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Infermieri e medici migrano, occorre investire nel pubblico

di Rosario Scotto di Vetta

La migrazione all’estero dei professionisti sanitari italiani sta già avendo ricadute negative in Italia. Quando un numero significativo di medici e infermieri lascia il proprio paese, quest’ultimo, che ha finanziato la loro formazione, perde il tornaconto del proprio investimento anche e soprattutto sul piano di erogazione di un’assistenza di qualità.

Giulia Grillo (M5S): “necessario investire in sanità pubblica”

Le professioni sanitarie, gli operatori con un altissimo grado di qualificazione, crediamo siano una risorsa importante per l’Italia, che il Paese non può permettersi di perdere. Oltre a sbloccare il turnover in tutte le regioni, riteniamo che ci sia la necessità di occupare tutta una serie di posizioni che adesso sono carenti.

Giulia Grillo, capogruppo commissione Sanità e Affari sociali della Camera, apre così la sua esposizione dell’idea di Sanità pubblica.

Già da diversi anni, medici e infermieri stanno migrando sempre più verso nazioni dove le condizioni lavorative sono migliori. Reddito, soddisfazione lavorativa, possibilità di carriera sono generalmente le motivazioni più diffuse.

La domanda di medici e infermieri è aumentata nei paesi ad alto reddito, dove non vengono formati localmente lavoratori in numero sufficiente e l’età media della forza lavoro esistente si sta alzando. La domanda di servizi sanitari è in aumento, conseguenza dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento di patologie croniche, quali, ad esempio, il diabete e le patologie cardiache.

In Toscana vogliono implementare il modello per intensità di cure, un modello che si basa - secondo chi lo sta portando avanti - su una minore quantità di personale, quindi un numero inferiore di medici e infermieri con un sovraccarico di lavoro che porta al burnout. Noi pensiamo che si debba andare assolutamente nel senso opposto.

C’è una parte della medicina che è molto poco sviluppata, ossia quella del territorio. Il concetto di prevenzione primaria è un concetto che il M5S svilupperà ampiamente nel suo futuro programma sanitario, perché investire nella prevenzione primaria significa anche risparmiare: si parla di 3 miliardi risparmiati per ogni miliardo investito.

La migrazione all’estero dei professionisti sanitari italiani sta già avendo ricadute negative in Italia. Quando un numero significativo di medici e infermieri lascia il proprio paese, quest’ultimo - che aveva finanziato la loro formazione - perde il tornaconto del proprio investimento. La perdita finanziaria non è la ricaduta più dannosa. In un sistema fragile come quello sanitario, senza una programmazione sanitaria adeguata, la perdita della sua forza lavoro può portare l’intero sistema sull’orlo del collasso, con conseguenze misurabili in termini di vite perse.

Tra qualche anno ci saremo svuotati dei nostri professionisti e saremo costretti a richiamare medici e infermieri dagli altri paesi. Una situazione paradossale

Bisogna decidere di investire nella sanità pubblica, che ha un valore che mai la sanità privata potrà raggiungere in termini di assicurazione delle cure gratuite agli indigenti, come sancito dall'articolo 32 della Costituzione e dal quale non si può prescindere. Spazi per la sanità privata ovviamente ci devono essere, ma la base deve essere il pubblico, conclude Giulia Grillo.

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