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Nursing Up: 5mila infermieri attivi in meno nel 2020

di Redazione Roma

Il personale sanitario è diminuito laddove le forze dovevano triplicare per fronteggiare il Covid, spiega il presidente nazionale, Antonio De Palma. Lo scorso anno, infatti, gli infermieri attivi sono passati da 367.684 a 362.061. Dove sono le tanto decantate assunzioni?, si domanda il sindacato degli infermieri.

De Palma: che fine hanno fatto le assunzioni sbandierate dal Governo?

Enfatizzate le 16.570 assunzioni di nuovi infermieri nell’autunno del 2020, mentre i dati Istat asseriscono con fermezza i report sui quali si basano le nostre denunce. Ovvero: 5.623 infermieri attivi in meno in Italia tra la prima e la seconda metà della pandemia. Dunque, continua a chiedersi il Nursing Up – attraverso il suo presidente nazionale, Antonio De Palma – cosa è accaduto realmente?.

E ancora: Quali sono le ragioni di questi dati?, quelli appunto inerenti l’indagine sulla “Forza lavoro” del 2020. Alcuni giorni fa, infatti, un articolo di Italia Oggi (“Con la pandemia, meno medici e infermieri”) riportava: L’Istituto nazionale di statistica, dopo lunghe insistenze del nostro lettore, ha comunicato che nel 2020, anno della pandemia, i medici attivi sono diminuiti di 3.257 unità, passando da 241.945 a 238.688. La riduzione ha riguardato sia i medici generici (meno 1.480 unità) sia i medici specialisti (meno 1.777 unità). Ancora più accentuato è stato il fenomeno tra gli infermieri attivi, diminuiti di 5.623 unità, passando da 367.684 a 362.061.

Da qui l’interrogativo, da parte del sindacato degli infermieri: Come è possibile che a fronte di 16.570 nuovi infermieri a contratto, inseriti nel nostro Servizio sanitario nazionale dallo scorso autunno, abbiamo fatto registrare un sensibile calo di personale sanitario?. Ci si chiede, dunque, dove siano finite le nuove assunzioni attivate durante l’emergenza, che il governo – da parte sua – aveva più volte evidenziato.

Questioni sulle quali il Nursing Up cerca di fare chiarezza, prendendo il là da una considerazione: Come noto, quando l’Istat parla di forza lavoro attiva, menziona quelle categorie sia di liberi professionisti sia di dipendenti, nel caso degli infermieri, che hanno svolto, nell’arco del periodo dell’indagine, un minimo di funzioni regolarmente retribuite. I numeri non possono essere fuorvianti, peraltro Istat e Fnopi , nelle cifre, sono sulla stessa lunghezza d’onda – prosegue la nota a firma di De Palma – 384mila sono le unità di infermieri considerati attivi, oggi, rispetto a circa 445mila iscritti all’ordine e ai circa 270mila dipendenti del Ssn. Con il Covid che ha peggiorato drasticamente le già difficili carenze strutturali che l’Italia si porta dietro da anni.

Siamo partiti da oltre 60mila infermieri mancanti all’appello negli ospedali e che, quando abbiamo toccato l’apice dell’emergenza, siamo arrivati (lo confermano le nostre indagini) anche a 85mila unità in meno, incalza il Nursing Up. Certo, resta la domanda sul perché informazioni divulgate dalla stampa specializzata non erano contenute nei report Istat “Forza Lavoro 2020” ma vengono fuori soltanto ora.

Ciononostante (andremo fino in fondo) il dato negativo di infermieri attivi rimanda a considerazioni che sono tutt’altro che retoriche: Un infermiere che per carenze strutturali così pesanti rispetto a un virus tanto aggressivo, si ammala sul campo e non può, in determinati casi, tornare sul posto di lavoro, va degnamente sostituto per tempo. E questo è mancato. Così tutto comincia ad assumere un senso: pochi infermieri costretti a combattere al fronte, scarse possibilità di ricambi, turni massacranti, presidi di sicurezza carenti, ospedali vetusti, disorganizzazione. Una sorta di puzzle con i singoli pezzi al posto sbagliato sul quale noi abbiamo posto l’attenzione e continueremo a farlo, conclude il sindacato.

Giornalista

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