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Infermiere eroe salva una donna incinta e il suo bambino

di Leila Ben Salah

Una donna incinta che sta per partorire e che parla solo arabo. Le urla, il dolore, la paura, lo stordimento da monossido di carbonio, di cui era intriso l’appartamento. E un infermiere di 35 anni che ha un’intuizione e riesce a salvare mamma e bambino.

Infermiere salva una donna incinta e il suo piccolo

Luca Tommasi

Luca Tommasi, l'infermiere eroe

È una bellissima storia a lieto fine quella che viene da Borso del Grappa, in provincia di Treviso. La storia di un infermiere eroe, che però eroe non si sente affatto. Ho solo fatto il mio lavoro dice Luca Tommasi, l’infermiere che l’altra notte ha salvato una donna incinta e il suo bambino.

Incinta e intossicata dal monossido

Erano circa le 22 quando la donna, marocchina di 28 anni, si sente male. Esce dall’appartamento e chiede aiuto a un vicino di casa, infermiere anche lui, che chiama subito il 118. Dal Suem di Crespano parte l’ambulanza medicalizzata. A bordo ci sono Luca Tommasi, infermiere di 35 anni, un medico da poco in servizio all’ospedale e un altro infermiere, anche lui da non molto in servizio. Quando arriva sul posto, il team di soccorso trova la donna in stato confusionale, delirante, che urla in una lingua che nessuno conosce. Abbiamo pensato che stesse facendo una scenata - dice Luca Tommasi - perché il termine della gravidanza era scaduto solo tre giorni prima, ma non aveva il travaglio e non aveva rotto le acque. In più non capivamo cosa stesse dicendo. Parlava arabo e francese, nemmeno una parola di italiano o di inglese.

L’intuizione dell’infermiere salva la donna

È stato un lampo, un’idea balenata nella mente di Luca. Ho chiesto al collega di prendere il Drager, un rilevatore di monossido di carbonio - ci racconta l’infermiere - e di verificare l’aria all’interno dell’appartamento. Il collega corre a prendere l’apparecchiatura in ambulanza, sale in casa e dopo pochi secondi esce, tutto trafilato, con l’apparecchio che suona e vibra a tutto spiano. È monossido, è monossido dice.

Sono quindici anni che faccio questo lavoro - dice ancora Luca - e ho imparato ad avere un minimo di sesto senso. Ho pensato che poteva trattarsi di alterazione del sensorio dovuta a monossido. E così era infatti. Non ha sbagliato Luca e ha subito avvertito la centrale di Treviso. In accordo con la centrale - racconta - abbiamo subito portato la donna a Bassano, perché anche se fuori provincia era l’ospedale più vicino.

Ero preoccupato soprattutto per il bambino. Lo sentivo muoversi, ma non avevo idea se stesse soffrendo o meno

A Bassano la donna ha dato alla luce un bellissimo maschietto, che poi è stato trasferito a Verona nel reparto di terapia intensiva neonatale. Piccolo e mamma ora stanno bene. Mi piacerebbe vederli - dice Luca -. Ho 15 parti sulle spalle e questo è l’ultimo. Mi farebbe davvero piacere vedere il bambino. Orgoglioso di Luca anche il padre Aurelio Tommasi, direttore sanitario del Suem di Crespano. È lui che qualche anno fa ha deciso di spendere soldi per comprare il Drager. Ho investito su questo apparecchio - dice - perché mi sembrava giusto e il tempo mi ha dato ragione.

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