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COVID-19

È in arrivo la twindemia: influenza e coronavirus assieme

di Giordano Cotichelli

Previste nuove misure governative per contenere i dati in rialzo della pandemia da Covid-19. Se il lockdown nazionale è tendenzialmente escluso, lo si potrà però attivare per territori singoli a seconda dei focolai in atto. Torneranno probabilmente i militari a pattugliare le strade e l’obbligo delle mascherine all’aperto (se impossibile mantenere il distanziamento sociale) dovrebbe essere esteso a tutto il paese, oltre alle regioni che già lo stanno attuando. Il quadro insomma è quello di una situazione che tende ad aggravarsi, ma che può essere ancora controllata.

Covid-19 e influenza, come affacciarsi alla nuova stagione pandemica

L’autunno è iniziato e, assieme all’inverno, si prospettano lunghi mesi di attenzione da parte di tutti. La parola chiave è un neologismo anglo-latino: twindemia, la combinazione degli effetti dell’influenza stagionale e di quella da corona virus. Ne ha parlato qualche giorno fa la Commissaria UE alla salute, Stella Kyriakides sottolineando l’importanza di vaccinarsi contro l’influenza stagionale e ricordando come in Europa si stima un livello di infezioni influenzali ogni anno che oscilla tra i 4 e i 50 milioni, con una numerosità di decessi fra i 15mila e i 70mila.

L’ampia forbice dei numeri presentati, più che essere utile a generare scetticismo e complottismo di maniera, dovrebbe essere abbinato alla lettura dell’aumento della mortalità nella popolazione, letta in stretta correlazione con l’aumento delle infezioni stagionali e dell’influenza stessa.

Su tutti, l’esempio della stagione 2014-2015 in cui l’Italia ha registrato un aumento della mortalità di 54.000 casi in più (non avveniva dal 1944), su un totale di 375.000 decessi, in un periodo in cui si è registrato anche un aumento di sindromi simil-influenzali per un totale di 6.300.000 casi, contro i 4.540.000 dell’anno precedente. Ad ogni modo, le previsioni della richiesta vaccinale danno numeri decisamente alti rispetto a quelli del passato.

Solo la scorsa stagione 2019-20 si è registrata una copertura del 16,8% (un punto in più rispetto alla stagione precedente), con un livello ancora basso per la popolazione anziana che dovrebbe essere a copertura di almeno tre quarti della popolazione ultrasessantacinquenne come obiettivo minimo secondo l’OMS e il Piano Nazionale di prevenzione vaccinale, o ancor più, come situazione ottimale, estendersi al 95%.

I numeri offrono però solo un piccolo spaccato della realtà e con una forza scientifica incapace di scalfire le lucide menti di coloro che ancora discutono se il totale delle vittime di questa pandemia vada ascritto tout court come morti con Covid o per Covid. Certo è che un forte aumento della richiesta vaccinale quest’anno verrà registrato e sarà interessante capire, in merito, come verranno potenziati i servizi distrettuali per rispondere ad un lavoro incrementato quantitativamente (maggiori accessi) e qualitativamente (maggiori controlli).

Uno sguardo veloce alla situazione nazionale non restituisce l’impressione di un Servizio sanitario, con le sue diramazioni feudali a livello regionale, che si sia attrezzato a proposito. Non credo che ci si trovi ai livelli dello scorso febbraio, in quanto molto si è appreso a caro prezzo, ma qualche risorsa ulteriore di materiale e di personale e di struttura magari poteva essere approntata.

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