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COVID-19

No Green pass vestiti da deportati, infermiera guida corteo

di Redazione Roma

Rischia di essere denunciata dall’Aou di Novara l’infermiera promotrice della manifestazione, Giusy Maria Pace, che ha guidato i no Green pass vestiti da deportati vittime di lager nazisti. E mentre la donna è stata sospesa dal suo sindacato, Fsi-Usae, le Federazioni nazionali degli Ordini delle professioni sanitarie condannano di concerto, con forza, atti del genere: Condotte di questo tipo minano l’autorevolezza e l’immagine dell’intera comunità professionale.

Sospesa dal sindacato, l'infermiera rischia la denuncia da parte dell'AOU

I no-green pass di Novara hanno sfilato travestiti da internati dei lager. A guidarli, un'infermiera

Non intendevamo accostarci agli ebrei, ma più in generale ai deportati. Perché noi siamo una minoranza.

Si difende così e parla di fraintendimento Giuseppa Maria Pace (detta Giusy), tra le organizzatrici del corteo no Green pass di Novara, dove un gruppo di persone ha sfilato indossando pettorine a strisce verticali bianche e grigie e numeri di identificazione attaccati. Alcune di loro erano “aggrappate” a una corda che rammentava il filo spinato. Una vergogna intollerabile, ammonisce Noemi Di Segni, presidente dell’Ucei, l’Unione delle comunità ebraiche italiane.

Mentre Pace, di professione infermiera, adesso rischia una denuncia dall’ospedale in cui lavora. E intervistata da Repubblica, non ci sta che il corteo nel quale si è osservato l’indegno parallelismo con la Shoah – corteo di cui sarebbe stata tra le promotrici – venga associato alla parola “concentramento”. Un termine che accetta solo nel senso di concentrazione. Noi ci siamo concentrati all’interno di uno spazio, per manifestare il nostro dissenso. Di più. Non volevamo accostarci agli ebrei né paragonarci ad Auschwitz – precisa –, se avessi voluto scegliere un campo avrei scelto Dachau in cui c’erano i politici, tutte le minoranze. E il filo spinato? È una protezione. Per noi aveva solo quel significato.

Parole, queste pronunciate dall’infermiera – vaccinata ma contraria alla certificazione verde poiché andrebbe, a suo dire, contro la libertà di scelta – che non sono affatto piaciute all’azienda ospedaliera di Novara, pronta a denunciarla. Nel comportamento della nostra dipendente, tra l’altro stigmatizzato anche dal suo sindacato di riferimento, rileviamo un grave danno d’immagine nei confronti dell’Aou. Valuteremo nei prossimi giorni se e quali provvedimenti adottare, ha affermato il direttore generale dell’azienda ospedaliero-universitaria Maggiore di Novara, Gianfranco Zulian.

Pur rispettando il diritto di chiunque di manifestare – ha continuato – non possiamo non rilevare i contenuti vergognosi e indegni di una società civile quale la nostra. Paragonare le norme sul Green pass ai campi di sterminio è un abominio che attesta anche l’assoluta mancanza di conoscenza di quel tremendo periodo storico.

In un passaggio del suo intervento, Zulian ha chiamato in causa il sindacato di riferimento dell’infermiera, ovvero Fsi-Usae. Che le ha revocato tutte le cariche, prendendo le distanze da questi comportamenti che non possono essere in alcua maniera giustificati a prescindere dalle ragioni che vi stanno alla base, ha affermato il segretario generale, Adamo Bonazzi. La nostra federazione – ha proseguito – si è espressa con chiarezza in merito alla questione vaccinale ribadendo la propria linea a governo e parlamento con atti ufficiali; a nessuno dei dirigenti che la rappresenta Fsi-Usae può consentire, né ora ne mai, di gettare nel cestino la linea politico-sindacale della federazione e agire a titolo personale nel mentre si fregia degli incarichi del sindacato.

Sul caso sono intervenuti anche il Consiglio direttivo e la Commissione d’albo infermieri dell’Opi di Novara e Verbano-Cusio-Ossola, che attraverso la pagina Facebook dell’Ordine hanno dichiarato: Pur riconoscendo il legittimo diritto di manifestare, si ribadisce con forza il proprio sdegno verso certe forme di protesta violente e offensive della memoria, che nulla hanno in comune con la professione infermieristica, con la tutela della salute pubblica e, con il dolore e la sofferenza patita da milioni di persone che hanno subito la più grande ingiustizia della storia dell'umanità.

Al contempo hanno espresso forte condanna – non solo su questo caso ma su tutti quelli attinenti – le Federazioni nazionali degli Ordini delle professioni sanitarie e il Consiglio nazionale degli ordini degli Assistenti sociali, riuniti nel tavolo interfederativo costituito per affrontare il tema delle violazioni deontologiche da parte degli iscritti e configurate da comportamenti apertamente antiscientifici, rispetto alla pandemia da Sars-CoV-2 ed al ruolo dei vaccini antivirali, quale patrimonio culturale e valoriale condiviso.

La posizione espressa pubblicamente, in maniera condivisa, è cristallina: Condanniamo apertamente gli esercenti le professioni sanitarie e socio sanitarie che utilizzano i social media o altri canali comunicativi per divulgare ideologie antiscientifiche, intervenendo senza adeguata cognizione di causa in merito alle evidenze e ad una conoscenza oggettiva dei fenomeni di cui discute; tali atteggiamenti hanno la conseguenza di minare l’autorevolezza e l’immagine di tutta la comunità professionale e sminuiscono la credibilità professionale e istituzionale nei confronti della società civile, della politica e del sistema sanitario in generale entro cui si opera.

Da qui la necessità di agire con particolare fermezza e rigore disciplinare, qualora i comportamenti dei professionisti sanitari e socio sanitari risultino non in linea con i codici etici e deontologici delle rispettive professioni sanitarie. Chiaro che la sfilata dei no Green pass vestiti da deportati ha suscitato particolare clamore. E sul caso-Novara è intervenuto anche il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, parlando di carnevalata vergognosa. Mentre contro il Covid abbiamo trovato un vaccino, contro l’ignoranza il percorso è ancora lungo.

Allo stesso modo il sindaco della città, Alessandro Canelli, non ammette giustificazioni: Paragonare una posizione ideologica relativa a un vaccino e ad un Green pass alla pagina più tragica della nostra storia e a persone che sono state deportate, umiliate, torturate, annientate psicologicamente e assassinate è a dir poco vergognoso.

Giornalista

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