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Lettera ad un amico in un posto speciale

di Giordano Cotichelli

Ciao. Difficile vedersi in questi giorni e troppo scontato chiederti come stai e dove stai. I tuoi pensieri sono stretti ora in un piccolo spazio, obbligato. Sono certo che riuscirai ad aprirlo. Sì, ne sono certo, ed io sono qui per aiutarti a farlo. Bene. Via per prima cosa questi muri, il soffitto, le tende, e finestre, e vetrate e porte e tutto ciò che lega la tua mente. Un piccolo sforzo, dei tanti che ne stai facendo: immagina. Fuori il cielo è di un colore che non si è mai visto. È blu, celeste, azzurro, indaco. È di più. Si specchia nei petali dei nontiscordardime, riverbera di zaffiri, o più banalmente riporta alla carta della pasta di quando si era bambini. Un cielo che ti ricorda gli occhi di un amore lontano. È un cielo questo, caro amico, che colora i tanti colori del mondo.

Si sta lontani, ma forse non si è mai stati così vicini

Alle finestre vedi tanta gente con i nasi all’insù che lo ammirano. Girano le teste per allargare gli spazi e condividerli con il vicino. Sì, con quello che sta dall’altra parte dell’isolato. Per anni si sono completamente ignorati alla fermata del bus. Mai salutati. Su Facebook si maledivano reciprocamente. Adesso si sorridono ad un chilometro di distanza; da un balcone all’altro.

Non si va molto in giro, come saprai. Ed è brutto dirlo, ma le città degli uomini sono bellissime, senza uomini. Sono più grandi, più sincere, più amiche; anche se hanno uno sguardo triste dato che, un po’, gli manchiamo, noi uomini.

A Venezia i canali sono tornati ad avere le acque limpide. Me lo ha detto una signora l’altro giorno, in fila al mercato. Beh, sì! Davanti all’entrata dei supermercati si aspetta un po’. Si sta lontani, ma forse non si è stati mai così vicini. Certo, vedi anche chi ti schiva. Chi è tutto mascherato da paura e che si è comprato di tutto, pure cinque barattolini di origano essiccato; teme un razionamento futuro. Speriamo di no. Anche se fosse, da solo che ci fai con l’origano? E poi, ce ne sono tanti altri di odori.

Mentre riempivo un sacchetto di pomodori si è staccato il rametto verde e peloso di uno e le dita si sono riempite del suo odore. L’estate in punta di polpastrello. Sì, lo so che non ti dovrei parlare di cibo, ma se riesci per un attimo a distrarre i sensi da tutti i fili che ti legano, la memoria di qualche aroma, da qualche parte, riesci a rubarla. Aprila, sentila e cerca di non perderla. Ogni tanto torna a giocarci.

Io, caro amico, sono qui con te. Mi vedi? Sì, lo so che non mi riconosci, così, tutto vestito di bianco, di verde, di azzurro. No, la maschera non è quella di un saldatore

Capirai, come si fa a non parlare di cucina, noi che ci vantiamo tanto dei nostri piatti, come se quelli degli altri non fossero altrettanto buoni. Vero, riusciamo a fare cose sui fornelli che riempiono prima la testa che la pancia. E di questi tempi poi, ancora di più.

Addirittura mia figlia ha iniziato a mangiare le lenticchie. Lei, che le ha sempre schifate. Adesso non fa che dire che bisogna andare a vedere quelle di Castelluccio. La fioritura è fra poco. Fra poco cento arcobaleni si lasceranno alle spalle piogge grigie e sporche ed andranno a riposarsi sull’Appennino. Fra qualche settimana.

Ma sì! Fra qualche settimana. Vai tranquillo. Ce la faremo. Io, caro amico, sono qui con te. Mi vedi? Sì, lo so che non mi riconosci, così, tutto vestito di bianco, di verde, di azzurro. No, la maschera non è quella di un saldatore, anche se ci sono i saldatori che continuano a lavorare.

Come gli autisti, i postini, i marinai e i manovali e chi fa le pulizie. E chi produce le cose, le tante cose che oggi ci servono. E che domani ci serviranno molto meno. Domani, sì! Questione di poco, perché per te, per me, per tutti, il domani è lì, a portata di mano e niente e nessuno ce lo porterà via. Perché il domani è oggi. Un appuntamento che non mancheremo. Insieme.

NurseReporter

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