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Piacenza, primario arrestato per abusi su colleghe e infermiere

di Redazione

Un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica e dalla Squadra Mobile di Piacenza ha portato all’arresto di Emanuele Michieletti, 60 anni, primario del reparto di Radiologia dell’Ospedale “Guglielmo da Saliceto”. Le accuse sono gravi: violenza sessuale aggravata e atti persecutori nei confronti di colleghe e infermiere del reparto. L’uomo è attualmente agli arresti domiciliari.

La denuncia e le indagini

emanuele michieletti

Emanuele Michieletti, primario del reparto di Radiologia dell'Ospedale Guglielmo da Saliceto

L’indagine ha preso avvio dalla denuncia presentata da una dottoressa, che si è rivolta alla direzione aziendale dell’Ausl.

È stata proprio l’Azienda, secondo quanto dichiarato, a informare tempestivamente le autorità competenti. Grazie a intercettazioni ambientali e telefoniche, gli investigatori hanno documentato ben 32 episodi in appena 45 giorni.

“Il confronto con le colleghe ha permesso di comprendere che la situazione era nota da tempo, ma non era mai stata oggetto di denuncia”, hanno spiegato gli inquirenti.

Alcune delle vittime temevano ritorsioni e avrebbero avvertito un clima di omertà e isolamento all’interno del reparto.

Il licenziamento e la reazione della Regione

L’Ausl di Piacenza ha disposto il licenziamento immediato del primario. Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, ha commentato: Un quadro gravissimo, denunciato con coraggio da una dottoressa. Ringrazio la Procura e la Questura per l’accurato lavoro di indagine.

Ha poi aggiunto: Indipendentemente dagli esiti del procedimento penale, il quadro emerso è di per sé ampiamente sufficiente a giustificare provvedimenti immediati e inequivocabili.

Il presidente ha annunciato l’avvio di ulteriori verifiche disciplinari per garantire piena chiarezza e trasparenza sull’intera situazione.

L’impegno contro la cultura del silenzio

Il caso ha suscitato sconcerto tra gli operatori sanitari e nell’opinione pubblica. De Pascale ha ribadito la necessità di un’azione culturale profonda: Non possiamo accettare un persistente clima culturale nel quale una persona possa anche solo pensare di attuare condotte come quelle contestate, immaginando di uscirne impunito per via della posizione o del ruolo.

Ha infine concluso: Alla base di simili condotte c’è anche un clima maschilista e patriarcale che dobbiamo aggredire in radice, anche dentro le nostre organizzazioni e istituzioni.

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