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editoriale

Il sistema sanitario sempre più sotto pressione: servono i leader

di Felice Marra

Operatori sanitari

Il ventunesimo rapporto Istat ha evidenziato le trasformazioni della società italiana in rapporto all'economia. L'analisi dei dati relativi alla sanità spingono a riflettere sul da farsi.

Questo squilibrio demografico, che emerge dai dati Istat e accompagnato a una ridotta capacità del nostro Paese di creare ricchezza in termini di prodotto interno lordo (PIL) e quindi di risorse da investire anche per la sanità, ci presenta una situazione pericolosa che sta mettendo sotto pressione il sistema: abbiamo sempre più domanda per effetto dell'aumento dell'aspettativa di vita e possiamo fornire sempre meno prestazioni per effetto della scarsità di risorse.

Questa situazione, in prima battuta, ci porta a riflettere sulle azioni che possiamo compiere da subito al fine di evitare che il sistema collassi. È ovvio che servono misure di razionalizzazione organizzativa e delle spese, ma io mi vorrei concentrare anche sulle misure dirette a valorizzare maggiormente il capitale umano presente nelle Aziende Sanitarie.

Servono dei leader, a tutti i livelli, sia di parte dirigenziale, sia come coordinatori delle professioni sanitarie, che inizino a valorizzare il lavoro positivo degli operatori, in modo che nessuno più si accorga di esistere solo quando commette un errore, ma si esiste sopratutto quando si fa bene il proprio lavoro e si ottengono risultati positivi. Dobbiamo far emergere l'entusiasmo, la motivazione, l'utilità di una persona che lavora in una azienda sanitaria, rendendo visibili i risultati prodotti in termini di salute per la propria comunità.

Dobbiamo far oscillare quella linea piatta, statica, immobile, per cui chi pur lavorando poco non gli si dice nulla e riscuote lo stesso gli incentivi, mentre chi lavora con impegno oltre a non essere gratificato ottiene la stessa quota di incentivazione alla produttività di chi non lavora, in quanto si dà tutto per scontato, con l'aggiunta che deve accollarsi il carico di lavoro anche di chi non lavora adeguatamente. Una sensazione negativa dunque, che porta spesso una persona che lavora con impegno a sostenere "ma chi me lo fa fare?".

Noi però sappiamo anche che questa grande maggioranza di persone che lavora nella sanità ha un senso di responsabilità così forte che va avanti lo stesso, nonostante tutto. Ecco allora, pensate se riuscissimo a eliminare quel "nonostante tutto" e far sprigionare le energie e la motivazione al 100%.

Dobbiamo far sprigionare le energie, dunque, anche mediante una nuova concezione della flessibilità del personale, concependo gli spostamenti non più come svantaggi, ma come opportunità per il personale, mettendo la persona giusta al posto giusto e iniziando ad analizzare le potenzialità e le aspettative del personale. Su questo aspetto è importante lavorare sulle job description in modo da avere una situazione chiara prima sulla posizione e sulle necessità funzionali e dopo sulla scelta della professionalità più adeguata a quella posizione. So benissimo che adesso non è cosi. Ma questa è la vera sfida: passare dalla visione meramente quantitativa o dell'urgenza o peggio dalla visione clientelare, alla visione manageriale dell'analisi delle posizioni e delle competenze degli operatori. Non abbiamo più margini, dobbiamo ottimizzare le risorse umane per la stessa sopravvivenza del sistema.

Servono i leader, nel vero senso della parola. Non riusciremo a fare delle svolte significative se pensiamo di risolvere i problemi con un leader unico o con una visione dall'alto verso il basso. Serve invece un'azione collettiva, affinché ciascuno possa sentirsi leader nel proprio settore, nel proprio lavoro, perché solo cosi riusciremo ad affrontare le grandi sfide che ci attendono.

Editorialista

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