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malattie infettive

Importanza della sanificazione ambientale

di Daniela Accorgi

Umidità, intrappolamento e contaminazione crociata, sono queste tre parole che ripeteranno molte volte in queste considerazioni. Ora sembrano solo parole estrapolate dal contesto e quindi povere di significato rispetto all’argomento, ma via via acquisteranno senso e significato.

Perché è importante interessarsi di sanificazione ambientale

Un buon processo di sanificazione deve prevedere un metodo ad umido e l’utilizzo di panni e pannetti con capacità di intrappolamento

Vi è ormai un’abbondante letteratura che ha dimostrato come le superfici inanimate intorno al paziente siano contaminate da microrganismi e come questa condizione le faccia diventare dei serbatoi, punti di inizio della trasmissione delle infezioni.

Il nostro corpo elimina costantemente nell’ambiente circostante microrganismi, lo fa attraverso la desquamazione cutanea, con l’eliminazione di qualunque fluido corporeo durante (es. urine, feci), in caso di ferite secernenti, drenaggi o ulcere. La nostra igiene personale può aumentare la contaminazione dell’ambiente: ad esempio lavarsi o non lavarsi le mani dopo essere stati in bagno può aumentare la contaminazione ambientale in caso di contatto delle mani con le superfici.

Ma l’ambiente inanimato rappresenta per i microrganismi una condizione non favorevole alla loro sopravvivenza? Una volta eliminati nell’ambiente, i microrganismi tendono a sopravvivere. I tempi di sopravvivenza sono molto lunghi in alcuni casi. Un’attenta revisione sistemica della letteratura ha riassunto i tempi di sopravvivenza.

Persistenza dei batteri nell’ambiente inanimato (Kramer 2005)

Batteri Durata di persistenza nell'ambiente (intervallo)
Acinetobacter spp. Da 3 giorni a 5 mesi
Campylobacter jejuni Fino a 6 giorni
Clostridium difficile (spore) 5 mesi
Chlamydia pneumoniae, C. trachomatis ≤ 30 ore
Chlamydia psittaci 15 giorni
Corynebacterium diphtheriae 7 giorni - 6 mesi
Escherichia coli 1,5 ore - 16 mesi
Enterococcus spp. compresi VRE e VSE 5 giorni - 4 mesi
Haemophilus influenzae 12 giorni
Helicobacter pylori ≤ 90 minuti
Klebsiella spp. Da 2 ore a> 30 mesi
Listeria spp. 1 giorno - mesi
Mycobacterium tuberculosis 1 giorno - 4 mesi
Neisseria gonorrhoeae 1-3 giorni
Proteus vulgaris 12 giorni
Pseudomonas aeruginosa 6 ore - 16 mesi; su pavimento asciutto: 5 settimane
Salmonella typhi 6 ore - 4 settimane
Salmonella typhimurium 10 giorni - 4,2 anni
Salmonella spp. 1 giorno
Serratia marcescens 3 giorni - 2 mesi; su pavimento asciutto: 5 settimane
Shigella spp. 2 giorni - 5 mesi
Staphylococcus aureus, incluso MRSA 7 giorni - 7 mesi

Persistenza dei funghi nell’ambiente inanimato (Kramer 2005)

Funghi Durata della persistenza (intervallo)
Candida albicans 1 - 120 giorni
Candida parapsilosis 14 giorni

Persistenza dei virus nell’ambiente inanimato (Kramer 2005)

Virus Durata della persistenza (intervallo)
Adenovirus
7 giorni - 3 mesi
Astrovirus 7-90 giorni
Coronavirus 3 ore
Virus associato alla SARS 72-96 ore
Virus Coxsackie > 2 settimane
Citomegalovirus 8 ore
HAV 2 ore - 60 giorni
HBV > 1 settimana
HIV > 7 giorni
Virus dell'herpes simplex, tipo 1 e 2 4,5 ore - 8 settimane
Virus influenzale 12 giorni
Norovirus 8 ore - 7 giorni
Papillomavirus 16 > 7 giorni
Poliovirus di tipo 1 4 ore - <8 giorni
Poliovirus di tipo 2 1 giorno - 8 settimane
Virus pseudorabbia ≥ 7 giorni
Virus respiratorio sinciziale Fino a 6 ore
Rinovirus 2 ore - 7 giorni
Rotavirus 6 - 60 giorni

Una delle condizioni che favorisce questa sopravvivenza è il loro intrappolamento nella polvere e nello sporco che aderisce alle superfici. La sanificazione ha l’obiettivo di intervenire su queste condizioni attraverso la sua rimozione intervenendo così sul serbatoio ambientali dei microrganismi.

Quali sono gli obiettivi della sanificazione

La sanificazione è un processo che prevede diversi momenti, dall’eliminazione dello sporco visibile fino agli interventi di disinfezione.

Definizioni del processo di sanificazione (ANMDO – 2018)
Sanificazione Attività che riguarda il complesso di procedimenti e operazioni atti a rendere salubre un determinato ambiente mediante le attività di pulizia, di detergenza e/o la successiva disinfezione
Pulizia Attività che riguarda il complesso di procedimenti e operazioni atti a rimuovere ed asportare rifiuti, polveri e sporco di qualsiasi natura, dalle superfici di ambienti confinati e non confinati
Detergenza Operazione volta all’eliminazione dai substrati di qualsiasi traccia di sporco presente, in modo da renderli otticamente puliti, tramite un’azione chimica, un’adeguata azione meccanica ed un determinato tempo d’azione, senza alterarne le caratteristiche fisiche
Disinfezione Procedura che ha lo scopo di eliminare o distruggere i microrganismi patogeni, ma non necessariamente tutte le forme microbiche (es. endospore batteriche), su oggetti inanimati, mediante l’applicazione di idonei agenti fisici o chimici (ad es. calore, disinfettanti)

Una buona sanificazione è il risultato di un metodo condiviso e ripetibile da parte di tutti gli operatori e l’utilizzo di strumenti adeguati. Senza entrare nel dettaglio vediamo gli elementi essenziali di questo processo.

Elementi essenziali di un processo di sanificazione

Un buon processo di sanificazione deve prevedere un metodo ad umido e l’utilizzo di panni e pannetti con capacità di intrappolamento per quanto riguarda la spolveratura delle superfici e la scopatura dei pavimenti.

L’utilizzo di panni e pannetti umidi e non bagnati favorisce il distacco dello sporco ed evita che la polvere venga di nuovo riammessa nell’aria. È importante differenziare il pannetto umido da quello bagnato, perché il pannetto umido non lascia sulle superfici residui di acqua come il pannetto bagnato, questo è importante per evitare di creare un ambiente favorevole alla moltiplicazione dei microrganismi o favorire la diluizione del disinfettante. Alcuni pannetti possono prevedere la presenza di un tensioattivo. Tale sostanza favorisce il distacco dello sporco.

E infine l’effetto intrappolamento per prevenire la contaminazione crociata. Uno dei pericoli del processo di sanificazione è proprio la contaminazione crociata, cioè è necessario evitare di spostare lo sporco da una superfice all’altra.

Per questo è fondamentale utilizzare un pannetto che intrappoli lo sporco, come ad esempio i pannetti in microfibra. La microfibra è una fibra sintetica composta da una miscela di poliestere (80%) e poliammide (20%). Sono fibre piccolissime circa 1/16 della dimensione di un capello umano. L’architettura delle fibre e la composizione permettono di catturare e intrappolare lo sporco, la polvere e i liquidi.

Il poliestere svolge la funzione di asportazione dello sporco mentre la rappresenta la parte assorbente l’architettura dei due prodotti permette di catturare lo sporco e i liquidi aiutati dalla carica positiva della fibra stessa. A differenza della microfibra il filato in cotone è uniforme, di conseguenza tende a raccogliere meno sporco e può favorire la contaminazione crociata.

Metodiche di spolveratura ad umido

La microfibra ha dimostrato di poter rimuovere fino al 98-99% dei virus da una superficie utilizzando solo acqua. In confronto, le fibre di cotone tradizionali hanno dimostrato di rimuovere solo il 30% dei batteri e il 23% dei virus da una superficie ambientale contaminata.

Questa capacità dipende anche dalla metodica con la quale si effettua la spolveratura e scopatura; occorre che i pannetti passino in maniera uniforme su tutte le superfici contaminate evitando la contaminazione crociata. Questo vuol dire dare un senso di direzione, quale:

  • Muoversi dalle aree più pulite verso quelle più sporche (es. prima il lavandino del water)
  • Muoversi dall’alto verso il basso (es. la testata del letto prima delle ruote del letto)
  • Utilizzare un movimento ad S per passare sulle superfici in un’unica direzione di marcia
  • Utilizzare pannetti colorati per area colore

La qualità della sanificazione è il risultato di un doppio scenario che possiamo rappresentare come un teatro che è fatto da un sipario e da un dietro le quinte. Quello che abbiamo descritto fino adesso è il nostro sipario, ma esiste un dietro le quinte, quell’area definita come “cantiere”, cioè gli ambienti dedicati allo stoccaggio, alla preparazione e al ricondizionamento delle attrezzature e degli accessori.

Nello spazio identificato come cantiere devono essere presente i seguenti ambienti, locali o spazi dedicati:

  • Zona/locali per la raccolta dei panni sporchi
  • Zona/locali per la sanificazione di carrelli
  • Zona /locali lavanderia dove è presente e lava centrifuga e possibilmente un essiccatore
  • Zona/locali per il deposito del materiale pulito e monouso
  • Zona/locali per la preparazione dei carrelli e per la diluzione dei prodotti

Una volta terminate le pulizie, trasportiamo i nostri pannetti carichi di sporco e di microrganismi nell’area cantieri. Dobbiamo liberare lo sporco che abbiamo intrappolato all’interno delle trame dei nostri pannetti senza compromettere l’architettura della nostra microfibra, per questo è necessario:

  • Eseguire un lavaggio alla temperatura consigliata dal produttore (di solito 60 gradi)
  • Usare un detergente consigliato da produttore
  • Rispettare il carico di lavaggio in rapporto alla capacità della lavatrice
  • Non utilizzare candeggina
  • Non utilizzare ammorbidenti

I pannetti escono umidi delle lavatrici, l’umidità che ci ha aiutato nell’asportare lo sporco dalle superfici può diventare un potenziale pericolo, perché favorisce la moltiplicazione dei microrganismi. Per questo tutti i pannetti una volta ricondizionati devono essere immagazzini asciutti.

Infermiere

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