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State of the World’s Nursing 2025, il nuovo rapporto Oms

di Chiara Sideri

Il rapporto State of the World’s Nursing 2025 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rappresenta la più aggiornata e completa fotografia sulla rete mondiale della professione infermieristica, individuando sfide, priorità e strategie per rafforzare il ruolo degli infermieri a livello globale e raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) entro il 2030. Pubblicato in un momento segnato da crisi geopolitiche, cambiamenti climatici, aumento delle cronicità e gli esiti della pandemia, il documento mette in evidenza l’importanza cruciale della professione infermieristica per garantire salute, equità e resilienza dei sistemi sanitari.

Infermieri: pochi, mal distribuiti e sotto pressione

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Nei Paesi ad alto reddito il personale prossimo alla pensione supera i giovani.

Nel 2023, il numero totale di infermieri nel mondo è stato stimato in 29,8 milioni.

Tuttavia, la loro distribuzione rimane altamente diseguale: il 78% del personale infermieristico opera in Paesi che rappresentano solo il 49% della popolazione globale, mentre i Paesi ad alto reddito, pur contando appena il 17% della popolazione mondiale, concentrano il 46% delle risorse infermieristiche totali.

Questa sproporzione evidenzia un divario strutturale che compromette l’equità nell’accesso ai servizi sanitari.

La densità media globale è di 37,1 infermieri ogni 10.000 abitanti, ma in Africa e nella regione del Mediterraneo orientale questo valore scende drasticamente a 8,1.

Sebbene le stime indichino una crescita del personale infermieristico mondiale fino a 36 milioni entro il 2030, queste due regioni dovrebbero praticamente raddoppiare la propria forza lavoro per colmare i gap esistenti, dato che circa il 70% della carenza globale prevista (pari a 4,1 milioni di infermieri) sarà concentrata proprio in queste aree.

Inoltre, nei Paesi ad alto reddito il personale prossimo alla pensione supera i giovani, mentre circa un infermiere su nove è stato formato all’estero, segnalando una dipendenza crescente dei Paesi ricchi da risorse provenienti da contesti più fragili. Il rapporto sottolinea anche il paradosso dei Paesi poveri: buoni tassi di laureati, ma mancanza di posti di lavoro, che alimenta disoccupazione e migrazione forzata.

Queste disuguaglianze strutturali rischiano di compromettere gravemente il raggiungimento della copertura sanitaria universale (UHC) e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), mettendo sotto pressione sia i sistemi sanitari dei Paesi più poveri sia la resilienza delle reti globali.

NurseReporter

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