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editoriale

Infermieristica del terzo millennio e teoria dei ciuchi

di Angelo

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RIMINI. Negli ultimi anni il mondo Infermieristico ha fatto (sulla carta?) progressi culturali e scientifici, tanto da essere giunti a discutere delle nuove competenze in ambito assistenziale.

Belle parole, belle speranze, ma la pragmatica contingente ci spinge spesso verso una realtà che è assai lontana dalle idee e dai progetti di alcuni dirigenti che oramai non vivono più a stretto contatto con il paziente e non conoscono più le odierne realtà ospedaliere e d'assistenza, dove i problemi sono ben altri e il personale infermieristico non sembra poi così spesso preparato ad affrontare competenze forzate.

 

Come già accaduto con la riforma universitaria, che ha portato negli ultimi tempi la Scuola di Infermieri a diventare un vero e proprio Corso di Laurea Triennale con la possibilità di specializzarsi in 5 ambiti assistenziali differenti e di accedere a superiori livelli di studio e di perfezionamento (ma nel contempo ha visto salire agli onori delle cattedre personale spesso dequalificante e didatticamente lontano dalle esigenze degli studenti), oggi il rischio è di ritrovarsi di fronte a colleghi che per l'effetto di normative studiate a tavolino potrebbero ricoprire ruoli dirigenziali, politici e programmatici senza averne realmente le competenze. E non aggiungiamo altro.

 

La realtà italiana attuale è quella che è, il mondo infermieristico si trova di fronte ad uno scontro dicotomico tra la vecchia e la nuova generazione di professionisti, tra chi ha alle spalle l'esperienza e non ha le conoscenze scientifiche (non tutti per fortuna) e chi ha le conoscenze scientifiche ma non ha dalla sua la pratica assistenziale (anche in questo caso con le dovute eccezioni), tra chi ha paura del nuovo e chi ha terrore del vecchio.

 

Tutto questo è frutto di una equipollenza coatta dettata dal legislatore che ha voluto creare una scatola esteticamente bella, ma priva di contenuti.

 

Se a tutto ciò aggiungiamo un quadro dirigenziale Ipasvi che è anni luce lontano dalle problematiche degli iscritti, lo schema si fa più chiaro e dimostra come l'arrivo di nuove competenze non farà altro che creare altre dicotomie: i "ciuchi" che fanno finta di sapere ma hanno le carte in regola per osare la carriera e i colleghi preparati che in virtù della mancanza d'esperienza sono costretti a fingere di non sapere, per non incorrere in una sorta di nonnismo e di mobbing che quotidianamente i nuovi assunti avvertono e denunciano (in ambito pubblico e privato).

 

Da un popolo di muli non si può pretendere un palio da cavalli!

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