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COVID-19

Veneto, al via le sospensioni per i sanitari no vax

di Redazione Roma

Spedite le prime lettere di sospensione per i sanitari che rifiutano il vaccino. E mentre i direttori generali delle aziende cercano soluzioni per evitare l’interruzione dei servizi (Sarà molto complicato, precisa Carraro dell’Ulss Dolimiti) a Venezia si valuta la possibilità del tampone ogni 48 ore per gli insostituibili.

A Venezia si pensa al tampone ogni 48 ore per gli insostituibili

In Veneto sono partite le prime lettere di sospensione per i sanitari non in regola con la vaccinazione anti Covid-19

Io sono il medico di me stesso, vaccini sì, obbligo no, senza libertà di scelta non c’è democrazia. Sono solo alcuni degli slogan rilanciati sui social nello scorso weekend. Uno, in particolare, ha il retrogusto di “minaccia”: Noi troveremo un altro lavoro, voi troverete altri medici?. Ma non saranno certo alcuni cartelli ad arginare l’invio delle lettere di sospensione per i sanitari no vax.

Ed in Veneto il tempo è letteralmente scaduto per chi non ha ottemperato all’obbligo di vaccinarsi contro il Covid-19 imposto dal Decreto legge n. 44/2021: dal 1° agosto chi non si sarà immunizzato o non presenterà validi motivi per evitarlo (ovvero: dimostrare di avere un quadro clinico incompatibile con la vaccinazione) sarà sospeso. E ad essere colpiti dal provvedimento per via della propria condotta – che rischia di mettere ancora più a dura prova un sistema sanitario già gravemente affaticato – saranno i dipendenti no vax dell’Ulss Dolomiti (che allo stato attuale sono 16 tra medici di base, pediatri e specialisti e 216 tra infermieri, Oss e tecnici di laboratorio).

Spiega la direttrice generale dell’Ulss, Maria Grazia Carraro: Non sarà semplice individuare le soluzioni per non interrompere i servizi, ma ci stiamo lavorando. La commissione istituita per vagliare le posizioni dei dipendenti sta verificando di nuovo ciascun caso. Non c’è più margine, è una decisione non facile ma inevitabile.

Va da sé che la carenza di personale sanitario, di cui il servizio pubblico soffriva già in precedenza rispetto all’emergenza pandemica, è una problematica che non si può sottovalutare. Ed ecco che ricollocare in funzioni differenti (oppure sospendere) i sanitari no vax è una scelta che non verrà presa a cuor leggero. Piuttosto è l’estrema ratio a cui auspico di non dover giungere, le parole del direttore generale dell’Usl Veneto orientale, Mauro Filippi.

Il Veneto, infatti, è una regione particolarmente in sofferenza da questo punto di vista: basti pensare che nel 2018 denunciava il deficit di 1300 specialisti e, nell’ambito delle misure per il rafforzamento del personale sanitario nell’emergenza coronavirus, ha ovviato assumendo neolaureati in medicina non ancora specializzati. Senza dimenticare che la regione necessita anche di mille infermieri rispetto al fabbisogno quotidiano. Ragione per cui proprio l’Uls Veneto orientale non ha ancora provveduto a sospendere nessuno dei propri 80 sanitari no vax (soprattutto Oss ma anche medici ospedalieri e di famiglia, nonché infermieri).

A Venezia, presso l’Ulss 3 Serenissima, i sanitari non in regola con il vaccino sono così numerosi (se ne contano 540) che, per evitare di sospendere taluni servizi, i vertici si stanno confrontando sull’opportunità di mantenerli in corsia sottoponendoli a tampone ogni due giorni. Ad illustrarlo – non con poco sconforto – è il direttore generale, Edgardo Contato: Agiremo di concerto con le altre aziende e la Regione, il problema è gigantesco. Se saremo nelle condizioni di non assicurare il servizio, prima di procedere con la sospensione dei sanitari c’è la possibilità di applicare i criteri del green pass e dunque di sottoporli a test anti-Covid ogni 48 ore.

Intanto l’Ulss 2 Marca Trevigiana si appresta ad inviare i solleciti, come anticipato dal direttore generale, Francesco Benazzi (vaglieremo l’elenco entro metà settimana). Preoccupazione è espressa dal direttore generale dell’Ulss 6 Euganea, Paolo Fortuna, nel padovano, che conta 4.428 sanitari no vax (Se non emergeranno comprovate valide motivazioni, scatterà la sospensione. E ciò mi mette in allarme, perché determina una difficile riorganizzazione) mentre presso l’Ulss 5 Polesana (Rovigo) sarebbero un centinaio i dipendenti no vax in attesa di comunicazioni.

Giornalista

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