politica globale chiamata a gestire e risolvere le sfide dell'umanità. Ventotto milioni di infermieri, associati nell'INC, sono protagonisti di tutte quelle condizioni che mettono a rischio la salute delle persone.

È un lavoro, quello degli infermieri, oggi più importante che mai, come ha dichiarato il primo ministro canadese Trudeau in visita al Congresso: Gli infermieri sono spesso in prima linea nel salvare vite ogni giorno e sanno meglio di chiunque altro che non esistono soluzioni semplici ai problemi complessi e che semplici slogan politici non risolveranno i grandi problemi.

Riconoscendo che gli infermieri sono al centro di tutta la vita della comunità locale e globale e che nessuno ha il dito sul polso dei sistemi sanitari tanto quanto loro, è auspicabile che, a livello del consiglio internazionale, essi siano maggiormente considerati partecipando maggiormente agli incontri politici decisionali e offrendo la forza del loro contributo, secondo la propria visione sempre incentrata sul diritto primario della salute.

Tra il congresso di Montreal e il Processo di Roma ci sta in mezzo il mare, come tra il dire e il fare. I decisori politici purtroppo non sono i professionisti della salute. Il paradigma sui migranti che si sta diffondendo su larga scala non mi sembra stia andando nella direzione verso cui sono rivolti gli infermieri.

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