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COVID-19

Confronto campioni salivari con tamponi nasofaringei

di Daniela Berardinelli

I campioni salivari a confronto con i tamponi nasofaringei, cosa funziona di più nel rilevamento del Sars-CoV-2? L’analisi dei campioni salivari è già da tempo oggetto di studi e per la rapidità e l’accuratezza diagnostica del Covid-19 si rendono oggi più che mai necessari.

Ricerca Sars Cov-2, efficacia campioni salivari Vs tamponi nasofaringei

Un recente studio americano, pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha confrontato l’analisi di alcuni campioni salivari con dei tamponi nasofaringei per la ricerca del virus Sars Cov-2, tramite il metodo quantitativo Real-Time RT-PCR (Polymerase Chain Reaction), amplificando una specifica sequenza genetica del virus.

Dalle analisi sono emerse più copie di RNA Sars-CoV-2 nei campioni salivari rispetto a quelli derivati dai tamponi nasofaringei. In aggiunta una più elevata percentuale di campioni salivari, rispetto ai tamponi nasofaringei, ha mantenuto la positività fino a 10 giorni dopo la diagnosi di Covid-19.

I livelli di RNA Sars-CoV-2 sono diminuiti dopo l’insorgenza dei sintomi sia nei campioni salivari che nei tamponi nasofaringei. Questo studio prospettico ha coinvolto 70 pazienti con diagnosi confermata di Covid-19 attraverso tampone nasofaringeo, effettuato da personale infermieristico al momento del ricovero in ospedale.

I campioni salivari sono invece stati prelevati in autonomia dai pazienti istruendoli a espellere saliva ripetutamente in un contenitore sterile per esame urine, fino a raggiungere un terzo della sua capienza, raccogliendo il campione al mattino, appena svegli, evitando di lavarsi i denti e di assumere cibo e acqua prima dell’esecuzione. Allo stesso tempo sono stati eseguiti dei tamponi nasofaringei agli stessi pazienti dal personale sanitario. I due test diagnostici sono stati poi successivamente ripetuti, con cadenza ogni 3 giorni, per tutto il tempo della degenza.

I campioni salivari paiono essere molto efficaci anche nello screening del personale sanitario asintomatico, riscontrando maggiori casi di positività rispetto ai tamponi che hanno generato alcuni falsi negativi. I sanitari si sono sottoposti a raccolta del campione salivare e a tampone nasofaringeo ogni 3 giorni, fino ad un massimo di 84 o fino a quando non risultavano positivi.

La diagnosi dei casi dubbi, ovvero la positività evidenziata dal campione salivare e non da quello nasofaringeo, è stata poi confermata da un ulteriore tampone nasofaringeo analizzato con il metodo CLIA (Chemiluminescenza), ad oggi riconosciuto come altamente sensibile.

La raccolta di campioni salivari può inoltre essere effettuata dal paziente stesso rendendo così non più necessario lo stretto contatto tra paziente e operatore, che è riconosciuto essere fonte di elevato rischio di contagio, risparmiando inoltre sul numero di tamponi da effettuare e di dispositivi di protezione individuale.

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