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Care Film Festival, corti a concorso sul prendersi cura

di Leila Ben Salah

Si chiama “Care Film Festival” ed è un concorso internazionale per cortometraggi sul tema del prendersi cura. Abbiamo intervistato il direttore artistico Vittorio Raucci.

Prendersi cura, un valore che diventa film

Vittorio, come nasce il Care Film Festival e perché?

Nasce da un’esigenza del gruppo dirigente del Nursind Monza e Brianza di creare un’occasione di dialogo e di confronto tra le persone sul tema del prendersi cura. Un tema di grande attualità, visto che viviamo tempi di grande cinismo e di profondi egoismi. L’idea, dapprima vaga, ha poi preso, nel tempo, una forma sempre più definita: quella del concorso internazionale per cortometraggi sul tema del prendersi cura. Il progetto è stato sottoposto all’attenzione della direzione nazionale Nursind e ha subito convinto i componenti del direttivo, tanto che hanno deliberato di sostenere economicamente e organizzativamente l’intero festival. Strada facendo si è poi unito, a sostegno dell’iniziativa, anche il collegio Ipasvi di Milano, Lodi e Monza e Brianza, che pure si è dimostrato entusiasta dell’iniziativa messa in cantiere, decidendo di finanziare i premi in palio, che ammontano a 1350 euro. L’obiettivo di tutti noi è quello di promuovere il valore del prendersi cura e veicolare, attraverso questo tema, l’importanza e il ruolo dell’infermiere nei sistemi sanitari internazionali.

Florence Nightingale

Quali sono le modalità di partecipazione? 

La partecipazione al concorso è aperta a tutti senza limiti di età, sesso o nazionalità e senza particolari competenze in tema cinematografico. Il concorso sarà diviso in due sezioni: il tema fisso è legato ai cortometraggi ispirati al concetto del prendersi cura, mentre il tema libero è aperto alla libera partecipazione di qualsiasi genere di filmati. Per partecipare al Care Film Festival è necessario versare la quota di 8 euro (che dà diritto di inviare fino a due cortometraggi) con le modalità specificate sul sito. È necessario, infine, regolarizzare l’iscrizione inviando la ricevuta del versamento.

Quanti corti avete ricevuto finora? 

Siamo ancora nella prima fase e lontani dalla scadenza di presentazione dei lavori, che è fissata al 16 luglio 2017. È consuetudine, per gli autori, utilizzare questo tempo per mettere a punto le loro opere e, di norma, inviarle nelle ultime due settimane prima della scadenza. In questi giorni stanno giungendo i primi lavori da varie parti del mondo (Stati Uniti, Australia, Germania, Spagna) e dall’Italia. Non posso sbilanciarmi, ovviamente, ma sembra che dal punto di vista qualitativo stiamo iniziando proprio col piede giusto.

C’è il rischio che ci si scontri con la direttiva del ministero della salute che vieta i selfie o comunque i video all’interno degli ospedali?

Ci tengo a precisare che il concetto del prendersi cura non riguarda solo il circuito sanitario, ma appartiene all’intero universo umano. L’avvocato, il fornaio, il contadino, il capufficio, la casalinga, lo sportivo … tutti si prendono cura di qualcosa o di qualcuno. Quindi il concorso è rivolto a tutti, non solo a chi si prende cura di persone con bisogni di salute. Per quanto riguarda la direttiva ministeriale, ovviamente per ogni immagine o ripresa realizzata all’interno delle strutture ospedaliere gli autori dovranno richiedere formale autorizzazione alle direzioni sanitarie. Anche i registi devono rispondere, come tutti, alla legge e quindi devono muoversi nel rispetto delle norme. Tuttavia, alcune situazioni di cura ospedaliera si possono anche ricreare fuori dagli ospedali, mediante l’utilizzo di scenografie e attori che interpretino operatori e pazienti.

Si tratta della prima edizione, cosa vi aspettate?

Facciamo gli opportuni scongiuri e auspichiamo che l’iniziativa si riveli di grande successo. Non per il successo fine a se stesso, ma per il raggiungimento dell’obiettivo principale dell’iniziativa, ovvero quello di attivare momenti di confronto sul valore del prendersi cura. Ci aspettiamo, inoltre, di ricevere filmati suggestivi, evocativi, capaci di trasmettere emozioni e, attraverso esse, generare dibattito, riflessione sul senso e sul modo di vivere insieme agli altri.

Progetti futuri?

Beh… intanto vediamo come va quest’anno! Se il festival dovesse andare come sperato, potrebbe trasformarsi in un appuntamento fisso, a cadenza annuale, magari da organizzare ogni volta in una città diversa.

Giornalista
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