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COVID-19

Eurispes: il 25% degli italiani crede al complotto Covid

di Redazione Roma

Un quarto degli italiani ritiene che il virus non sia stato una casualità ma che dietro ci sia la mano di qualcuno: in quasi un terzo dei casi (31,4%) viene indicata la Cina, un altro 27,3% attribuisce la responsabilità ai poteri forti globali, un 12,1% alle multinazionali farmaceutiche. Il 55,8% degli italiani non approva la strategia nazionale della gestione della pandemia, contro il 44,1% di giudizi positivi. Capitolo restrizioni anti-Covid: un terzo degli intervistati si è sentito limitato e il 62% è chiuso a nuovi divieti, gran parte si percepisce più instabile, demotivato e ansioso. È quanto emerge dal Rapporto Italia 2022 di Eurispes, che contiene anche l’esito di un sondaggio con il quale l’istituto di ricerca ha inteso indagare le posizioni della popolazione italiana sulla pandemia.

Pandemia da Covid-19: complottista 1 italiano su 4. I dati Eurispes

La convinzione è che la pandemia non sia una casualità, viene puntato il dito contro il governo cinese, i poteri forti globali e le multinazionali farmaceutiche.

C’è chi crede che la pandemia non sia scoppiata per caso e chi è convinto che sia il risultato di un piano per ridurre la popolazione mondiale. C’è chi pensa che il Covid sia solo una casualità e chi invece ritiene sia stato creato in laboratorio e sfuggito al controllo.

È quanto emerge dal 34esimo “Rapporto Italia” dell’Eurispes. Poco meno della metà degli italiani (46,6%) riconosce di non avere idea di come sia nata la pandemia. Poco più di un intervistato su 4 (25,7%) è convinto che ci sia dietro qualcuno, mentre per il 22,9% è stato solamente un caso. Un più circoscritto 4,8% afferma, prescindendo da ogni evidenza scientifica, che il Covid non esiste.

Ipotesi sulla genesi del virus

Tra coloro che non ritengono che la pandemia derivi solo da una casualità (il 25,7%), il 42,1% considera che il virus sia stato creato in laboratorio e poi sfuggito dal controllo, il 25,7% pensa invece che sia stato creato all’interno di un laboratorio e quindi diffuso volontariamente nel mondo.

Per un 15,4% ci si sarebbe resi conto con eccessivo ritardo dell’esistenza del virus e non si è stati capaci di bloccarlo; per l’11,3% il virus è un normale virus influenzale ma è stato utilizzato per altri obiettivi. Nell’indicare un responsabile, la convinzione è che la pandemia non sia una casualità: in quasi un terzo dei casi (31,4%) viene puntato l’indice contro il governo cinese; un altro 27,3% assegna la responsabilità ai poteri forti globali, un 12,1% alle multinazionali farmaceutiche.

Presunto obiettivo della diffusione dell’infezione

Ai cittadini che ritengono che la pandemia non sia scoppiata casualmente è stato chiesto anche quale sia, a loro pensiero, l’intento per cui è stata creata. Fare enormi profitti risulta l’obiettivo più citato (29,3%). A seguire: controllare meglio le persone (20,1%) e indebolire le democrazie (18,4%).

Percentuali tutt’altro che irrisorie anche per ridurre la popolazione mondiale (14,7%), creare un clima di paura (10%), consolidare il potere delle elite internazionali (9,2%). Infine, con percentuali meno marcate, per nascondere altri problemi gravissimi (7%) e giustificare l’intervento dello Stato in economia (6%).

Gestione della pandemia in Italia

Prevale una considerazione negativa in merito alla gestione della pandemia da parte dello Stato italiano: il 55,8% non approva la strategia messa in campo, contro il 44,1% di giudizi positivi.

I cittadini offrono un giudizio negativo anche sulla qualità dell’informazione sulla pandemia (parliamo sempre a livello nazionale): il 68,5% è critico, a fronte di un 31,5% invece soddisfatto.

Coronavirus, le misure adottate dal Governo

Italiani non più disposti a limitare la propria libertà. La netta maggioranza dei cittadini ha avvertito, dall’inizio della pandemia, limitazioni della propria libertà personale. Oltre un terzo (35,6%) dichiara di essersi sentito limitato sia per la situazione sanitaria sia per le scelte governative, il 29% per i rischi legati al Covid-19, il 19,1% solamente a causa delle scelte del Governo.

Solo il 16,3% degli italiani non ha mai ravvisato tale disagio. Agli intervistati è stato poi domandato se, in caso di necessità, sarebbero disposti ad un’ulteriore limitazione della propria libertà individuale: il 38% si dice disposto, se necessario (il 29,5% abbastanza, l'8,5% molto), ma un più corposo 62% manifesta un atteggiamento di chiusura (il 39,3% è poco disposto, il 22,7% per nulla).

Prima e dopo l’emergenza pandemica

In mezzo un evento che ha sconvolto la vita di tutti sussiste, inevitabilmente, un prima e un dopo. Si evince anche dal fatto che la pandemia ha inciso pure sul modo di essere delle persone: la maggioranza dei cittadini, secondo il sondaggio di Eurispes, afferma di essersi sentita di umore più instabile (58,4%), demotivata (57,3%), ansiosa (53,3%) dall’inizio della pandemia. Il 42,9% riferisce di essersi sentito più depresso.

E ancora, i giovani si sono sentiti depressi dall’inizio della pandemia con frequenza maggiore rispetto agli adulti e, ancor più, agli anziani. Tra i ragazzi dai 18 ai 24 anni lo riferisce oltre la metà (53,9%) e tra i 25 ed i 34 anni il 47,4%; la percentuale scende al 43,7% dai 35 ai 44 anni, al 42% dai 45 ai 64 anni, fino al valore più basso dai 65 anni in su (37,8%). La medesima tendenza si osserva indagando il senso di demotivazione: ammette di averlo sperimentato maggiormente con la pandemia il 68,5% dei giovanissimi, a fronte del 48,5% dei più maturi.

Coronavirus tra scienza e coscienza

Inutile girarci attorno, la domanda è inevitabile: i cittadini credono ancora nella scienza? Solo il 17,6% del campione ha visto diminuire la propria fede nella scienza, mentre per la maggioranza è restata invariata (61,9%) e per uno su 5 (20,4%) è aumentata. Senza dimenticare che l’emergenza sanitaria e le preoccupazioni legate alla salute turbano il 14,3% dei cittadini e il 7,4% teme l’eventualità di ammalarsi.

Giornalista

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