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I-Nurse.it e uno studio inglese fanno il punto sulla cosiddette Killer Elite

di Massimo Rivolo

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BOLOGNA. L’infermieristica universitaria è sabotata dalle sue stesse Killer Elite? Vi ho tradotto un illuminante editoriale comparso il 17 dicembre 2012 sul prestigioso Journal of Advanced Nursing. Leggetelo e meditatelo con calma. Ne vale veramente la pena! Non ho mai trovato un articolo così feroce, brutale e spietato nei confronti delle élite infermieristiche. Mi ha fatto riflettere seriamente. Non dico altro… Passaparola. 

David R. Thompson PhD FRCN FAAN Professor of Nursing, Philip Darbyshire PhD RSCN RNMH Professor of Nursing. 17.12.2012

Lo sviluppo e la crescita della professione infermieristica accademica è ostacolata, se non sabotata, dai nostri personali mandarini (burocrati) della mediocrità. Questi sono i “leader” accademici la cui erudizione è piuttosto “snella” e il contributo al nursing è del tutto sproporzionato rispetto all’influenza soffocante e all’inibizione che essi esercitano.

Il nostro obiettivo è rivolto all’infermieristica nel Regno Unito e in Australia (anche se i colleghi della Nuova Zelanda possono avere un loro punto di vista su questi temi) e i nostri pensieri sono modellati dalle nostre ampie esperienze, osservazioni e conversazioni con i colleghi. Negli ultimi dieci anni, abbiamo espresso la nostra costernazione per il calo generale dell’infermieristica universitaria, in particolare nel Regno Unito (Watson & Thompson 2000, Thompson e Watson 2001, 2005, Thompson 2009, Shields et al. 2011), lamentando il declino dello status universitario e degli standard infermieristici dei professori (Thompson & Watson 2006, Watson & Thompson 2008a, 2008b, 2010a, 2010b). Queste preoccupazioni si riflettono in termini di scarse prestazioni di ricerca, come riportano le deboli citazioni sulla ricerca effettuate dai professori in infermieristica nel Regno Unito (Thompson & Watson 2010) e in Australia (Hunt et al. 2011), e nella mancanza di successo, d’impatto collegiale o di cattedre cliniche in infermieristica (Darbyshire 2010), sommate a una deviazione dello sviluppo della pratica (Thompson et al. 2008, Walker 2008).

Rintracciare il “guasto” storico non è difficile. Grazie ad una combinazione tra fortuna, tempi e interessi professionali ben organizzati, sono stati nominati molti professori e capi di dipartimento quando l’infermieristica ha avuto il suo improvviso ingresso nel settore dell’istruzione superiore. Una mossa, va detto, che era quasi esclusivamente geografica e non accademica. Le stesse vecchie élite delle “Sister Tutor” siedono ora sul trono delle posizioni universitarie più potenti con titoli professionali ancora più grandiosi e con condizioni troppo generose, simili a un posto di lavoro per tutta la vita a prescindere dal rendimento (Darbyshire 2011). La mentalità all’istruzione e alla ‘scientificità’, tuttavia, è rimasta ai vecchi “college di infermieristica”. Dopo aver azzerato tutto, nominando (o, più precisamente, ‘trasferendo’) le persone a ricoprire cariche accademiche e professorali senza aver nemmeno assicurato un colloquio in quasi tutte le scuole universitarie o facoltà, è stato tratto il dado e l’eredità oggi è dolorosamente chiara.

Un esercizio utile è quello di evitare di guardare il “blaterare professorale dell’eccellenza” o “il mondo dei capi classe” (Darbyshire 2008), ma piuttosto la cultura e i risultati. Consultate i siti web pubblici e le home page delle università di molti dei nostri professori d’infermieristica, in particolare di coloro che si sono assicurati una “sedia clinica ad incastro” o una posizione verticistica nella scuola in un momento in cui i servizi sanitari e le università erano così disperate da riempire queste posizioni nominando le persone, come è stato descritto da un amministratore delegato australiano a proposito di un contesto scolastico, “chiunque fosse in posizione verticale avrebbe potuto appannare uno specchio.” (http://www.theaustralian.com.au/national-affairs/committing-to-the-toughest-teaching-gig-in-the-country/story-fn59niix-1226077317246)

Simili a fanatici missionari che visitano le colonie, il nuovo “manageriato” e i loro discepoli adulatori diffondono la parola e dispensano la loro saggezza, senza essere eccessivamente gravati da alcun evidente talento accademico. Tuttavia, noi continuiamo a chiederci perché il nursing accademico riceva una tiepida accoglienza da un pubblico sempre più credibile, ma spesso troppo gentile e imbarazzato per esprimere il suo reale punto di vista. Guardando (come abbiamo fatto) alcuni professori/capi reparto, nelle lezioni impartite agli infermieri in questi due paesi nel Sud Est asiatico, su come “fare” ricerca e sulla cultura, abbiamo notato come i loro tenui documenti impallidiscano a confronto, tutto ciò è davvero rabbrividente (cringeworthy).

Raramente tale imbarazzo è condiviso dalle stesse élite, tuttavia esse hanno in comune una fiducia incrollabile e la capacità di esercitare un potere che è inversamente proporzionale a qualsiasi evidente capacità. Ciò è probabilmente legato al fenomeno “unskilled and unaware” (non qualificato e inconsapevole) identificato da Kruger e Dunning (1999), ma nonostante questo, essi si insinuano in ogni “vantaggiosa piattaforma” con un senso di rettitudine da far sembrare i “teorici del nursing del 1980 simili ad icone di umiltà.”

I feudi delle élite sono “zone libere da critiche” (critique-free zones), praticamente prive di qualsiasi spirito di ricerca, di un’atmosfera volta al dibattito o di cultura. Alcune delle “Killer Elite” sono così tiranniche che le sole note di dissenso percepite sono i sussurri (in un cono di silenzio) del proprio personale e degli studenti, solo in lontananza, in una conferenza o magari in maniera anonima (online). Ad aggravare l’ironia, molti di questi piccoli dittatori hanno rafforzato la loro carriera cominciando a scrivere o salendo sul podio per esporre i mali, e qui non scherzo, della “violenza orizzontale” e del ”mobbing sul posto di lavoro.” Uno di noi è riuscito anche a sedersi in una sessione sulla promozione della ricerca multidisciplinare, ospitato da un influente professore di nursing la cui antipatia verso tutte le altre discipline e la cui seria incapacità di lavorare collegialmente con chiunque, era “roba da leggenda.”

Queste stesse persone devono condividere la loro immensa responsabilità per la scomparsa del nursing accademico nei loro paesi. Testimoni della dissoluzione dello stato, dei numeri e delle dimensioni del nursing nei reparti di cura universitari/scuole/facoltà, hanno ridotto il nursing ad un’entità priva di significato, all’interno delle “discipline della professione infermieristica“, di solito raggruppate sotto una facoltà generale di scienze della salute. Alcuni di questi “leader” (leggasi “amministratori”) possono pavoneggiarsi perché i loro uffici si trovano in prestigiose università, pur figurando ignari del disprezzo accademico in cui essi e il nursing stesso sono tenuti dal resto dell’università.

A parte la mancanza di contributi e il danno da loro arrecato, le Killer Elite aggravano anche il loro disservizio, danneggiando la leadership esemplare e la cultura dei nostri migliori professori di nursing e dei direttori delle scuole. Mentre alcuni docenti (e stranamente la maggior parte di essi solo le stesse Killer Elite) si lamentano spesso di non avere ‘il tempo’ per aggiornarsi o che nessuno capisce il loro genio sufficientemente a fondo per finanziare la loro ricerca, esistono fortunatamente professori esemplari e persino direttori scolastici, le cui ricerche, pubblicazioni e erudizione sono pari a qualunque scuola o facoltà. Se riescono a fare tutto questo con un carico di lavoro e di responsabilità insormontabili, mentre collaborano con direzioni collegiali sempre più esigenti, le prestazioni delle nostre “elite free ride” diventano ancora più imbarazzanti e intollerabili.

L’infermieristica oggi sta soffrendo le conseguenze della mediocrità professorale di una piccola minoranza ma eccessivamente influente, che brandisce un’eccessiva influenza con troppe persone scarsamente preparate per gli alti incarichi accademici. Molti lettori avranno familiarità con questi temi, proprio come ce l’abbiamo noi, con quello che dovrebbero essere le prestigiose ed importanti posizioni del nursing dei professori, mentre le “sedie ad incastro” sono già state abbastanza pubblicizzate e beneficiano ancora di requisiti minimi e scarsa qualifica. Le imprese dei cacciatori di teste, si estendono poi alle telefonate, in cui si suggeriscono anche “possibili nomi” per le posizioni dei professori che hanno appena completato il loro dottorato di ricerca. Le parole «Polli» e “pollaio” saltano a questo punto subito in mente. L’infermieristica è troppo importante per essere tenuta in ostaggio, anche solo per un momento da parte delle killer élite infermieristiche!

Per saperne di più: www.i-nurse.it

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