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Com'è cambiata la Sanità in era pandemica Covid-19

di Mario Ripino

I cambiamenti che inevitabilmente la pandemia da Covid-19 ha comportato sono molteplici. Oltre a quelli politici, sociali ed economici, essi hanno invaso anche il mondo sanitario. In particolare, l’adozione di nuove soluzioni tecnologiche e l’implementazione della telemedicina è aumentato a tempo di record, mettendo a disposizione di pazienti e sanitari molteplici applicazioni per il monitoraggio dello stato di salute da remoto.

Garantire la continuità delle cure grazie a video e teleconsulti

Un videoconsulto tra medico e paziente in epoca Covid-19

L’ambito sanitario è stato senza dubbio quello più colpito dalla pandemia da Covid-19. Nonostante ciò, alcuni aspetti che erano latenti da tempo, e che si stavano sempre più sviluppando prima dell’inizio della pandemia, hanno trovato sempre più applicazione in questo particolare momento storico.

In particolare, i progressi tecnologici e la telemedicina sono stati in grado di rispondere a molteplici bisogni di salute di migliaia di persone che altrimenti avrebbero avuto notevole difficoltà nell’approcciarsi ai servizi sanitari.

Negli ultimi anni l’utilizzo sempre più diffuso della documentazione medica elettronica e delle ricette elettroniche hanno garantito la continuità delle cure, agevolando al tempo stesso i processi di diagnostica. Questo ambito ha mostrato un notevole sviluppo in ambito pandemico, riducendo il rischio di trasmissione del virus nelle strutture mediche che hanno invitato i pazienti al contatto a distanza (per telefono o virtuale).

Prima della pandemia, la telemedicina e l’e-health erano considerate innovazioni tecnologiche interessanti, implementate però principalmente da soggetti commerciali. A seguito della pandemia, quasi tutti i pazienti e gli operatori sanitari sono stati costretti a utilizzare queste soluzioni - relegate prima a pratiche di nicchia - e soprattutto a garantire anche in questo contesto la continuità assistenziale. L’utilizzo capillare di questa tecnologia ha reso necessario che venissero sviluppati dei software appropriati, in grado di garantire dei consulti medici a distanza che fossero sicuri ed efficaci.

La diagnosi al di fuori dei contesti sanitari

Oltre alla necessità di garantire la continuità assistenziale a tutti i pazienti, la pandemia ha reso consapevoli del fatto che l’assistenza medica debba estendersi ben oltre le strutture sanitarie. In risposta a ciò, sono stati allestiti punti mobili sia per semplici misurazioni della temperatura che per tamponi rapidi e molecolari. Molte attività sono entrate nella quotidianità di tutti: l’introduzione della misurazione della temperatura obbligatoria prima di accedere alla struttura lavorativa, il controllo dello stato di salute dei passeggeri da parte delle compagnie aeree e l’introduzione della possibilità di eseguire il tampone obbligatorio dopo un viaggio all’estero direttamente nell’aeroporto di rientro.

Le soluzioni di intelligenza artificiale nel campo dell’e-health e della telemedicina e i moderni dispositivi diagnostici sono stati fondamentali per fornire servizi medici al di fuori del loro ambiente tradizionale. Un esempio di ciò è rappresentato dal punto diagnostico Comarch, che permette a qualsiasi persona di effettuare un rapido controllo della salute in autonomia e in qualsiasi setting: uffici, aeroporti, stazioni di servizio, uffici pubblici o centri commerciali.

Questo punto diagnostico consiste in un’applicazione che guida l’utente attraverso tutti gli esami e un set di dispositivi di misurazione integrati (termometro, sfigmomanometro, registratore di eventi ECG, bilancia, analizzatore della composizione corporea, stetoscopio, otoscopio, ecc.). Questi dispositivi di misurazione integrati sono in grado di inviare automaticamente i risultati degli esami a un’applicazione che interpreta il risultato della misurazione, fornendo al paziente al termine dell’esame un rapporto che può essere integrato con un’analisi da parte del personale medico a distanza. Questa integrazione risulta essere estremamente utile soprattutto se gli utenti utilizzano dispositivi di misurazione più avanzati, come il registratore di eventi ECG, l’otoscopio o lo stetoscopio.

Il telemonitoraggio

È ormai noto come i pazienti che non necessitano di ricovero possono essere monitorati al di fuori delle strutture sanitarie, al fine di sgravare il personale medico e di razionalizzare e migliorare la qualità delle cure. I vantaggi dell’estensione del monitoraggio includono una maggiore sicurezza e comfort dei pazienti, migliori risultati della cura, supporto nel mantenimento della salute e possibilità di destinare più risorse (umane, di tempo, materiali) ai pazienti gravemente malati.

Controllo della quarantena

In tempo di pandemia, il telemonitoraggio ha trovato applicazione anche per il tracciamento dei contatti e il controllo della quarantena. Paesi come Germania, Israele e Singapore hanno utilizzato soluzioni come applicazioni mobili o braccialetti per identificare e avvisare le persone che hanno avuto un potenziale contatto con il virus. Un esempio di tale utilizzo è rappresentato dai bracciali della Salute Comarch Life Wristband, i quali sono stati utilizzati per monitorare le persone in quarantena a Sofia (Bulgaria). In particolare, l’Ispettorato Sanitario Distrettuale ha ottenuto l’accesso alla piattaforma di telemedicina Comarch e-Care e al supporto tecnico di Comarch e di Inter Business’91 LTD, il partner bulgaro per l’implementazione.

Nel dettaglio, si tratta di un bracciale da polso che monitora costantemente la salute dell’utente. Tale bracciale è dotato di una scheda SIM, un sensore di frequenza cardiaca, un pulsante SOS che consente il contatto diretto con il personale medico e un modulo GPS che consente una geolocalizzazione precisa.

Il dispositivo invia i dati alla piattaforma di telemedicina 24 ore su 24, consentendo così alla centrale di monitoraggio di determinare se una persona rimane in quarantena e in quali condizioni di salute si trovi. Questo bracciale consente inoltre di effettuare chiamate vocali, in modo tale da poter fornire assistenza a distanza o chiamare i servizi di emergenza locali. La supervisione a distanza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, delle persone che rimangono in quarantena riduce infine la necessità di controlli diretti da parte degli organi addetti, riducendo così il rischio di contrarre il coronavirus.