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Dritto e rovescio, la mascherina ha un verso

di Monica Vaccaretti

Oggi ho visto in un gesto semplice tutto l'amore di un padre, nella follia dei nostri giorni. Si è seduto tenendo sulle ginocchia l'ovetto con la sua creatura di venti giorni di vita. La madre, positiva al Covid-19 al momento del parto, era a casa in quarantena e la figliola veniva per un controllo. Il papà, che le ha donato il mondo, la proteggeva dal mondo covidizzato, facendole indossare una minuscola mascherina chirurgica tagliata e modellata su quel grazioso visino di neonata, che le somigliava parecchio come capita tra padre e figlia.

La mascherina in una pandemia non è un dettaglio trascurabile

L'importanza del verso della mascherina chirurgica

Le ho fatto il suo primo molecolare, come si fanno tutte le prime volte di un bimbo. Con stupore. Mio, suo e del padre. Senza disturbare il suo sonno sereno, non ha accennato nemmeno una smorfia. Non ne avrà ricordo, se non forse di uno strano sogno. Il papà se n'è andato, con la stessa tenerezza con cui è arrivato, soltanto dopo aver ricoperto il naso e la bocca della figlia come si rimette un calzino ad un piedino scoperto, con mani troppo grandi e delicate.

Del resto si sa che tra le braccia di un papà è il posto più sicuro dove stare, non può succedere niente di male. Mentre se ne andavano passando tra le persone in sala che attendevano l'esito dei loro antigenici rapidi, la mia collega si affacciava dal suo box ammonendo qualcuno di tenere coperto il naso sotto la mascherina. Mi rendo conto che siamo ancora qui a fare i cani da guardia. Mi chiedo cosa ci sia di così difficile o incomprensibile per non osservare questa norma nemmeno all'interno di una struttura sanitaria con una potenziale alta concentrazione virale. Un tamponificio non è generalmente un posto salubre.

La mascherina. Per aver richiesto ad un cliente di indossarla all'interno del locale mentre pagava alla cassa, un giovane commesso di vent’anni è stato assassinato con un colpo di pistola in pieno volto. È successo pochi giorni fa a Idar-Oberstein, in Germania. Perdere la vita per chiedere il rispetto di una norma sanitaria e della legge sono i drammatici effetti collaterali di una pandemia che sta generando ovunque nel mondo profonde e pericolose tensioni sociali che sfociano nella protesta senza senso e nella violenza senza attenuanti.

Noto anche qui, nell'esercizio della nostra professione, un grande fastidio da parte delle persone quando sono richiamate nell'osservanza di questa misura anti Covid. Del resto la protezione delle vie aeree con un dispositivo adeguato resta una misura fondamentale, anche accanto ad una vaccinazione completata, tra quelle rivolte al contenimento del contagio. Eppure, molte persone sembrano ancora faticare a capirlo e ad accettarlo. L'insofferenza verso la situazione che stiamo vivendo ha raggiunto livelli di esasperazione tali da far alzare la voce anche soltanto per non volersi mettere una mascherina sul volto. Molti ci sbottano in faccia, per fortuna non sono proiettili. È soltanto doplet. Ma il modo in cui molti ci urlano dietro al minimo richiamo verbale denota una penosa mancanza di rispetto verso l'autorità della nostra divisa se non una mancanza di educazione, responsabilità e senso civico.

La mascherina in una pandemia non è un dettaglio insignificante, trascurabile. E trovo alquanto demoralizzante dover ritornare su una questione che di controverso non dovrebbe avere niente. Sono tanti quelli che non la indossano più per strada, tanto non c'è l'obbligo all'aperto, anche quando il distanziamento fisico non è garantito come al mercato, nelle fiere e nelle sagre paesane, alle giostre e nelle vie dello struscio. Quando mi capita di incontrare casualmente qualcuno con una ffp2 mi vien da dire: ti stimo fratello.

Molti non la tengono neanche più al gomito, magari la conservano in borsa o in tasca all'occorrenza. Poi ci sono quelli che la tengono alla guida in auto, da soli, forse per abitudine. E poi ci sono quelli che la indossano al rovescio. Forse perché è il mio pane quotidiano, ma a me salta subito all'occhio se qualcuno non la indossa nel verso giusto. Ossia con la parte colorata (di solito azzurra), di qualsiasi colore sia, verso l'esterno.

Lo capisco anche dal modo in cui sta, dalle pieghe del tessuto. E non riesco a tacere, non è come indossare una maglia con le cuciture al rovescio che porta bene, così si dice si fanno andare le cose per il verso giusto. Che sbadato, non me ne sono accorto. L'ho messa di fretta senza guardare. Sono le giustificazioni più azzardate, la maggior parte si giustifica tacendo, rovesciandola dopo averla guardata perplessi e rimettendosela imbarazzati. Mi fanno quasi simpatia. Se la cosa fosse indifferente, ma non lo è. Denota sbadataggine e superficialità. A volte sorrido bonariamente mentre spiego il verso giusto, a volte posso essere così pesante da farmi fastidio da sola. Ma ci sono buoni motivi per indossare la mascherina chirurgica nel modo corretto, non si tratta soltanto di pedanteria. E se non si capiscono le cose semplici può essere problematico farsi intendere quando si affrontano argomentazioni più difficili.

Un articolo comparso lo scorso anno sul New York Times già evidenziava come fosse diffuso in America l'uso della mascherina chirurgica messa al contrario. In effetti scopro che le istruzioni non si trovano da nessuna parte e che le confezioni di questi dispositivi di protezione usa e getta non contengono indicazioni chiare.

Inoltre, sembra che le cuciture dei cordini possano trarre in inganno, inducendo a indossare la mascherina al contrario. Tuttavia, nel modo in cui sono disposti i tre strati di cui sono costituite appare evidente che la parte colorata debba essere rivolta verso l'esterno. Lo strato esterno colorato è trattato con sostanze idrorepellenti, quello centrale per filtrare le particelle virali e i batteri, quello interno bianco è in grado di assorbire l'umidità che produciamo respirando, tossendo e parlando.

Intervistato dal New York Times, un responsabile di Primed – uno dei più grandi produttori di mascherine chirurgiche negli Stati Uniti – ha spiegato che lo strato idrorepellente ha lo scopo di ridurre il rischio che le piccole gocce di saliva (droplet) emesse da una persona con cui ad esempio stiamo parlando si depositino sulla nostra mascherina, riuscendo poi a raggiungere gli altri strati interni. La parte azzurra esterna serve quindi a questo scopo e contribuisce a far aumentare la durata della mascherina usa e getta che non dovrebbe comunque essere indossata per più di 3-4 ore.

Lo strato più interno è invece assorbente perché rimane a contatto con la bocca e le mucose del naso. Ha lo scopo – ha precisato l'esperto americano – di assorbire i droplet in modo che non passino attraverso gli altri strati e si diffondano nell'ambiente circostante. Per questo motivo, complice il vapore acqueo che si accumula con la respirazione, le mascherine tendono ad inumidirsi con il passare delle ore.

Alcuni produttori poi incollano o cuciono i cordini da infilare dietro alle orecchie sullo strato esterno, quello azzurro o colorato, mentre altri su quello interno (bianco). Questa differenza può portare a fare confusione al momento di indossare la mascherina, perché per molti è controintuitivo che debba essere usata con le cuciture visibili verso l'esterno. Le cuciture sono verso l'esterno perché contribuiscono a mantenere più aderente alla faccia lo strato interno, esercitando una maggiore pressione ai quattro angoli. Secondo molti produttori la presenza del colore azzurro risulta essere comunque sufficiente per indicare il corretto uso con cui indossarle, senza ulteriori precisazioni.

Dai risultati di una ricerca condotta dalla società americana Smart Air, specializzata in filtri d'aria, per verificare se ci fosse una netta differenza nell'indossare una mascherina dal lato giusto o al contrario, risulta che tale differenza non è molto marcata ma che comunque l'impiego del verso giusto è sempre raccomandabile sia per ragioni di sicurezza che di comfort grazie allo strato assorbente nella parte interna.

Da una indagine dei mass media americani risulta inoltre che la confusione sul corretto impiego delle mascherine è stata in gran parte generata dai social network, perché con affermazioni prive di fondamento scientifico decine di migliaia di persone hanno condiviso post nei quali si sostiene che, contro il coronavirus, le mascherine chirurgiche siano più efficaci se indossate al contrario. Il tema del verso giusto per indossare la mascherina si è inserito negli Stati Uniti nel più ampio confronto sui tanti che si rifiutano di indossarla sostenendo che l'obbligo di farlo violi i loro diritti costituzionali.

La controinformazione non ha trascurato nemmeno il verso di una cosa semplice come la mascherina chirurgica, da sempre usata in ambienti sanitari e vista nei film e nelle serie televisive. Forse quei post americani sono stati letti e condivisi anche in Italia. Forse non si tratta soltanto di trascuratezza e leggerezza.

Non è soltanto una mascherina. Dietro al suo uso corretto e al modo di indossarla ci sta la comprensione di tutto il problema. Ci sta la consapevolezza del rischio. Non ci si nasconde dietro una mascherina e non è un bavaglio. Una mascherina può essere quello che fa la differenza in una pandemia, con buona pace di quelli a cui la faccenda sembra ancora incomprensibile o esagerata.

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