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Giulia Grillo, le ragioni del no al referendum costituzionale

di Sara Di Santo

Manca meno di una settimana al voto sul referendum costituzionale. La scelta tra il Sì e il No è destinata ad impattare sensibilmente anche sul mondo della Sanità. A spiegare le ragioni del no è Giulia Grillo, capogruppo M5S in commissione Sanità e Affari Sociali della Camera.

Giulia Grillo M5S

Le ragioni del no secondo Giulia Grillo

Domenica 4 dicembre 2016 gli italiani saranno chiamati a votare per il referendum costituzionale che sta scuotendo l’Italia.

Parallelamente alla senatrice Pd Annalisa Silvestro (fronte del sì), abbiamo intervistato Giulia Grillo, capogruppo M5S in commissione Sanità e Affari Sociali della Camera, laureata in Medicina e Chirurgia con specializzazione in medicina legale, fermamente convinta per il no.

La riforma del titolo V° avvenuta nel 2001, asserisce Grillo, ha dato vita ad una guerra in tribunale tra Regioni e Stato. Le Regioni impugnavano le leggi dello Stato e lo Stato impugnava le leggi delle Regioni.

Il fronte del sì sostiene che con la nuova riforma questo contenzioso calerà, ma in realtà questa riforma elimina le materie concorrenti - che non sono quelle che hanno determinato i contenziosi o le paralisi burocratiche che effettivamente ci sono state - e aumenta le materie esclusive dello Stato, argomento - loro sì - della maggior parte del contenzioso

Finanziamenti, rispetto delle scadenze nella formulazione delle Leggi e loro attuazione a livello regionale sono i fattori che incidono realmente sul sistema Sanità, che, per quanto riguarda la vita e la percezione dei cittadini - continua Grillo - non viene minimamente toccato dalla riforma.

Quello che temiamo è che l’aumento delle materie di competenza esclusiva dello Stato - oggetto principale del contenzioso prima di questa riforma - possa gravare ulteriormente sul lavoro della Corte Costituzionale, l'organo incaricato di dirimere la questione.

Chi ha detto "più farmaci per tutti" ha mentito sapendo di mentire

La Grillo, riferendosi all’intervento televisivo durante il quale il premier Matteo Renzi ha affermato che con la nuova riforma del titolo V° non vi sarebbero più differenze di disponibilità di farmaci innovativi come gli oncologici da una Regione all’altra, ricorda che il prezzo dei farmaci è deciso dall’Agenzia Italiana del Farmaco, il cui presidente è nominato dal Ministro della Salute, così come lo è il direttore generale.

È già una competenza centrale e se ad esempio non tutti i malati di epatite C hanno potuto accedere alle cure è perché l’agenzia del farmaco ha contrattato con le aziende un prezzo troppo alto, per cui non si sono potute soddisfare tutte le esigenze dei cittadini e lo Stato ha speso quasi due miliardi per coprire le cure di un’esigua parte di pazienti.

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