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Area pediatrica

Infermieristica Pediatrica: bambini e famiglie al centro delle cure

di Marco Alaimo

Nei prossimi dieci anni assisteremo ad una riduzione dei pediatri presenti sul territorio nazionale di circa -20%, gli Infermieri pediatrici possono costituire una risorsa importante e strategica del sistema sanitario. Il periodo più delicato nella vita di un essere umano deve essere tutelato e garantito.

Il tema della tutela della salute dei bambini e delle famiglie è una questione importante da portare all'attenzione dei cittadini e della politica, molto spesso invece sono argomenti lasciati al margine dei dibattiti sull'assistenza e sulla qualità delle cure.

Vogliamo chiedere alla Dott.ssa Graziella Costamagna, Direttore Professioni Sanitarie AO Ordine Mauriziano di Torino da anni impegnata sul fronte dell'Infermieristica pediatrica, gli attuali scenari e gli sviluppi futuri della Pediatria e dell'assistenza infermieristica di area pediatrica e neonatologica.

In alcuni momenti storici come quello odierno si rende necessaria una riflessione collettiva a tutto campo sul futuro della tutela della salute e dell'assistenza infermieristica ai bambini ed alle famiglie.

Nei prossimi dieci anni assisteremo ad una riduzione dei pediatri presenti sul territorio nazionale di circa -20%, dall'altro canto gli infermieri pediatrici sono, invece, in lieve e progressivo aumento, oggi sono circa 13.000, e possono costituire una risorsa importante e strategica del sistema sanitario e professionale, una ricchezza che non tutti i paesi europei hanno.

La forte attenzione della società verso la neonatologia e la pediatria, considerata da tutti area su cui investire per il futuro va strategicamente e professionalmente sostenuta.

La popolazione dei bambini di età 0-18 anni è pari a circa il 18% della popolazione totale e nonostante il decremento progressivo delle nascite sono attuali, futuri e peculiari nuovi problemi di salute e di educazione sanitaria dei bambini e delle famiglie (urgenze-emergenze domestiche, stradali e scolastiche, malattie rare e complesse, disabilità, neonato e prematurità, salute mentale e dipendenze, vaccinazioni, minori stranieri) che vanno tutelati con risposte appropriate, uniformi sul territorio nazionale. Va garantita la migliore qualità delle cure, sicurezza negli interventi nonché risposte assistenziali infermieristiche efficaci.

L' Italia è fanalino di coda, dal rapporto Unicef 2013, per attenzione ai problemi pediatrici. Ma nonostante ciò la rete dei neonatologi, dei pediatri e delle infermiere pediatriche (prima vigilatrici d'infanzia) ha permesso in questi ultimi 70 anni di garantire in termini di salute complessiva di questa fascia di popolazione e di offerta dei servizi buoni esiti seppur disomogenei sul territorio nazionale.

E' importante che i bambini e le loro famiglie siano “attenzionati” nella loro unicità, l'area pediatrica non va pensata come una “specializzazione” in senso stretto, ma come una fascia di età con problemi di salute tipici ed esclusivi dell'età evolutiva e dell'evolutività.

Il problema degli anziani, della cronicità è certamente prioritario nel sistema salute e delle professioni sanitarie ma non deve essere essere considerato residuale quello della salute dei bambini, su cui è necessario dare evidenza e fare investimenti, anch'esso va messo a sistema.

Introduco questo secondo aspetto con alcuni temi che sono stato oggetto delle tante ed interessanti relazioni presentate alla Conferenza Nazionale di Infermieristica Pediatrica tenutasi a Firenze lo scorso Maggio ed a cui ho partecipato.

Il tema della sicurezza che in ambito neonatologico e pediatrico si amplifica, i bambini per Loro caratteristiche psico-fisiche sono più a rischio. Ho sentito parlare di indagini fatte nei PS di Ospedali in cui gli infermieri ammettono di non sentirsi in grado di prendere in carico il bambino e la famiglia. Di segni, sintomi, modalità relazionali, farmacologia, di competenze educative e relazionali peculiari.

Il tema delle buone pratiche assistenziali che sono frutto di ricerche, studi scientifici, evidenze che le università di scienze infermieristiche pediatriche e le società scientifiche pediatriche stanno mettendo in luce come esclusive dell'area.

Infine, ma non ultimo il tema dei diritti del bambino e della famiglia a cure adeguate, quindi il da chi essere curati ? Da personale competente e “specializzato” e il dove essere curati? In luoghi di cura dedicati e “bambinizzati”. Tutti principi enunciati dai massimi livelli istituzionali mondiali, europei ed italiani.

Quindi, per tornare alla domanda, che standard stiamo assicurando ai bambini e alle loro famiglie in Italia?

Il dato oggettivo è che la maggioranza dei bambini è curato in ospedali pediatrici, in reparti pediatrici e neonatologie e il 30% è curato in ospedali per adulti e con gli adulti. Ma che la maggioranza dei neonati e bambini è oggi assistita da personale infermieristico con non adeguata formazione teorico-pratica di base, in particolare nei punti nascita e nelle pediatrie di I livello. Nonostante le Associazioni europee e gli standard professionali delle società americane e canadesi sottolineino l'importanza della formazione specifica e di un numero minimo di infermieri “esperti” di neonatologia o pediatria nelle realtà in cui vengono assistiti i bambini in Italia non sono ad oggi definiti standard minimi di esercizio professionale. Sia l'infermiere generalista con 40 ore di formazione teorica e nessuna di tirocinio che l'infermiere pediatrico con 2300 ore di formazione specifica sono abilitati all'assistenza infermieristica di area pediatrica e neonatologica.

Fortunatamente il mantenimento del profilo professionale specifico di Infermiere pediatrico consente, allo stato attuale delle normative concorsuali o di selezione del personale, di scegliere potenzialmente e consapevolmente chi assumere per il contesto che si deve coprire.

Quindi nessun dubbio in qualità di Direttore delle Professioni Sanitarie, prima di un Ospedale pediatrico e oggi di un Ospedale generalista con neonatologia, scelgo, come mi indicano tutte le norme professionali che riguardano la formazione e la certificazione delle competenze, il professionista più formato e preparato specificatamente sull'area.

Mi sento di mandare un messaggio forte di promozione dei concorsi di Infermiere Pediatrico, da espletarsi anche a livello regionale. Contestualmente è fondamentale un'attenta analisi dei fabbisogni in modo che in ogni Regione ne vengano formati tanti quanti necessari.

Oggi il problema della disoccupazione dei Professionisti sanitari è generale, parlerei per l'infermieristica pediatrica più di una sottoccupazione all'interno della grande famiglia professionale degli infermieri. Le Aziende sanitarie per motivi legati alla gestione flessibile delle risorse preferisce assumere infermieri di assistenza generale.

Gli Ospedali pediatrici per un problema legato alla gestione dei giovani adulti (con età > 18 anni) con patologie croniche stanno pensando da un lato di assumere infermieri di assistenza generale per evitare l'abuso di professione agli infermieri pediatrici o dall'altro obbliga gli stessi a frequentare il doppio percorso formativo per infermiere di assistenza generale, proponendo, addirittura, il cambio di qualifica.

Ma se guardiamo a fondo il fenomeno, questo interessa circa il 3-5% dei pazienti ricoverati a fronte del 95-97% di neonati e bambini ricoverati. Quindi prima di abbassare il livello qualitativo complessivo dell'assistenza alla quasi totalità di bambini di un Ospedale pediatrico mi sento di suggerire alcune possibili soluzioni organizzative a minor impatto sia per le persone assistite che per i professionisti, quali aree di degenza minime dedicate agli adolescenti con presenza costante di un infermiere di assistenza generale sulle 24 ore, percorsi di cura di continuità assistenziale, di “transational care” che consentano il passaggio graduale alle strutture ospedaliere o territoriali per adulti dopo la maggiore età.

Gli infermieri pediatrici sanno di aver scelto una professione specifica, conoscono le norme giuridiche che danno identità al loro agire professionale che più che un limite io vedo come una grande opportunità per i bambini e le famiglie, avere al loro fianco personale preparato ad aiutarli e sostenerli con competenza in momenti difficili ed importanti della vita di una famiglia in cui l'evento “malattia” di un bimbo acquisisce un senso particolare.

Concludo con una visione comunque ottimistica degli sviluppi futuri. Il testo in approvazione in Parlamento sulla definizione degli Ordini ha previsto due professioni infermieristiche e un albo specifico degli Infermieri pediatrici.

Il testo sulle competenze avanzate degli infermieri ha previsto sia la figura dell'infermiere che quella dell'infermiere pediatrico, pur prevedendo anche l'area di specializzazione specifica. Gli infermieri pediatrici hanno risposto al sondaggio della FNC IPASVI con un apertura al futuro e chiedendo un impegno su integrazioni e sinergie delle due professioni infermieristiche sia in campo formativo che di esercizio. Sappiamo che la FNC IPASVI sta lavorando sull'ambito di revisione dei programmi formativi con le università.

Siamo aperti e pronti al cambiamento ma solo se accompagnato da norme chiare sugli standard minimi di esercizio professionale di quest'area così bella e delicata da rappresentare concretamente il futuro.

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